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Mafia e Stato

  1. #41
    Ghajarya Annie Lennox
    Donna 147 anni
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    Fede: “La storia di Berlusconi? Mafia, mafia, mafia. Sosteneva famiglia Mangano”




    In una conversazione registrata di nascosto dal suo personal trainer, l'ex direttore del Tg4 parla dei rapporti tra il fondatore della Fininvest, Dell'Utri e Cosa nostra. E ai pm di Palermo racconta di un incontro durante il quale l'ex Cavaliere raccomandò al suo braccio destro, ora in carcere per concorso esterno, di "ricordarsi" della famiglia del mafioso all'epoca detenuto e sotto interrogatorio. ll giornalista: "Tutto falso, mie dichiarazioni manipolate"



    Quando Marcello Dell’Utri veniva a Palermo doveva ricordarsi della famiglia di Vittorio Mangano, doveva ricordarsi di “sostenerla”. In che modo e perché dovesse sostenerla è un mistero. Ma per evitare che se ne dimenticasse, Silvio Berlusconi in persona, almeno in un’occasione, si è adoperato per rammentarglielo. A raccontarlo ai pubblici ministeri di Palermo non è un mafioso pentito, e non è nemmeno un collaboratore di giustizia. L’inedito episodio arriva invece dalla viva voce di un uomo che per oltre vent’anni è stato al fianco dell’ex premier: Emilio Fede.

