Fra duecento anni ci prenderanno per il culo. Penseranno a noi, rinchiusi in stanze troppo piccole per contenere tutti, illuminati da luci colorate, che ci dimeniamo goffamente al ritmo del frastuono proveniente dalla postazione di quell'individuo che chiamiamo "deejay".
Nessuno si diverte veramente in discoteca: i più fingono di spassarsela, anche se avrebbero voglia di levarsi dai coglioni, buttarsi sul divanetto vicino all'entrata e non fare più niente. Lo capisci guardando la faccia del vocalist, quella della barista, del buttafuori, dei poveretti in coda per il cesso o di chiunque altro. E' per questo che la gente ordina 3 Negroni consecutivi o si spacca il cervello di LSD: un posto del genere è sopportabile solo se non si capisce più un cavolo. E' stato scientificamente dimostrato (da me) che sopravvivere in discoteca per più di mezz'ora senza aver ingerito almeno mezzo litro di alcool è impossibile.
Il giovane del ventunesimo secolo va a ballare attorno alle 24.00, anche se dipende dal locale e dalla stagione. Le ragazze si agghindano eleganti per sembrare più grandi della loro età, ignorando che fra pochi anni faranno l'esatto contrario. I ragazzi passano ore davanti allo specchio per provare a sembrare più pirla di quello che sono solitamente. Potrebbe sembrare impresa ardua ma incredibilmente ci riescono, sovente ricorrendo a chili di gel o ad una maglietta di Fabrizio Corona.
I problemi iniziano di fronte al locale, dove troviamo un ominide pagato per spiegare dove lasciare l'auto. Chiunque sarebbe in grado di parcheggiare tranquillamente e senza problemi, ma purtroppo è necessario sopportare questo individuo che obbliga a sostare dove vuole lui, anche se lo spazio che ha scelto è sufficiente al massimo per una Vespa 50. Inutile provare a spiegargli la situazione: non capirà e nella migliore delle ipotesi si limiterà ad insultare in qualche strano idioma. Molto meglio sacrificare una fiancata della macchina.
Dopo la lite col parcheggiatore, è il momento della lite con il buttafuori: la discoteca è ancora semi-vuota, ma, inspiegabilmente, c'è la fila. E' uno squallido trucco per far credere che il locale sia pieno di gente, e per far sentire figo chi riesce ad entrare.
Il gorilla all'ingresso lascia passare fra le 4 e le 5 persone per volta, per cui diversi gruppi vengono divisi fra chi può entrare subito, e chi dopo mezz'ora. Alcuni temerari provano a farlo notare, ma immediatamente vengono guardati con una tale cattiveria che i poveretti vedono tutta la vita passargli davanti.
Non è raro che dopo secoli di attesa al freddo e al gelo, rampanti discotecari non vengano fatti entrare. Le scuse più frequenti sono:
- non hai le scarpe adatte;
- sei troppo giovane;
- sei troppo vecchio;
- non hai i pantaloni neri.
Una persona normale non tornerebbe mai in un posto del genere, ma la maggior parte, incredibilmente, si presenta anche il week-end successivo, implorando di lasciarli passare almeno stavolta. Prima o poi qualcuno dovrà avvertirli che il resto del mondo è pieno di locali in cui divertirsi e in cui a nessuno interessa che scarpe indossi.
Una volta dentro, il giovane si muove a branchi, perchè se non si è circondati da almeno una dozzina di persone, si passa da coglioni.
Il maschio si avvicina alla femmina emettendo grugniti e ragli non meglio identificati. La femmina reagisce fingendo una colica renale pur di darsela a gambe, oppure dando vita a strani balli assieme all'individuo di sesso opposto per dimostrargli interesse.
Attorno alle 2, il deejay cambia Cd: si passa dalla musica house/tecno/elettro-mix/budello-di-tu-mà, a canzoni ascritte al genere "revival". Si possono udire brani di Raffaella Carrà, Adriano Pappalardo o Loretta Goggi, solitamente in grado di far passare la voglia di vivere a chiunque, ma non al giovane da discoteca, che anzi manifesta un entusiasmo del tutto ingiustificato e ingiustificabile.
A fine serata, ci si ferma a prendere un panino. Nessuno ha fame, anzi lo stomaco è in subbuglio per colpa dei litri e litri di schifezze ingerite, ma la piadina dopo la discoteca va di moda, per cui non sono ammesse obiezioni. La totale incapacità di questi individui di porsi domande è talmente nota che uno squallido panino viene venduto a cifre comprese fra i 5 e i 6 euro: ci sarebbero gli estremi per accusare il commerciante di circonvenzione di incapace.
Finito lo spuntino, i ragazzi ruttano, le ragazze pensano che quello è il suono più vicino alle parole "Ti amo" che abbiano sentito pronunciare dal loro uomo, dunque si commuovono.
La serata può dirsi finalmente conclusa, anche per stavolta 100 euro se ne sono andati.