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Gli stranieri che ci rUbeno il lavoro...
Tutto ciò premesso, si conviene quanto segue.
Vedrò di essere breve.
Nacqui tempo fa, studiai, maturai, fui genio incompreso, militante della rivoluzione fantasma, non troppo giovane per essere in coscienza durante il ritorno dei Savoia ma un po’ acerbo per quello dello Jedi. Fui tifoso della Juventus, ma al contempo grande fan di Dario Hubner. Andatevelo a cercare chi era.
Un giorno poi, diedi una svolta alla mia vita; decisi di buttare la sciarpa che utilizzavo nei centri sociali al posto della kefia, assistetti in maniera più consapevole ad una proiezione dell’epiodio VI di Star Wars e firmai un contratto a progetto. Per quanto riguarda i Savoia, non ho ancora preso una posizione ufficiale ma, in generale, gli ex-monarchi e i puttanieri non rientrano tra i miei idoli.
Il “progetto” di cui si parlava nel contratto, si riferiva al fatto di rispondere al telefono in maniera cortese alla sottoposizione di un qualsivoglia problema da parte di una qualsivoglia persona.
Fui pervaso dalla soddisfazione quando decisero di investirmi di cotanto incarico, io, secondo loro, ero in grado di risolvere un “qualsivoglia problema”, io, assunto ad umana macchina di Turing, io, sibilla incuffiettata, io, lavoratore precario.
Era proprio un bel contratto quello, c’era il punto uno, il punto due, si fermava al punto ventotto. Non era un contratto bisestile.
C’era proprio tutto quello che dovevo sapere su quel contratto, l’orario, il compenso( ben sei virgola trentasette euro lordi all’ora; potevo, dunque, sorbire un cappuccino-lordo, si intende-, accompagnarlo con cornetto e comprarmi una busta di “Gormiti” ogni ora! E mi rimaneva anche un euro…anche se non sono sicuro che mi piacciano i cappuccini lordi).
Il contratto, era inoltre comprensivo di installazione cetriolo in cavità anale del contraente, tutto compreso, facevano tutto loro. Io dovevo solo risolvere un qualsivoglia problema sottoposto da una qualsivoglia persona probabilmente incazzata nera e, se tanto mi da tanto, lorda; fatto questo, eran pezzi da 5 euro che fioccavano.
Poi successe che uscii a godermi l’addio al disoccupantato, tornai a casa, buttai la spazzatura.
-Mamma - è cosi che chiamo la mia genitrice. Retaggi del mio passato da genio incompreso – Che fine ha fatto il mio contratto?
Si, abito ancora con i miei; non pensate che non possa permettermi di andare a vivere da solo, ma è che l’umidità mi uccide e i sottoponti ne sono pervasi. In più, subire le angherie dei nazifascisti di quartiere rischierebbe di compromettere i miei rapporti con il nucleo operativo di zona; e fanno dei gran cappuccini nel bar del nucleo operativo di zona; ora non saran lordi, ma sono dei gran cappuccini.
-Quale contratto?- rispose la matriarca.
Insomma, vi risparmio il tric e trac; il contratto era finito nella busta che gettai, tra le altre immondezze e la mia vecchia sciarpa da centro sociale.
Corsi affannandomi, dunque, corsi fino all’immondezaio ove depositai il suddetto sacchetto ed esso, supinamente, ristette.
Ivi trovai uno zingarello, o zingaraccio, o arf#g§h$tsioliammezzerei tuttibruttibastarditrfçd!, che rovistava fiducioso tra quelle immondezze. Al collo la mia sciarpa, in tasca il mio contratto.
-Oé! Ridammi la mia roba!
Lo zingaro mi rispose in zingarese, ovvero emise quei suoni gutturali che servano a nient’altro se non a fare incazzare l’interlocutore e, secondo alcuni esempi massimi di saggezza senile alberganti nel bar sotto casa mia, a rubare, stuprare e rovinare l’Italia.
-La sciarpa! Devi ridarmi la sciarpa! Quella è roba mia!
-L’ho trovata nel secchione, non è tua!
Nota bene: in corsivo le parti da leggere con accento zingaresco, ovvero con la stessa intonazione che avreste se affrontaste la traversata Napoli- Ponza in piedi, sul ponte del catamarano dopo aver fatto colazione con del latte in polvere, non diluito.
Cercando di non venir meno alla promessa di cui sopra, riassumerò il discorso diretto intercorso tra me e lo zingarello dicendo che io, da prima, cercai di impormi ricorrendo a tutta la mia autorevolezza, poi cercai di circuirlo, e poi lo supplicai, di contro lui, prima mi minaccio di morte, poi mi maledisse, poi mi minacciò di una morte ben più atroce, facendo riferimenti a vari ceppi del suo albero genealogico comprendenti alcuni tra i più spietati killer nonché, da quello che capii, buona parte dei luogotenenti di Sauron e altri araldi di vari eserciti delle ombre.
Il buio della mia disperazione fu presto diradato da non una, ma ben due idee geniali. Dopotutto la mia presunta capacità di risolvere un qualsivoglia problema era stata messa sottocontratto, e se qualcuno arrivava a offrirmi quasi 5 euro l’ora per le mie prestazioni, un motivo ci sarà pur stato.
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Rispondi citando
...la leggo dopo a casa 
Originariamente inviata da carmen83
