Una nuova giornata stava iniziando, nella solita panchina con le solite cuffie nelle orecchie, aspettando il solito pullman che Sabrina avrebbe preso per 5 anni. Nel “lieve” freddo delle 6.30 nel suo paese gli spazzini lavoravano lamentandosi della temperatura e Sabrina sapeva che anche a 21° avrebbero avuto di che lamentarsi.
Il pullman, al solito, portava ritardo ed era sola: il sabato il “vecchietto” non prendeva il pullman con lei e l'unica compagnia era composta da un paio di gatti che sonnecchiavano vicino alla pineta. Quando arrivò il tanto atteso mezzo che l'avrebbe portata ad Ascoli le sembrava di sognare...
Sale, un po’scazzata, e mentre si va a sedere incrocia lo sguardo di quel ragazzo che da tempo osserva incuriosita, notando che le solite ochette sono, come sempre, in fondo al pullman a ridere e ad urlare.
Seduta sul secondo sedile a destra, sdraiata con la testa poggiata al finestrino osserva il suo paese che ancora non si sveglia, e ad ogni posto, ogni metro, sfrecciano veloci i ricordi, taglienti come il vento di quel mese di gennaio.
Ripensa a lui: quel timido ragazzo conosciuto l’anno prima, ripensa alla prima volta che i loro sguardi si sono incrociati ed ecco che una lacrima, bastarda e dolce, le riga il volto. Ripensa alle risate che lui riusciva a regalarle e alle sue parole: “non devi essere più triste…”.
Era un ragazzo speciale, con gli occhi azzurro ghiaccio, aveva sofferto molto ma riusciva sempre a sorridere “non riesco più a piangere” le aveva detto, si era trasferito in quel paese così sfigato l’anno prima da un paese lontano anni luce dal nostro e per accettarlo ci avrebbe messo anni.
Il primo giorno di 3 media Sabrina si era svegliata alle 7.00 mettendoci il triplo del tempo per prepararsi perché doveva essere più carina, perché non si sa mai... e quel giorno scoprì che nella sua classe c’era un nuovo ragazzo, venuto da lontano, timido e impacciato come nessun’altro. Il suo paesino allora lo amava con tutto il cuore, perché ancora non era stata delusa dalla falsità dei suoi abitanti e la scuola le sembrava la cosa più importante al mondo.
Aveva una sorella che stava soffrendo moltissimo e che l’amava con tutto il cuore, ma lei lo avrebbe scoperto dopo con la furia e la sofferenza delle urla disperate di una madre che ama le sue figlie ma lo dimostra in un modo troppo strano per essere compreso da loro.
Mentre i ricordi si intrecciavano nella sua mente, le lacrime scorrevano sul suo volto pensando che la sua unica valvola di sfogo, l’unica persona che sapeva cosa fare quando la vedeva così triste, l’unica persona disposta a parlare fino alle 5 di mattina per non lasciarla sola con i suoi pensieri ora per lei non c’era più… Ma non sapeva che in quel istante anche lui la stava pensando, in quel freddo giorno di gennaio il suo cuore batteva all’unisono con quello di chi l’aveva realmente saputa ascoltare e non l'aveva mai lasciata sola, colui che era stato ospite indiretto della sua vita...


L'ho scritto ieri all'1.30 e mi è venuto in mente di postarlo qua... spero che vi piaccia. Non siate troppo cattivi