Un interessante articolo pubblicato sul New York Times del 3 luglio 2007
“Destreggiarsi con i ” grandi sogni” fili conduttori della nostra vita” di Rebecca Cathcard affronta il tema dei
defunti che appaiono nei
sogni, e mi offre lo spunto per introdurre un argomento così controverso eppur così interessante.
La frequenza e la diffusione con cui questi
sogni appaiono, in modo particolare dopo il decesso di una persona cui si è particolarmente legati o con cui c’è stato un rapporto di
sangue, ci confronta con tutta la nostra fragilità come essere umani e con la fine della vita fisica così come la conosciamo.
Questi
sogni paiono trascendere questo limite portandoci contatto con chi abbiamo amato e non è più con noi. Sono quindi sogni molto “forti” che hanno una qualità di grande vividezza ed intensità che li fa rientrare nella categoria dei “
grandi sogni” già esplorata in questa Guida.
Rientrano di frequente anche nella mia esperienza di counseling e sempre, dopo una mia conferenza sui
sogni, emergono nelle domande di qualche intervenuto, che chiede come interpretare tutto ciò..alla stregua di volatili fantasie oniriche o come un messaggi che realmente recano l’essenza della persona cara apparsa.
Ci sono documentazioni rilevanti in tal senso:
sogni in cui
defunti hanno un ruolo di messaggeri rispetto ad eventi che devono ancora accadere o rispetto a preoccupazioni nella vita del sognatore, ed anche rispetto all’elaborazione del dolore ed il lutto per la separazione dalla persona cara.
Ma al di là di queste documentazioni registrate a fini di studio, l’esperienza di ognuno comprende
sogni di questo tenore, ed è quindi corretto riservare loro un’attenzione particolare ed uno spazio specifico in questa categoria considerandoli
sogni di grande rilevanza attraverso i quali poter compiere un lavoro di elaborazione straordinario.
Riporto l’inizio dell’articolo sopra citato e che sarà pubblicato per intero nella categoria “
Articoli sui sogni” di questa Guida.
Destreggiarsi con i “grandi sogni”, fili conduttori della nostra vita
(di Rebecca Cathcard)
Mi trovavo nel pallore fluorescente di un ufficio senza finestre, fissando l’ottusa griglia di un foglio elettronico vuoto, quando mia madre chiamò per dire che mio
padre era
morto.
Non fu una sorpresa. Gli era stata fatta una diagnosi di cancro allo stadio terminale l’anno precedente. Ma diede una scossa al mio sistema - un interruttore, premuto con un pollice, la corrente che si spegneva e il nastro trasportatore che si fermava.
I miei ricordi di quella settimana sono un guazzabuglio di pezzi disordinati. Ma alla fine della seconda settimana, feci un
sogno che rimase fresco e vivido nella mia mente.
Mi misi a sedere sul
letto e vidi mio padre attraverso la stanza. La sua figura era piena ed in salute, incorniciata dalla luce gialla che brillava nella scala oltre la mia
porta. Stava sogghignando, gli
occhi verdi puntati su di me, ed ascoltava i rumori della sala da pranzo di sotto, il tintinnio dei piatti e le voci della mia famiglia allargata che rideva e si scambiava ricordi di lui. Egli sollevò le scure sopracciglia e rise con loro.
“Ritorno alla vita” o
sogni “di visita”, come sono conosciuti tra specialisti di sogni e psicologi, sono i vividi e memorabili
sogni dei
defunti. Sono una forma particolarmente potente di quello che
Carl Gustav Jung definiva “grandi sogni”, quelli così intensamente emozionanti che ricordiamo per il resto della nostra vita.