Ricorso contro le multe? Da oggi si paga
Volete contestare una multa ricevuta per mancato rispetto del divieto di sosta? Preparatevi a pagare. Fare ricorso al giudice di pace, dopo l’approvazione a dicembre di un emendamento alla legge finanziaria, costa dall’inizio dell’anno dai 30 ai 70 euro, marche da bollo escluse. Fino a ieri era gratis, ora non lo sarà più. Risultato? Anche se un verbale o un atto di accertamento dovesse rivelarsi palesemente illegittimo, il cittadino dovrà sborsare di tasca propria i soldi per dimostrare di aver ragione.
«Resta, invece, la possibilità di rivolgersi a costo zero al prefetto – spiega il presidente di Adiconsum, Paolo Landi – col rischio però di dover pagare il doppio della sanzione comminata se verrà dimostrato che chi ha fatto ricorso aveva torto». Nello specifico, se la multa non supera i 1.100 euro il contributo unificato (così viene chiamato in Finanziaria) ammonterà a 30 euro (più 8 euro di marche da bollo) mentre per le sanzioni più alte, si pagheranno 70 euro. L’obiettivo del legislatore è stato quello di ridurre al massimo il numero di procedimenti che grava sulle spalle dei giudici di pace, sui quali ogni anno, per quel che riguarda l’opposizione alle sanzioni amministrative, pesa circa un milione e mezzo di procedimenti. I diretti interessati, però, non sembrano entusiasti del provvedimento.
Si tratta di «un’imposta improvvida che scoraggerà la richiesta di giustizia – ha osservato il presidente dell’Unione nazionale dei giudici di pace, Gabriele Longo –. Renderà più difficile la giustizia minore per i cittadini comuni e sarà un danno per la finanza locale». In che senso? «La tassa – spiega – viene pagata allo Stato. Visto che il 70 per cento dei ricorsi vengono vinti dal ricorrente, le spese di giudizio saranno a carico di chi ha emesso il verbale e quindi, nel caso delle multe fatte dai vigili urbani, saranno i Comuni a pagare. È una forma di traslazione dalla finanza statale a quella locale. Un po’ come è avvenuto con l’Ici». Lo scenario più probabile a questo punto è il crollo dei ricorsi per questioni di tipo amministrativo, anche se le associazioni dei consumatori temono un ulteriore giro di vite per i cittadini che intendono far valere le proprie ragioni sul piano amministrativo.
«In Parlamento è in discussione un altro provvedimento – spiega Landi – che prevede per tutti i casi di contenzioso aperti in materia di assicurazioni, finanza, condomini e salute, il passaggio obbligatorio, per chi voglia far ricorso, agli organismi della conciliazione privata. Solo dopo si passerà eventualmente al giudice di pace. È evidente che, se dovesse essere approvato un progetto del genere, ci troveremmo di fronte all’introduzione di nuovi elementi nella direzione della giustizia privata». E se il governo potrebbe in questo modo mettere fine al rischio abuso nei ricorsi da parte dei cittadini, i giudici di pace pongono altri rilievi. «Già oggi – spiega Longo – i ricorsi non vengono più presentati dal singolo cittadino ma da un suo legale di fiducia». C’è il rischio che la consulenza di un avvocato, in futuro, sarà sempre più necessaria.
Avvenire