Salve, ho un problema familiare,
Mio cognato ha da circa venti anni degli episodi di disturbo bipolare (crisi di mania). Ogni due o tre anni circa si sono manifestate in maniera lieve, tanto che sono bastate cure di un giorno per portarlo alla normalità.Negli episodi la moglie, da cui ha avuto due figli, ha sempre rifiutato la responsabilità di curarlo, rimettendolo alle cure dei parenti (madre e fratelli).Questo anno le normali cure non sono bastate, ha avuto una ricaduta, è stato ricoverato prima con TSO per una settimana a causa della violenza scaturita momentaneamente dalle allucinazioni, successivamente per curare un eccessivo utilizzo di farmaci sedativi sia presso una struttura psichiatrica, sia presso un ospedale. Durante il tempo di ricovero (circa quattro mesi) la madre ed i fratelli lo hanno assistito 24 ore su 24 su turni. La moglie ha sempre evitato il più possibile di farsi carico del supporto e non ha contribuito minimamente alle spese sostenute dai parenti. Nonostante dopo la dimissione dall’ospedale sia stato consigliato di riportarlo nel suo normale ambiente familiare e lavorativo per un più rapido recupero, si è di fatto trasferito a casa della madre dopo un breve periodo passato a dormire in salotto con la supervisione di uno dei fratelli in quanto la moglie diceva che fosse d’intralcio per le sue faccende ed ingestibile. La madre ha provveduto insieme ai suoi fratelli e alle cognate a rimetterlo in sesto fisicamente, a metter glia a disposizione tutte le cure possibili e al suo sostentamento economico in quanto la moglie ha provveduto a bloccare il bancomat del conto in comune. Uno dei fratelli (il mio compagno) lo ha accompagnato sul posto di lavoro e seguito nello svolgimento dello stesso fino a tuttora, togliendo tempo alla sua attività, spendendo soldi per l’accompagnamento ed il sostentamento. L’unico rimborso avuto dalla cognata sono €35 per ripagare la benzina (il percorso giornaliero per andare e tornare è di circa 40km, ripetuto per quasi quattro mesi). La cognata si trova tuttora presso parenti, rifiuta di rispondere al telefono (fa rispondere alla figlia di otto anni e si nega), ha rimandato presso la suocera, che già si occupa del marito, il figlio maggiore ancora minorenne. Non lavora ma percepisce lo stipendio del marito di cui può disporre a suo piacimento, non manda nulla per il sostentamento del figlio e del marito e non sappiamo quando e se tornerà. Interpreto tutto ciò come una mancanza di responsabilità, ma è solo questo? Sta compiedo dei reati? Se si, si può procedere tramite legali evitando una denuncia vera e propria (che destabilizzerebbe le buone ma precarie condizioni psicologiche del marito)?
Gradirei pareri di legali esperti.
Vi ringrazio anticipatamente.