    L’ex direttore del Tg4 ha raccontato ai pm di un incontro tra Berlusconi e lo stesso Dell’Utri, appena arrivato a Milano dopo un soggiorno a Palermo. Ad Arcore, Fede si sta intrattenendo con l’ex premier, quando ecco che arriva Dell’Utri. “Mi alzai per allontanarmi” dice Fede interrogato da Antonino Di Matteo e Roberto Tartaglia nel maggio scorso. “Lo scambio di frasi è stato brevissimo” aggiunge. E poi spiega che Berlusconi, ancor prima di salutare l’ex senatore oggi detenuto, esordisce immediatamente con: “Hai novità? Mi raccomando ricordiamoci della sua famiglia, ricordiamoci di sostenerla”.
    La famiglia da sostenere è quella di Vittorio Mangano, il boss di Porta Nuova, l’ex stalliere di Villa San Martino, l’uomo assunto dall’amico Marcello nel 1974 per garantire la protezione della famiglia Berlusconi. Ma sostenerla come? E perché? “Chiedono riferimenti su di te” dice Marcello all’amico Silvio, sotto gli occhi di Fede. Per i magistrati i riferimento è agli interrogatori in quel momento in corso, durante i quali a Mangano, che era detenuto, veniva chiesto appunto dei rapporti con l’ex presidente di Publitalia e con Berlusconi.
    L’ex direttore del Tg4 non ha saputo collocare con certezza l’evento nel tempo: per Fede il rapido scambio di battute tra Dell’Utri e Berlusconi sarebbe di poco antecedente alla discesa in campo dell’ex cavaliere, nel 1994. Mangano però all’epoca era libero: finirà dentro soltanto dopo, ed è per questo che per i magistrati l’episodio è verosimilmente collocabile tra il 1995 e il 1996.
    Dalle parti di Arcore quello è un periodo difficile : la Lega ha da poco fatto cadere il primo governo Berlusconi, Dell’Utri è finito indagato dalla procura di Palermo per concorso esterno a Cosa Nostra, mentre Mangano viene arrestato e sbattuto nel supercarcere di Pianosa in regime di 41 bis. È lì che i pm lo interrogano, che gli “chiedono riferimenti” su Berlusconi, sul periodo passato ad Arcore. La bocca del boss di Porta Nuova, però, resta cucita. Ed è per questo che anni dopo Marcello e Silvio lo eleggeranno al rango di loro “eroe” personale.
    Perché se avesse parlato, Mangano di cose da raccontare ne avrebbe avute parecchie. Ricordi in bianco e nero, degli anni ’70, quando si trasferisce con la famiglia ad Arcore, dove ogni mattina accompagna a scuola i piccoli Marina e Piersilvio, che poi ogni pomeriggio giocano con sua figlia Cinzia, oggi detenuta a sua volta per mafia.
    Ma non solo. Perché il fil rouge che unisce l’ex cavaliere al boss di Porta Nuova non si ferma agli anni ’70. Continua anche dopo. Continua per esempio il 26 settembre del 1993, quando Giovanni Brusca legge sull’Espresso che Dell’Utri sta creando un nuovo partito: il settimanale racconta anche del vecchio lavoro da fattore di Arcore di Mangano. Una storia che Brusca non conosce. Ma che fa comodo a Cosa Nostra, in quel momento precipitata in una situazione di grave difficoltà: Riina è in carcere, la trattativa a suon di bombe con lo Stato non ha portato i risultati sperati, mentre le condizioni carcerarie per i boss detenuti sono sempre più difficili. È così che Mangano torna a Milano nel novembre del 1993 e prende un appuntamento con Dell’Utri, come risulta dalle stesse agende dell’ex senatore.
    Secondo Brusca a fare da cerniera tra Dell’Utri e Mangano sono le cooperative che gestiscono la pulizia degli uffici Fininvest: sono gestite da Antonino Currò e Natale Sartori, due messinesi amici di vecchia data del boss di Porta Nuova, che tra i loro dipendenti hanno assunto anche due delle tre figlie di Mangano. È un legame forte quello tra Sartori e Mangano: quando il boss di Porta Nuova viene arrestato, l’imprenditore messinese si precipita a Palermo. E dall’altra parte la conoscenza tra Sartori e Dell’Utri risale agli anni ’80. Sartori e Currò verranno poi processati e assolti per mafia. “Sono arrivate le arance” sarebbe, secondo Brusca, il messaggio in codice per comunicare ai piani alti di Fininvest che Mangano era a Milano, negli stessi mesi in cui secondo la procura di Palermo viene siglato il nuovo Patto Stato-mafia.
    Passa un anno e Dell’Utri finisce indagato per mafia, mentre Mangano viene arrestato: è da quel momento, che Berlusconi chiede all’amico Marcello di ricordarsi della famiglia Mangano. Di sostenerla. Come e perché non è dato sapere. Rimane solo un frammento di conversazione, ascoltato da Fede e messo a verbale vent’anni dopo, quando ai pm che indagano sulla trattativa Stato-mafia arriva la registrazione di una conversazione dalla procura di Monza. Un file realizzato con il telefonino da Gaetano Ferri, personal trainer di Fede, che nel luglio del 2012 registra una conversazione con l’ex direttore del Tg4, all’insaputa di quest’ultimo.
    Nella registrazione all’esame degli inquirenti si sente Fede che spiega alcuni passaggi dei collegamenti tra Arcore, Dell’Utri e Cosa Nostra. In un brano pare fare riferimento all’incontro Berlusconi-Dell’Utri citato nella deposizione ai pm. “Mangano era in carcere. Mi ricordo che Berlusconi arrivando… ‘hai fatto?’…’sì sì..gli ho inviato un messaggio… gli ho detto a Mangano: sempre pronto per prendere un caffè’”.
    Spiega Fede a Ferri: “C’è stato un momento in cui c’era timore e loro avevano messo Mangano attraverso Marcello” spiega Fede al suo interlocutore. Che ribatte: “Però era tutto Dell’Utri che faceva girare”. “Si, si era tutto Dell’Utri, era Dell’Utri che investiva” risponde Fede. Poi il giornalista si pone una domanda retorica con risposta annessa: “Chi può parlare? Solo Dell’Utri. E devo dire che in questo Mangano è stato un eroe: è morto per non parlare”. Aggiunge Fede: “Guarda a Berlusconi cosa gli sta mangiando. Perche’ lui e’ l’unico che sa. Ti rendi conto che ci sono 70 conti esteri, tutti che fanno riferimento a Dell’Utri?”. Quindi il giornalista fornisce al suo personal trainer la sua estrema sintesi di quarant’anni di potere economico e politico: “La vera storia della vicenda Berlusconi? Mafia, mafia, mafia, soldi, mafia”.
    “E’ tutto falso, l’ho già detto ai magistrati e ho denunciato quel truffatore per calunnia e minacce gravi”, replica Fede all’Ansa. “Lui ha manipolato le mie dichiarazioni”. In serata è intervenuto anche il legale di Marcello Dell’Utri, Giuseppe Di Peri: “In relazione alla conversazione tra Ferri e Fede, registrata dallo stesso Ferri, l’ex direttore del Tg4 chiarisce immediatamente ai pm, durante l’interrogatorio di maggio, lo spessore criminale del suo interlocutore, aduso a calunniare e a estorcere denaro”. Secondo il legale, “quel che risulta in buona sostanza dall’interrogatorio di Fede è che lo stesso abbia escluso in modo categorico di essere a conoscenza di comportamenti men che leciti da parte di Berlusconi e Dell’Utri o di sapere di conti esteri attribuiti a Dell’Utri”. E i conti all’estero di Dell’Utri? “Fede – ha spiegato il legale – ha precisato inoltre ai magistrati che la circostanza che Dell’Utri sarebbe intestatario di ben 70 conti esteri è frutto di una vera e propria manipolazione della conversazione effettuata dallo stesso Ferri”. “La registrazione – ha concluso – non è altro che un’ulteriore visibile tentativo di strumentalizzazione a fini utilitaristici”.
    La registrazione dovrà essere esaminata, ma esiste. Dal file audio emergono anche vicende più legate all’attualità: “A Samorì (Gianpiero Samorì, imprenditore modenese accreditato a un certo punto come delfino di Berlusconi, ndr) che voleva passare con Berlusconi io gli avevo dato una mano… poi è intervenuto Dell’Utri e gli faccio rivolgiti a Dell’Utri, ma stai attento perché Dell’Utri è un magna magna. Mi ha detto Samorì ‘cazzo se non avevi ragione… gli ho chiesto mettimi in lista e sai cosa mi ha chiesto: 10 milioni di euro’”.



