Non più carte di identità o certificati elettorali per le donne musulmane che in India rifiuteranno di farsi fotografare senza il burqa o il niqab, i due tipi di velo che nascondono più o meno totalmente il volto. Lo ha deciso la Suprema Corte indiana a seguito del ricorso di un uomo musulmano contro la Commissione elettorale dello stato meridionale del Tamil Nadu che aveva sostenuto che la fotografia di chi va a votare senza velo sulla carta di identità è condizione essenziale per poter esercitare il diritto di voto, in quanto consente la certezza dell’ identificazione, altrimenti impossibile. Nel ricorso l’uomo sosteneva che la foto della moglie senza velo per i documenti ufficiali era una violazione della legge islamica in forza della quale la donna credente musulmana, dalla pubertà in poi, può mostrare il volto solo al marito e ai stretti familiari.
Ma la sentenza della Corte suprema indiana è stata inflessibile: «Se queste persone vogliono essere cosi ligie al loro credo - è il verdetto - allora rinuncino ad andare a votare e al diritto di avere una carta di identità con foto». Immediate sono scoppiate le polemiche nel mondo musulmano in India, circa 120 milioni di persone, spaccato a metà. Da una parte gli integralisti islamici, fedeli a una lettura rigida del Corano sull’obbligo delle donne a coprirsi il capo: la Corte suprema ha violato - sostengono - l’articolo 25 della costituzione che garantisce il diritto di tutti i cittadini indiani di poter praticare una qualsiasi religione a propria scelta.
Gruppi di musulmani moderati hanno invece dichiarato di appoggiare le decisione della Corte Suprema indiana. «Se già si consente che le donne musulmane possano essere fotografate senza velo per il passaporto - ha detto Kamal Faruqui, membro della Commissione legislativa musulmana indiana - non si capisce perché dovrebbe ora rappresentare un problema consentire le fotografia per la carta di identità o per il certificato elettorale. Sono certo che anche gli integralisti capiranno in seguito l’importanza della cosa e finiranno per accettarla».
La decisione della Suprema Corte pare destinata comunque ad acuire i mai totalmente sopiti contrasti tra la minoranza musulmana, 120 milioni sul miliardo di abitanti dell’India, e la maggioranza induista. Soprattutto in seguito agli attentati che sconvolsero Mumbai nel novembre 2008, il mondo induista guarda con sempre maggiori sospetti rispetto al passato i membri della comunità musulmana, ritenuta in qualche modo collegata alla strage. L’esigenza di una maggiore sicurezza, l’intensificarsi di tutti i controlli soprattutto negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie e negli altri luoghi pubblici considerati strategici hanno contribuito a sollevare il problema delle donne musulmane che, indossando il burqa o il niqab, rendono difficile, se non spesso impossibile, la loro identificazione.
India, niente documenti alle donne islamiche che non si tolgono il velo| mondo| Il SecoloXIX
E mo'?
Saranno fascisti e razzisti intolleranti pure quelli della Corte Suprema?