Cina, protesta per le stragi di cani e gatti: pronta una bozza di leggeOltre 4000 animali uccisi dalle squadre «della morte» ROMA
Continuano, ma non passano più inosservate in Cina le stragi di animali, anche quando ordinate dalle autorità per ragioni sanitarie. La soppressione di 4.000 cani e gatti per prevenire la possibile diffusione della rabbia nella provincia del Sichuan ha sollevato di nuovo le proteste dell’opinione pubblica, riporta oggi il quotidiano China Daily.
Un contadino del villaggio Baojing, nel Sichuan, è morto dopo essere stato ricoverato con i sintomi della malattia. L’uomo era stato morso qualche tempo fa da un cane. La decisione delle autorità di uccidere tutti i cani e gatti della zona con l’aiuto di squadre «della morte» ha scatenato le proteste di molti cittadini.
La stampa cinese recentemente ha dedicato molti articoli agli animali, dai 400.000 euro pagati da una signora per acquistare un cane Tibetan terrier al lussuoso cimitero per i quattro zampe a Shanghai, al proliferare di negozi con accessori alla moda. Oggi in Cina gli animali non sono più solo merce economica: compagni ideali per gli anziani abbandonati a se stessi e per generazioni di figli unici, status symbol nei salotti dei nuovi ricchi, stanno conquistando in fretta il ruolo di amici fedeli.
Eppure attualmente nel Paese, tranne che per le specie in pericolo di estinzione, non sono previste sanzioni per atti di crudeltà nei loro confronti: bruciarli vivi o bastonarli a morte sono metodi all’ordine del giorno per la lotta al randagismo o per pretese misure sanitarie, hanno spesso denunciato gli animalisti.
Dalle prime discussioni sull’argomento nel 2002 alla notizia diffusa dalla stampa ufficiale lo scorso giugno di una legge in via di definizione, i passi in materia sono stati numerosi ma poco concreti.
Potrebbe rappresentare una svolta, se sottoposta all’attenzione delle autorità nella prossima Assemblea nazionale del Popolo a marzo, la bozza di una legge per la Protezione degli animali disegnata da un gruppo di legali coordinati da un ricercatore dell’Accademia delle scienze sociali, Chang Jiwen.
Il documento, che comprende 181 clausole che vanno dalle misure di prevenzione delle malattie a quelle contro la tortura e il maltrattamento degli animali, «diffonde un nuovo concetto di welfare utile per l’armonia sociale», ha dichiarato Chang al quotidiano di Hong Kong South China Morning Post.
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