Riporto alcune storie capitate ad alcuni miei familiari, in particolare le manifestazioni di una tipologia di "spiriti", che da noi, in dialetto siculo, viengono chiamati "I pattruni ro luogu" ovvero "I padroni del luogo", cioè lo spirito di qualcuno che è deceduto ed è legato a quel luogo per qualche motivo, come per una morte violenta o per aver provocato atti efferati in quel luogo e non essersi pentito.
In merito a questo, riporto alcune "storie" (potete o meno crederci) raccontatemi da mia madre (e mia madre non avrebbe nessun motivo di farmi spaventare di proposito o mentirmi, anche perchè non è assolutamente capace di mentire, si fa beccare subito), a cui io dò dei titoli.
"La casa stregata"
Adesso, la casa come abitazione non esiste più, in quanto è stata riadattata a locale commerciale; le presenze in questo locale tuttavia si percepiscono tutt'ora (me ne sono accorto anch'io, quando ero ancora all'oscuro della storia), come l'aria pesante ed i suoni attutiti in maniera notevole (il che non è normale, dato che il locale si trova a 1 metro dal ciglio della strada, che, tra l'altro, è una delle strade più trafficate del paese e spesso intasata, con conseguenti strombazzate e compagnia bella, dalle 8 di mattina fino alle 22-24 di sera) che si sente all'interno.
Quando ancora era abitata (parlo della fine degli anni 50 circa), vi viveva una famiglia di conoscenti (e non si tratta certo di "cazzari" o gente che lavora di fantasia) che all'epoca avevano un figlio adulto, che lavorava all'estero, una bambina, di circa 6-7 ed un bambino ancora in fasce (quindi di circa 1 anno); spesso, quando la mamma dei bambini rientrava in casa (il padre, come metà degli uomini, anche a tutt'oggi, era imbarcato), trovava la bambina che la aspettava dietro la porta ed il bambino che urlava e piageva a tutto spiano.
Potreste dire "Beh, la bambina sentiva la mamma che tornava e le andava incontro per farle festa o dirle che il fratellino piangeva" oppure "La bambina era una disgraziata e faceva piangere il fratellino per invidia o altro" (classico dei bambini), ma non è così: la bambina era spaventata, spesso con le lacrime agli occhi e con i segni di essersela fatta addosso, mentre il bambino era sempre spogliato e deposto a terra, sul pavimento e la "cameretta" (si fa per dire, perchè era la stessa camera dove dormiva la sorellina ed il fratello, quando rientrava dall'estero) era sotto sopra (con le ante dei mobili aperte, tipo la scena di "Il Sesto Senso", quando la mamma lascia la cucina in ordine e rientra dopo qualche secondo).
In pratica la bambina ( ed il fratellino evidentemente ) vedevano qualcosa o qualcuno che si aggirava per casa ed era il responsabile di questi eventi.
"Il samurai" (l'ho chiamato così per via di come mia madre mi ha descritto il "personaggio")
Questa è accaduta a mia nonna (che, quando gliel'ho chiesto, ingenuamente, mi ha guardato impaurita ed anche un pò incazzatella) quando era bambina (parliamo quindi degli anni 40 quasi).
Si trovava con i suoi genitori in campagna, in una zona dove a tutt'oggi si verificano fenomeni strani ed in cui, durante uno scavo per un pozzo d'acqua, sono stati rinvenuti dei resti umani, risalenti al periodo medievale (un piccolo cimitero di guerra si è detto) secondo la datazione.
