Incidenti e oasi devastata:
rivolta contro il rave sul Po
La protesta degli ambientalisti: distrutto il lavoro di anni
In attesa del rave GUASTALLA (Reggio Emilia) — Era nato male. È finito peggio. Alle polemiche che già montavano attorno al rave party che tra sabato e ieri notte ha trasformato gli argini del Po di Guastalla in un'isola non autorizzata dello sballo, con annessa deturpazione ambientale, ora si è aggiunto anche un morto. Cinque ragazzi di Torino, reduci dalla lunga notte del raduno, si sono scontrati frontalmente con lo scooter di Juri Benassi, 28 anni, uccidendolo sul colpo. Il gruppo aveva lasciato da poco l'area golenale di Guastalla, il paesone della Bassa reggiana invaso dal popolo delle treccine e dei tatuaggi. Il tasso alcolico del guidatore pare fosse nella norma, ma altri esami sono in corso per verificare la presenza di eventuali sostanze stupefacenti. Sta invece meglio un ragazzo trentino, crollato a terra privo di conoscenza nel corso del raduno e ricoverato in ospedale.
Basta e avanza perché «il rave del Po» diventi un caso. Il morto, ovviamente, complica tutto. Ma gli ingredienti c'erano già. Fioccano le denunce. «Qualcuno dovrà rispondere di ciò che è avvenuto» tuona ora il vicesindaco di Guastalla, Paolo Gozzi. Perché nessuno sapeva dell'arrivo di quei 4-5 mila ragazzi che, provenienti da mezza Europa, hanno preso possesso per un intero weekend della golena del Po, una delle oasi naturalistiche più importanti dell'Emilia-Romagna, facendone teatro di sballo e lasciando dietro di sé, parole degli ambientalisti, «sporcizia e distruzione». Nulla sapevano gli amministratori di Guastalla. E pure alla Prefettura di Reggio Emilia sono stati colti alla sprovvista. «Ci siamo accorti della cosa — continua Gozzi — sabato mattina, quando sono arrivati i primi camper». Ma ormai era troppo tardi. «Impossibile fermarli». Il vicesindaco ci ha provato, emanando un'ordinanza di sgombero. «Ma in Prefettura — racconta — ci hanno detto che sarebbe stato troppo rischioso tentare un'evacuazione, c'era il pericolo di scontri e comunque non c'erano gli uomini sufficienti».
E così hanno vinto gli abusivi. L'area golenale, che dista nemmeno 700 metri dal municipio di Guastalla, è stata di fatto espropriata dai 5 mila. Che hanno ballato, bevuto e fumato tutta la notte. Guardati a vista dalle forze dell'ordine. Guardati con curiosità dai guastallesi, abituati ai silenzi del Po. Guardati con terrore dagli ambientalisti della cooperativa «Eden», che da 21 anni spendono il loro impegno volontario per il recupero di un ecosistema unico in Italia e che rientra tra i siti d'interesse comunitario. Ora ci saranno indagini. «C'è da capire — spiegano gli investigatori — chi ha organizzato il raduno e come mai nessuno sapesse nulla». La prima ipotesi è che il rave party fosse stato inizialmente fissato nel Piacentino e che, saltato all'ultimo momento, sia stato spostato a Guastalla.
C'è anche chi dice che c'era un'altra festa nel Lodigiano e che sia stato deciso di farne una sola, in formato extralarge. Di sicuro, erano ben informati gli invitati. Alcuni dei ragazzi hanno ammesso «di sapere del raduno da mesi». Sono stati identificati e interrogati. Il vicesindaco Gozzi non sa darsi una spiegazione: «Ci deve pur essere un modo per anticipare eventi di queste dimensioni. Ciò che più mi addolora è non essere riuscito a tutelare i miei concittadini e non aver potuto evitare la violazione di proprietà private». Con il morale sotto i tacchi anche il presidente della coop «Eden», Emilio Maestri che, dopo essersi aggirato «tra escrementi e rifiuti», traccia il seguente bilancio: «Animali messi in fuga, piante rovinate: in fumo il lavoro di anni». Poi la notizia del morto. E non c'è più niente da dire.