    FONTE: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014...ngano/1068423/

  2. #42
    Ghajarya Annie Lennox
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    Camorra, richiesta di arresto per il deputato di Forza Italia Luigi Cesaro


    La richiesta della Dda di Napoli è stata inviata alla Camera dei Deputati. L'ex presidente della Provincia di Napoli è indagato in una inchiesta su presunte irregolarità nella concessione di appalti del Comune di Lusciano (Caserta) a ditte legate al clan dei Casalesi. Cuore dell'inchiesta le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Luigi Guida, che ha guidato per lungo tempo la fazione Bidognetti. Il gip: "Mortale intreccio tra camorra, politica ed imprenditoria"


    Ieri Giancarlo Galan in carcere a Opera per corruzione dopo il sì della Camera all’autorizzazione a procedere. Oggi all’Aula di Montecitorio è stata inviata un’altra richiesta di arresto per un altro deputato di Forza Italia, Luigi Cesaro. Era da tempo che gli inquirenti napoletani lo avevano messo nel mirino ma solo oggi la Dda ha spedito a Roma la documentazione con cui chiede il carcere per l’ex presidente della Provincia di Napoli, indagato in una inchiesta su presunte irregolarità nella concessione di appalti del Comune di Lusciano (Caserta) a ditte legate al clan dei Casalesi. “Lo spaccato che ne emerge – scrive il giudice per le indagini preliminari nell’ordinanza di custodia cautelare – è ancora una volta la fotografia di quel mortale intreccio tra camorra, politica ed imprenditoria che, nel caso in esame, assume una connotazione tanto peculiare che in alcuni passaggi diviene quasi difficile stabilire quale tra i tre poli indicati (tra i quali si gioca la partita) assuma l’iniziativa e tenga effettivamente in mano i ‘fili’ degli accordi”. Sull’intreccio tra criminalità e la politica il gip osserva: “L’ascesa di Cosentino (Nicola, ndr), di Cesaro e dello stesso Ferraro, ricalca, come condivisibilmente osservato dalla pubblica accusa, il medesimo cliché del conflitto di interessi tra politica ed imprenditoria e del patto illecito con la criminalità organizzata”.
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    Concorso esterno e turbativa d’asta con l’aggravante di aver agevolato la camorra. Cuore dell’inchiesta le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Luigi Guida, che ha guidato per lungo tempo la fazione Bidognetti del clan dei Casalesi. Secondo l’ipotesi accusatoria, numerosi appalti pubblici sono stati assegnati illegalmente a ditte vicine al clan, con l’estromissione forzata di imprese concorrenti. Tra gli appalti sospetti c’è quello per la costruzione di un impianto sportivo a Lusciano. Nell’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto di Napoli Giuseppe Borrelli e dai sostituti Antonello Ardituro, Giovanni Conzo, Marco Del Gaudio e Cesare Sirignano, sarebbero coinvolti ex amministratori pubblici, l’ex consigliere regionale Nicola Ferraro e due dei fratelli del deputato Cesaro. L’ordinanza, eseguita dai carabinieri del reparto operativo del Comando provinciale di Caserta, configura i reati di concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso in turbata libertà degli incanti e illecita concorrenza con violenza e minaccia aggravati dall’aver agevolato il clan dei Casalesi, fazione Bidognetti. Al parlamentare sono contestati il concorso esterno e la turbativa d’asta con l’aggravante di aver agevolato la camorra.