Mentre stavano lavorando in un campo, uno dei manovali manda mia nonna, ripeto, all'epoca una bambina di circa 8-9 anni, in uno dei "majazzè" (magazzino) per prendere della pastura per l'asino; mia nonna allora si reca in uno di questi magazzini (che poi venivano utilizzati anche per dormire e riparare gli attrezzi e tenere gli animali) per prendere la pastura. Dentro, nota una figura che si affaccia dal piano superiore e poi sparisce; mia nonna, che non ha mai avuto, per quanto ricordo io, paura (immaginatevi una gnappa di 1 metro e 40 che prende a sberle due ragazzoni di 1.75-1.80 senza farsi scrupoli) sale la scala che porta al ripiano e si trova di fronte un tizio, vestito strano "vestito con tante piccole tegole fino alle gambe, degli stivali di ferro, un grosso mantello sulle spalle, una spada al fianco ed un cappuccio squadrato, come un ferro da stiro a carbonella" (il vestito di tegole, presumo io, si trattasse di una corazza a scaglie, mentre il ferro da stiro, l'elmo, poichè alcuni di questi avevano la forma che ricorda i vecchi ferri di ghisa).
Questo si volta e la chiama per nome, e le chiede se vuole una moneta, mostrandole una grossa moneta che, a dire di mia nonna, sembrava d'oro; lei fa cenno di no con la testa, poi si sente chiamare dal basso: uno degli altri bambini è al piano di sotto e la sta cercando per prendere la pastura. Lei sposta lo sguardo sul bambino, poi lo rialza verso il "cavaliere" che è sparito.
"La carrozza fantasma"
Questo accaduto sempre nel medesimo, in presenza di mia nonna, qualche tempo dopo il fatto accaduto sopra, nel tardo pomeriggio: mentre lavorano al margine di un campo, prossimi alla mulattiera che porta al paese da un lato e verso l'aperta campagna dall'altro. Improvvisamente sulla mulattiera si palesa una carrozza trainata da quattro cavalli neri che si ferma di botto davanti a loro; il postiglione, vestito in maniera strana, fa una serie di domande ai contadini, ma nessuno gli risponde, anche perchè non lo capiscono. Dalla carrozza si sporge un uomo, che guarda i presenti; questi al vederlo abbassano lo sguardo, forse impauriti; poco dopo la carrozza riparte di gran carriera, diretta verso l'aperta campagna, sparendo alla vista dopo un paio di minuti, dietro una curva che conduce verso una zona chiamata "u maccuni biancu" ovvero "la duna bianca", chiamata così per il fatto che è un'area in cui è presente, tutt'ora, una grossa duna fatta di sabbia di colore biancastro, se confrontata con quella che si trova lungo la costa meridionale della Sicilia.
Verso l'ora di cena, quando tutti i contadini si riuniscono per cenare e parlare, uno dei contadini che hanno avuto quest'incontro, riferisce al "caporale" ed alla sua squadra di un altro appezzamento lungo la strada che porta a questo "maccuni": quelli lo guardano strano e gli dicono che nessuno ha attraversato la strada, e se l'avessero fatto, se ne sarebbero accorti anche perchè al momento in mezzo alla strada era fermo il carro con il materiale per costruire un nuovo majazè e avrebbero dovuto spostarlo per lasciar passare la carrozza.... la strada non aveva uscite laterali.. l'unico modo per lasciarla, consisteva nel saltare un muretto a secco abbastanza alto per una carrozza, nonchè devastante (un classico muretto a secco è alto circa 50-60 cm, con una larghezza alla base di 80-100 cm ed in testa di circa 30-40 cm, tutto in pietra massiccia).
"Gli estranei"
Questa è successa, ad occhio e croce, dieci-dodici anni fa ad una delle mie cugine.
Era in casa, al piano superiore, nella sua stanza, mentre mio padre stava facendo visita a sua madre e, con miei zii, si trovavano al piano di sotto, intenti a parlare del più e del meno.
Mia cugina era appena uscita dalla doccia e si stava asciugando, quando, vede due tizi entrare in camera dalla porta-finestra che da sul pozzoluce; impaurita, urla. Subito, mio padre e mio zio salgono di corsa al piano di sopra sentendola urlare spaventata: quando entrano nella stanza la trovano contro il muro, bianca come un lenzuolo ed intenta ad osservare la parete frontale della stanza; quando si riprende, riferisce di aver visto due uomini entrare dalla porta, attraversare la stanza e sparire attraverso il muro.
Un paio di anni fa, sua sorella ci ha raccontato questa cosa, spaventata a morte (io già ne ero a conoscenza da circa sei anni).