Io l’ho fatto il ‘68
Bè, ero solo dodicenne.
Però ci lasciai le penne
da quei miti un po’ sedotto.
Devo dir la verità:
non le penne ma la vista
m’immolai perchè una lista
lessi lunga da qua a là.
Non fu proprio in quel momento
ma passò qualche anno ancora
‘chè uno studio da malora
mi deviò dall’argomento.
Ci fu poi l’occupazione,
s’era ai primi dei ’70
Nelle aule gente canta
sconosciuta una canzone.
Ragazzetto assai per bene
ero io della provincia
ma la ruggine comincia
a minare le catene.
E’ di Piero la sventura
soldatino contro voglia
che morì senza una doglia
per eccesso di premura.
Poi conobbi Marinella
che nel fiume scivolava
La mia mente si allargava
fino allà ‘Buona novella’.
Persi voglia per lo studio.
La politica e il sociale
mi avvamparono in totale
sensazione di tripudio.
Lessi molto, un po’ anche vissi
e però di più leggevo
Mano a mano che crescevo
sprofondavo negli abissi
di argomenti e saggi vari,
di valenti pensatori,
di vigliacchi mestatori,
e di oscuri comprimari.
Si gridava a più non posso
“Noi abbiam diritto all’odio”
Lo gridavano dal podio,
trascinavano nel fosso.
Io leggevo e concordavo;
sì, la lotta sia più dura!
Ma per pavida natura
Libri-molotov tiravo.
Mi sottrassi a guai più seri
per un colpo di fortuna
Il cervello dalla luna
manovrava i miei pensieri.
Lessi molto, ancora lessi,
gli occhi sempre più intristiti.
Libri un po’ più rinsaviti
e gli occhiali un po’ più spessi.
Ora per sentirmi vivo
leggo, ma d’altro tenore.
E se sono dell’umore
tra il faceto e il serio scrivo.