Vorrei parlare di Gabriele Sandri, il ragazzo che è stato brutalmente ucciso questa domenica ad Arezzo, mentre andava a Milano per seguire la partita della Lazio.
Non voglio parlare degli scontri maturati a Roma, della violenza negli stadi e dei tifosi, sono argomenti ormai troppe volte discussi e che vantano un ampio numero di idee in merito, giuste o sbagliate che siano.
Il mio scopo non è quello di condannare questi tifosi che stanno uccidendo il vero valore del gioco calcio con questi scontri inutili, no, io voglio parlare di un ragazzo innocente, usato come capo espiatorio dalla società dei media come simbolo di questa violenza.
Purtroppo viviamo in un mondo comandato da mass media che girano le notizie come vogliono e, spesso, le riempiono di idee soggettive al riguardo. Così è facile credere ad un Gabriele Sandri-ultras con spranghe e coltelli che domenica mattina ha acceso una rissa contro i tifosi juventini all'autogrill e al poliziotto (che ovviamente si trova nel giusto) che è intervenuto sparando in aria un colpo di pistola che (accidentalmente) ha colpito al collo il giovane ragazzo.
Non ho conosciuto Gabriele, nè i suoi amici, nè la sua famiglia, ma la morte ci rende tutti fratelli di un dolore atroce e la sua morte, così crudele e incredibile come è stata non lascia spazi alle parole.
Gabriele era un ragazzo come tutti noi, un grande dj (conosciuto con il nome di gabbo) solare, amante della vita, che viveva per la musica e per la lazio, tanto che, come ha finito la serata sabato sera, si è messo in macchina per seguire la sua squadra a Milano, dove avrebbe dovuto affrontare l'inter.
E proprio lì si è consumato il dramma: un colpo sparato da un poliziotto per dividere le due fazioni dell'ipotetica lotta, ha colpito Gabriele all'altezza del collo, condannandolo alla morte.
Il fatto che si tutela la giustizia, non implica il fatto di dover usare l'arma da fuoco quando si vuole, sparando ad altezza-uomo. E' per questo che la procura ha accertato il caso come omicidio volontario e il poliziotto ora rischia anche il posto di lavoro.
Tutti quanti noi dobbiamo essere uniti in questo dolore che ha portato via Gabriele Sandri, e non ci deve essere tra di noi differenza d'età, di sesso, di idee politiche o di fazioni calcistiche, perchè siamo principalmente uomini con un cuore e un cervello e non conta i colori della sciarpa o della bandiera. Dobbiamo unirci e rivendicare un giovane innocente ucciso in modo barbaro e questo non vuol dire che dobbiamo impugnare anche noi una spranga e attaccare le forze dell'oridine no, ma impegnarci a non far morire anche la sua immagine dai nostri cuori, evitare che accadino altre situazioni del genere, perchè il calcio è uno sport e non un campo di battaglia, e noi siamo persone con il dono della vita, non della morte.
Io sono un puro romanista da curva sud, ma in questo momento ho voglia di gridare al mondo il mio dolore per Gabriele, abbracciare la sua famiglia, la sua vita e la società della lazio, unirmi al grido disperato di sua madre, asciugare le lacrime delle persone che l'hanno amato. E' una grave perdita per l'Italia intera e il mondo dello sport.
Ci dobbiamo impegnare a non far spegnere il suo ricordo e spero che anche voi, nel vostro piccolo, riserverete un posto per Gabriele Sandri, in onore a tutte le vittime dell sport, come ricordo di vita.
Perchè la sua morte è un esempio di vergogna nel quale siamo caduti, sia come tifosi, sia come uomini.
Grazie a tutti.