    Il parlamentare incontrò “capi e affiliati del clan Bidognetti”. Un “incontro” tra il Cesaro “con capi e affiliati del clan Bidognetti” per discutere delle indagini sull’appalto vinto dalla ‘Cesaro costruzioni generali’ per lavori nel comune di Lusciano, è uno degli episodi ricostruiti dai collaboratori di giustizia Gaetano Vassallo e Luigi Guida, anche il collaboratore di giustizia Diana Tammaro ha riferito in ordine al patto fra il clan e i fratelli Cesaro”. Secondo quanto emerso dalle indagini, l’impresa dei fratelli Cesaro, dopo essere stata dichiarata vincitrice della gara nel giugno del 2004, avrebbe più volte sollecitato il Comune di Lusciano minacciando anche di procedere a rivalsa di natura economica per farsi affidare l’area delle operazioni per iniziare i lavori. “I Cesaro – sostengono gli inquirenti – venuti a conoscenza dell’acquisizione documentale operata dalla polizia giudiziaria presso il Comune di Lusciano e dopo la pubblicazione di stralci delle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, hanno rinunciato all’affidamento dei lavori“. L’impresa Cesaro sarebbe stata inoltre agevolata dagli amministratori comunali per l’ottenimento di un bando relativo alla progettazione esecutiva, la costruzione e la realizzazione di un centro sportivo nel comune di Lusciano, “ai danni delle altre imprese interessate tra cui quella di un imprenditore che, successivamente, ha anche inteso collaborare con la giustizia”.
    Il pentito Vassallo sull’incontro con il boss: “Notai Cesaro e mi meravigliai”. Cesaro, secondo l’accusa, ha contribuito alla gestione criminale da parte del clan Bidognetti degli appalti banditi del comune di Lusciano. Il clan avrebbe ottenuto il 7% sull’ammontare dei lavori per il Pip, il piano di insediamenti produttivi e per la costruzione del centro sportiva Natatorio polivalente. Il clan favorito era retto da Luigi Guida, poi pentitosi. A raccontare l’incontro con i boss, il collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo: “Notai la presenza di Luigi Cesaro nell’appartamento nei pressi del ristorante ‘Cappuccetto Rosso’ in un incontro con Luigi Guida ed altri del clan Bidognetti, sono assolutamente certo che si trattava di Gigino Cesaro, tanto che lo chiamai onorevole e mi meravigliai di vederlo in quel contesto”. Luigi Guida ha poi raccontato negli interrogatori: “Oltre a quanto dichiarato, posso aggiungere che il saluto tra Vassallo e Cesaro Luigi fu molto caloroso e dunque fra persone che si conoscevano da tempo e molto bene. Del resto, facendo mente locale in questo periodo in cui ho svolto vari interrogatori, mi è venuto in mente quell’espressione utilizzata da Francesco Pezzella che faceva riferimento a San Luigi, come soggetto che ci aveva ‘fatto fare soldi’”.
    Quando Cutolo disse alla nipote: “Faceva il mio autista, mi deve tanto”. I rapporti con la criminalità organizzata sono stati sempre un “problema” per l’onorevole. Dell’avvocato Cesaro parla il boss Raffaele Cutolo intercettato in carcere a colloquio con la nipote Rosetta: “Faceva il mio autista mi deve tanto”: intercettazione che il gip Alessandra Ferrigno inserisce nelle 330 pagine del provvedimento. Il politico si è sempre difeso dicendo di essere stato assolto per non aver commesso il fatto dalla Cassazione, presieduta da Corrado Carnevale. “Cesaro – scrive il gip nella parte relativa alle esigenze cautelari – ha partecipato ad un incontro con i vertici del sodalizio bidognettiano: questo significa che ha inteso spendere in quella sede il proprio peso politico, la propria immagine pubblica; la sua presenza a quell’incontro non può avere alcuna altra plausibile spiegazione e perciò con la sua presenza ha inteso indirizzare i termini dell’accordo collusivo con la criminalità. D’altra parte se così non fosse non si vede per quale motivo un parlamentare della Repubblica Italiana si sia prestato ad un incontro del genere. Se è estraneo alle attività imprenditoriali dei fratelli (Cesaro non ha ruoli nella società, ndr) perché rischiare tanto, nel suo ruolo istituzionale. Tale dato, che in questo caso si coniuga con un permanere di ruoli istituzionali e di significativo peso politico, esprime un pericolo concreto e attuale di reiterazione di reati. D’altra parte, come annotazione ad abundantiam, il messaggio che Raffaele Cutolo intendeva trasmettergli, in epoca recente è la rappresentazione plastica di ciò che incarna Luigi Cesaro: la richiesta di un favore da una vecchia conoscenza; ma il mittente è Raffaele Cutolo ed è, anche solo simbolicamente ed in via generale, espressione di quei legami, contatti, conoscenze disinvolte e pericolose di cui si è già parlato intessute negli anni dall’indagato. Secondo Cutolo quell’avvocato di S.Antimo è una persona importantissima e certamente potrà aiutare il nipote a trovare un buon lavoro. Non appaiono necessari ulteriori commenti”.
    Quando si dimise da presidente provinciale per diventare deputato. Il nome del politico era spuntato anche in una inchiesta – in cui non risultava indagato – che faceva emergere la presunta confluenza dei voti della camorra sul suo nome. Casero era finito nella bufera mediatica anche perché un condannato per corruzione era stato inserito nel cda del Teatro Stabile. “Giggino a Purpetta”, già indagato, nell’ottobre del 2012 si era dimesso da presidente provinciale per scegliere il seggio al Parlamento. Per lui fu varata una complicata procedura di ‘decadenza’ in modo da consentire alla giunta e al consiglio provinciale di Napoli di rimanere in carica fino al 2014 con un facente funzioni.
    Cesaro: “Grande amarezza di fronte a una accusa ingiusta. La Camera “. “Grande è la mia amarezza di fronte ad un’accusa ingiusta rispetto alla quale ho più volte ribadito la mia totale estraneità. Nel contempo mi sento però sollevato perché nell’ambito di un formale procedimento avrò la possibilità di difendermi fiducioso come sempre nella capacità della magistratura di accertare la verità nel rispetto delle prerogative difensive evitando di lasciarsi irretire da facili e suggestivi teoremi.” afferma l’onorevole Cesaro, che aggiunge: “Come già anticipato, chiederò che la Camera dei Deputati autorizzi rapidamente l’esecuzione del provvedimento sia perché ritengo giusto che io venga trattato come un comune cittadino, sia perché, finalmente, potrò uscire da un incubo che mi accompagna da anni”.

