No ai preti gay, e un secco no al sacerdozio rivolto anche a tutti coloro che aspirano alla tonaca ma trovano difficile rispettare il voto di castità. La Santa Sede ribadisce la sua posizione riguardo uno dei fondamenti della dottrina cattolica, ossia la regola di ingresso nel clero applicata nei seminari.Ed esterna questa inflessibile conferma in un documento ufficiale reso noto ieri dalla Congregazione per l'Educazione Cattolica, già approvato da Papa Benedetto nel giugno scorso. Il libriccino, intitolato «Orientamenti per l'utilizzo delle competenze psicologiche nell'ammissione e nella formazione dei candidati al sacerdozio», è un vero e proprio testo di indirizzo diretto ai rettori dei seminari e ai vescovi. Uno scritto nel quale viene stabilito il divieto di entrare in seminario per chiunque manifesti «tendenze omosessuali fortemente radicate» o sia dotato di una identità sessuale «incerta». Per appurare l'esistenza di tali problematiche in chi si candida al sacerdozio, e per verificare se esse possono essere risolte, ai responsabili dei seminari il documento suggerisce di ricorrere a psicologi e a specialisti di fede cattolica.Nel caso la tendenza all'omosessualita o il rifiuto più o meno consapevole della castità venissero confermati (nonostante l'impegno, il sostegno dello psicologo o la psicoterapia), agli aspiranti preti deve essere impedito di proseguire nel percorso di consacrazione. Perché il temperamento del futuro sacerdote, proprio per la qualità dell'impegno che lo attende, non deve essere caratterizzato da «ferite psichiche» né da tratti di immaturità. Gli «Orientamenti» emessi dalla Congregazione per l'Educazione Cattolica sono molto espliciti e precisi in proposito. Tra gli impedimenti al sacerdozio annoverano infatti «forti dipendenze affettive, notevole mancanza di libertà nelle relazioni, eccessiva rigidità di carattere, mancanza di lealtà, identità sessuale incerta, tendenze omosessuali fortemente radicate». Una serie di direttive che tracciano la figura di un sacerdote che sappia essere tanto saldo nei principi e nell'animo da essere in grado di divenire il primo punto di riferimento di una comunità di fedeli.Per questo non è ritenuto sufficiente valutare se il soggetto dimostri di essere incline a una vita priva di genitalità; occorre inoltre appurare se egli sia dotato di una personalità sessuale in sè definita nonché estranea alle tendenze gay. E, rispetto alla castità, si raccomanda infine che essa non sia vissuta come «un obbligo così pesante da compromette l'equilibrio affettivo e relazionale».Il richiamo di ieri del Vaticano è in perfetta sintonia con la nota pubblicata tre anni fa sullo stesso tema. Anche nel 2005 la Santa Sede emise direttive assai rigide sul sacerdozio: si era in presenza di una crisi generata dalle denunce sui casi di preti pedofili e omosessuali, provenienti specialmente dagli Stati Uniti. (D'accordo i preti omosessuali pedofili ma i preti etero pedofili? Sono migliori? Quindi tutti i gay sono uguali,dal primo all'ultimo? la Chiesa non sa che non bisogna fare di tutta l'erba un fascio? Sono solo d'accordo per chi è incerto sul voto di castità,se la regola è quella,quella rimane,il resto...)