In 7 pagano per tutti: i dati, elaborati dalla Cgia di Mestre per L'Espresso, dicono che un ristretto numero di Regioni mantiene tutte le altre, che da sole non riuscirebbero a tenere aperti ospedali e scuole.
L'inchiesta pubblicata sul numero del settimanale in edicola da domani parte dal residuo fiscale, ovvero la differenza tra quanto lo Stato incassa dai contribuenti di ogni regione e quanto spende per loro. Solo 7 Regioni hanno un saldo positivo e sono Lombardia, Marche, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana, Lazio e Veneto.
Tutte le altre Regioni, scrive L'Espresso, "vivono in rosso", mentre il gap economico tra Nord e Sud non accenna a diminuire. Regioni come la Campania, la Sicilia o la Calabria, se venissero lasciate a se stesse come richiesto da un federalismo "intransigente", dovrebbero chiudere gli ospedali e magari anche le scuole.
Ad oggi i modelli di federalismo sono 2, uno portato avanti dal ministro Calderoli, l'altro dalla Conferenza delle regioni. Il settimanale analizza nel dettaglio il "sistema Calderoli", che sara' presentato in Cdm il 12 settembre. La proposta punta a eliminare il criterio del costo storico dei servizi nella determinazione del budget, e sostituirlo con costi standard, finanziati trattenendo in ogni Regione una parte delle tasse versate in loco. Se per l'istruzione mancano i dati regionali, una simulazione condotta dalla Regione Piemonte sulla sanita' mostra l'impatto che potrebbe accadere in questo campo. Il fabbisogno sanitario pro capite varia infatti da Regione a Regione, dai 1.382 euro della Campania ai 1.657 della Liguria. Se i costi standard si collocassero sulla media nazionale, che e' di 1.491 euro, molte regioni sarebbero costrette a tirare la cinghia.
Il problema numero uno resta quindi consentire alle Regioni piu' povere di far quadrare i conti. L'idea di Calderoli e' prendere le 3 regioni migliori e calcolare quanta parte di tasse devono trattenere per sostenere la loro spesa. Si calcola la media fra le 3 e chi riesce a spendere meno versa il resto in un fondo perequativo che verra' ripartito fra chi spende di piu'. Le 3 regioni migliori sarebbero dunque Lombardia, Emilia Romagna e Lazio, pero' l'aliquota media (il 5,3%) sarebbe minore di quella necessaria a Lombardia e Lazio per sostenere autonomamente la propria spesa sanitaria. Quindi la Lombardia resterebbe l'unica Regione a contribuire al fondo (in cui lo Stato dovrebbe mettere 11 mld l'anno) mentre tutte le altre andrebbero a debito e dovrebbero chiedere continuamente fondi per pagare medici e infermieri