Rincorreva sul prato un monocromatico aquilone,
considerando tutto come un cenno del destino,
seppur fosse solo un volgarissimo pallone
che col solo rimbalzare lo faceva tornar bambino.
Vedeva uno smeraldo nel verde fato,
nulla poteva dissuaderlo dal rincorrere quel sogno
che il vecchio menestrello cantava, adirato,
era tutto per lui, primario bisogno.
Bruciando le tappe di una crescita ortodossa
giunse a conoscenza dell'inevitabile sorte
che spetta a chi è fatto di carne ed ossa:
a volte può essere fulminante la morte.
Lacrime amare solcavano le sue gote,
un dolce pensiero causava quel pianto isterico,
le sue preoccupazioni erano ben note
ma la madre proseguiva in quel vicolo nemico.
Ammoniva in continuazione la donna,
infondendole, per quanto possibile, il suo amore,
puerile certo, ma meno di una vecchia gonna
che il tempo passava, contando inevitabile le ore.
Forzato era il suo triste sorriso,
una dolce carezza alla vedova madre
cancellava per qualche tempo quel pensiero liso
che ricompariva al pensar il giovane padre.