Mediaset interessata ad acquistare La7
Mentana: se la compra me ne vado
MILANO - «Mediaset compra La7? Solo un'offerta di disturbo. Ma quando cambia l'editore è inutile gridare al lupo. Fosse Mediaset lascerei: ne bis in idem». Il direttore del Tg La7 Enrico Mentana affida a un 'tweet' il suo commento sulla manifestazione di interesse avanzata dal Biscione per la rete Telecom, per ora ancora lontana dal trasformarsi in una vera e propria offerta. E in serata dedica alla vicenda un editoriale durante l'edizione del suo telegiornale: «L'Antitrust dica se l'operazione è possibile», chiede.
L'offerta. La notizia dell'acquisto circola con insistenza: Mediaset è in campo nella gara per Telecom Italia Media. Il gruppo di Cologno Monzese - secondo quanto riferisce l'agenzia Radiocor - ha presentato una doppia manifestazione di interesse per l'acquisto degli asset della controllata Telecom: la prima riguarda l'emittente televisiva La7, la seconda - attraverso Ei Towers - l'infrastruttura per le frequenze. Mediaset, contattata, non ha commentato l'indiscrezione.
L'asta. I soggetti che stanno guardando a Telecom Italia Media nell'asta gestita da Mediobanca e Citigroup sono oltre dieci, con tre potenziali acquirenti per La7: il gruppo Cairo, Discovery Channel e, appunto, Mediaset. Per i multiplex sono in corsa EiTowers e gli spagnoli di Abertis oltre ad alcuni fondi infrastrutturali o focalizzati sui media, tra cui un investitore asiatico. Hanno presentato manifestazioni di interesse per tutta Telecom Italia Media tra gli altri il fondo di private equity Clessidra. L'asta sugli asset media del gruppo Telecom entrerà nel vivo a fine mese quando sono attese, entro il 24 settembre, le prime offerte concrete a carattere non vincolante: lì si vedrà chi dei numerosi soggetti interessati si farà concretamente avanti.
L'editoriale di Mentana. «Inutile in queste ore rivolgersi alla politica, magari chiedendo soccorso contro lo strapotere di Berlusconi, perché le leggi le fa la politica e se scopriamo che nessuna legge impedisce a Mediaset di comprare La7 allora francamente è un voto pessimo per tutti. Posto che lo si ritenga tale, posto che ritenga ingiusto che Mediaset compri La7». Questo un estratto dell'editoriale di Mentana durante l'edizione delle 20 del TgLa7.
Operazione possibile? «Che La7 sia in vendita non solo è noto, ma è stato reso ancora più chiaro dal fatto che c'è una procedura in corso in cui l'interessamento doveva essere dato sia alla televisione vera e propria sia agli impianti, ai mezzi di diffusione del segnale. A quanto pare Mediaset insieme ad altri ha fatto sapere il suo interessamento per l'acquisto di entrambi gli asset, i canali televisivi La7, La7d e Mtv e questi famosi mezzi di diffusione». Parlando di Mediaset, Mentana ha chiesto se «può una simile corazzata, un simile paradiso digitale terrestre di decine di canali volere anche questi altri canali? Perchè non sfugge a nessuno che avere anche il 7 e l'8 del telecomando oltre il 4, il 5 e 6. Forse è un pò troppo. O no? Questa è la domanda che bisogna fare ai regolatori e alle autorità garanti. Vorremmo sapere dall'Antitrust, l'autorità garante della concorrenza del mercato; vorremo saperlo dall'Autorità garante delle comunicazioni, a sua volta competente a riguardo. Se davvero si scopre che non ci sia nulla che ostacoli la possibile vendita a Mediaset, allora aspettiamo e sapremo se avrà fatto l'offerta migliore che sarà accettata da Telecom Italia».
La conferma dell'eventuale addio. Per Mentana, La 7 «è cresciuta in questi anni proprio perché è stata alternativa sia alla Rai che a Mediaset, lo sarebbe molto meno se facesse parte della galassia del più grande gruppo privato». «Mediaset - ha aggiunto - non è la Guantanamo dell'informazione, ci ho lavorato tanti anni. Tre anni e mezzo fa ho lasciato Mediaset non per mia scelta, ma per una rottura forte che riguardava proprio una divergenza su come fa informazione. Se per caso Mediaset comprasse La7 non ne faremmo uno scandalo, ma - ha concluso - per coerenza e dignità mi dimetterei dalla guida di questo telegiornale».
Fonte: Il Messaggero