.
.
.
La prima idea consisteva nel riprendermi quel pezzo di carta, tanto surrettizio quanto amabile, ad ogni costo; se Steve Irwin ci ha lasciato una qualche eredità morale questa è proprio la legittimizzazione dell’atto violento in situazioni estreme; nonché dell’atto di gettarsi in un vasca piena di coccodrilli, con un neonato in braccio, solo per incrementare le visite nel nostro zoo di proprietà.
La seconda idea invece, riguardava il noleggio del DVD di “The Snatch”. Ma per questo c’era tempo.
Decisi dunque di sopraffare fisicamente il giovane Rom e lui, vista la mal parata, fuggi a gambe levate verso il suo accampamento; io lo segui, e superata una roulotte abbandonata con scritto sopra a caratteri cubitali “lasciate ogni speranze, nonché qualsiasi oggetto d’oro, o voi ch’intrate”, mi ritrovai nel campo nomadi.
Solo allora mi chiesi perché per un semplice pezzo di carta mi fossi spinto fino a quel punto(ho sempre grandi slanci riflessivi quando mi trovo tra copertoni abbandonati in un ambiente impregnato di puzza di piscio). Mi risposi che molta gente aveva percorso ben più strada di quanta ne avessi percorsa io inseguendo semplici rotoli di carta igienica, dunque mi rincuorai e proseguii la mia crociata.
Balzando direttamente alla conclusione, ometterò completamente la parte della ricerca della roulotte, vi basti sapere che la trovai e che, giunto di fronte ad essa, ebbi il piacere di fare la conoscenza con tre dei milioni di miliardi di cugini del giovanotto che mi sottrasse il contratto di lavoro.
Si presentarono; il primo si chiamava Nervin e nel suo abbigliamento cencioso non c’era nulla che riprendesse, almeno per tonalità, la sua dentiera d’oro; il secondo, secco e alto, disse di chiamarsi Paciotti, ma rimasi dubbioso in quanto non credo che un Paciotti indosserebbe tutta quella roba di Prada; il terzo invece era Zaok, signore del male e figlio di Artenor, un negromante che fece parlar di se durante la seconda guerra dei maghi.
I tre dopo avermi offerto una di quelle mercedes anni ’80 color “canna di fucile detenuto illegalmente” che io gentilmente rifiutai, cercarono di farmi desistere in altre maniere, dissero che potevo riprendermi la sciarpa, ma il contratto doveva restare al loro cuginetto.
Fu li che sbottai esclamando che il mio tempo non era indeterminato, e che volevo recuperare tutta la mia roba e andarmene via di li al più presto. Per la mercedes, gli avrei fatto sapere eventualmente in seguito.
Paciotti mi rispose per le rime, mi urlo contro che, se proprio me lo doveva dire, secondo lui non ero il più adatto a ricoprire quell'incarico.
Al che, mi si strinse il cuore.
Un parere tanto negativo quanto eminente(ce li avrà avuti almeno qualche migliaio di dipendenti un Paciotti) mi causo un pungente dolore intercostale, e mentre un po’ morivo dentro, fuori rovesciavo fiotti di sangue sgorganti da un nuovo, innaturale orifizio creatosi all’altezza del mio costato; sarà stata la coltellata, sarà stato che mangio troppo spesso da Mc Donald, chi può dirlo.
L’unica cosa che posso dire con certezza, è che mi ha fatto piacere raccontarvi questa storia, anche perché raccontare storie è una delle poche cose che posso fare comodamente sdraiato dentro questo sacco nero, sotto un qualche valico fluviale cittadino, con questa maledetta umidità che, come ormai sapete, mi infastidisce assai.
Ultima modifica di chaoz; 11/1/2008 alle 16:23
Bello stile,molto chiaro e scorrevole.