    LINK: Camorra, richiesta di arresto per il deputato di Forza Italia Luigi Cesaro - Il Fatto Quotidiano

  3. #43
    Matricola FdT Kawaii
    Donna 37 anni
    Iscrizione: 15/7/2014
    Messaggi: 94
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    Quote Originariamente inviata da Annie Lennox Visualizza il messaggio
    “Grande è la mia amarezza di fronte ad un’accusa ingiusta rispetto alla quale ho più volte ribadito la mia totale estraneità. Nel contempo mi sento però sollevato perché nell’ambito di un formale procedimento avrò la possibilità di difendermi fiducioso come sempre nella capacità della magistratura di accertare la verità nel rispetto delle prerogative difensive evitando di lasciarsi irretire da facili e suggestivi teoremi.”Come già anticipato, chiederò che la Camera dei Deputati autorizzi rapidamente l’esecuzione del provvedimento sia perché ritengo giusto che io venga trattato come un comune cittadino, sia perché, finalmente, potrò uscire da un incubo che mi accompagna da anni”.
    è serio?
    perchè secondo me uscendosene con questa frase pensa di avere quale santo nel paradiso della magistratura.
    per cui andrà a finire più o meno come al solito e qualcuno gli parerà il culo.

  4. #44
    Regina dei Draghi Kalisi
    Donna 32 anni
    Iscrizione: 9/6/2014
    Messaggi: 105
    Piaciuto: 46 volte

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    La giustizia in questo paese mi lascia perplessa.... indagini su indagini e processi e alla fine si beccano sentenze da circo orfei.... mha.

  5. #45
    Mind over matter Elefantino Blu
    Uomo 34 anni da Biella
    Iscrizione: 15/5/2007
    Messaggi: 2,173
    Piaciuto: 513 volte

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    Se vi interessa a questo link trovate un video molto approfondito sulla trattativa stato-mafia dal '92 fino ai giorni nostri ( E' stato la mafia - Marco Travaglio ) NowVideo - Just watch it now!
    A Annie Lennox piace questo intervento

  6. #46
    Ghajarya Annie Lennox
    Donna 147 anni
    Iscrizione: 20/9/2010
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    Quote Originariamente inviata da Kawaii Visualizza il messaggio
    è serio?
    perchè secondo me uscendosene con questa frase pensa di avere quale santo nel paradiso della magistratura.
    per cui andrà a finire più o meno come al solito e qualcuno gli parerà il culo.
    Infatti i giudici l'hanno assolto perchè il fatto non sussiste.
    In realtà lo sanno tutti che è un galoppino della camorra, anche i magistrati.

  7. #47
    Blue Jeans
    Utente cancellato

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    Il lato peggiore dell' Italia....

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