Niente da fare, è passata la direttiva europea per le politiche di rimpatrio. Non è un caso che essa abbia suscitato l’opposizione di ong, network che si occupano di diritti dei migranti, organizzazioni sindacali ecc, considerando che viola le norme sui diritti umani.
La direttiva rimpatri, anzi, meglio, la direttiva della vergogna prevede:
- Detenzione nei cpt fino a 18 mesi
- Divieto di re-ingresso di 5 anni per gli espulsi
- Rimpatrio e detenzione per minori non accompagnati
- Deportazione dei migranti in paesi di transito come la Libia, definendola rimpatrio.
Certo, al di là del segnale demagogico volto a rassicurare i cittadini, c’è una ragione un po’ più venale: la disposizione immediata di 700 milioni di Euro.
Il paradosso?
Il Parlamento che ha votato la direttiva è lo stesso parlamento che
- Ha criticato i paesi dell’UE per le condizioni di accoglienza dei migranti nei centri di detenzione amministrativa
- Ha condannato l’Italia perché la Libia, come paese di transito, non garantisce i diritti dei migranti
- Ha commissionato uno studio sui cpt, che sono risultati inumani e degradanti.
Un applauso, davvero. Un applauso anche al PD che si è astenuto, e ai socialisti spagnoli e tedeschi che hanno appoggiato la direttiva, obbedendo alle loro capitali piuttosto che al gruppo politico cui appartengono.