Partecipanti:
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Tema:
Fumo Rosso
Mi sono chiesta più volte se sia possibile amare un fantasma. Forse dovrei essere un angelo, uno di quelli che catturano i pensieri della gente, posano una mano di fumo sulla loro spalla e strappano un sorriso alle loro menti. Ma io non posso farlo. Sono solo una piccola donna di fumo rosso, una nuvola oscura in questa città senza fondo.
Se un tempo avessi avuto un corpo, ora sarei un fantasma. Ma io sono eterea, un nulla di particelle invisibili e intangibili, non ho mai conosciuto alcun piacere della carne. Esisto da sempre in questa città, la custodisco dalla notte dei tempi, ma non sono un angelo. Sono solo uno spirito informe e infinito. Non respiro, non cammino, non ho nessuno dei vostri cinque sensi. Un angelo, almeno, vi sarebbe utile, potrebbe custodirvi, sorreggervi, e sorridervi, a suo modo.
Io sono solo una donna di fumo e nebbia. Vengo in stazione, da più di cent’anni, ogni mattina. Mi piace guardare quel che io non ho, le vostre incantevoli esistenze. Vi vedo piangere per i ricordi, quelli che avete e quelli che non riuscite a ricordare, perché il vostro corpo è così meravigliosamente limitato. Se ne avessi uno, lo curerei come se fosse un tempio sacro. Lo nutrirei e lo amerei più di ogni altra cosa. L’eternità è solo una gran noia e la mia è un’esistenza inutile. Non sapete, miei dolci esseri umani, quanto invidio i vostri abbracci, le vostre labbra che si sfiorano, i ragazzi che camminano mano nella mano. Stamattina una ragazza dai ricci rossi è scesa dal treno ed è corsa verso di lui, che distratto, camminava con le mani in tasca. Si sono baciati, abbracciati, stretti con forza, fin quasi a sentire dolore. Lo so, il vostro
amore è anche dolore. Vi ho visti anche piangere. Ancora mi chiedo cosa si provi a sentir scorrere una lacrima sulla guancia. Sono calde le vostre lacrime?
Quant’ho sognato di essere anch’io come quella ragazza dai capelli rossi. Ho sognato di diventare reale, di avere la pelle bianca come il latte e qualche lentiggine sparsa sul naso. Di avere qualcuno che mi aspetta in una stazione affollata, o di dover lasciare qualcuno indietro, come fate spesso. Non sono nemmeno un fantasma. Mi ricorderei di un tempo remoto, in cui anche io sono stata una donna, finita, completa. Invece non mi resta che sognare lo spirito e la carne, insieme. Sognare. Ecco sì, si addice a me, sognare. Ma voi, vi prego, miei folli, amate e vivete, saziate i vostri corpi, d’amore e di vita. Non guardate mai la vita dal finestrino di un treno.
FANTASIA
Siamo pezzi di puzzle sbagliati, qualcuno ha mischiato disegni diversi.
Non ce la faremo mai, non ce la farete mai. Incastrarvi è un sogno per voi.
Provate, provate, su avanti, tentate.
Rischierete graffi e ferite, sul petto e sul cuore, di mani e parole.
Ma io ho te, non lo posso negare, son furbo e più forte; ora stringimi, in un abbraccio sensuale.
Sei ciò che di bello non ho, sei ciò che del mondo non so.
Sei ciò che, nonostante tutto, sempre avrò.
E ti stringo col cuore e con l’anima, le funi, no, non servono a te.
Che dici stasera, sei bella o sei brutta, sei dolce o sei forte, sei uguale un po’ a me?
E respiro profumo di nulla ed assaggio parole del niente, mentre il mondo mi scorre di fianco e lo ignoro.
Ignoro la gente.
Perché ho te e non serve nient’altro, ad un uomo ferito, per viver nel mondo.
Che poi mondo è una grossa parola, la mia stanza rotonda non è, ma pur sempre è quello per me.
E il mio puzzle l’ho già costruito. Sei tu la mia vita, perfetta per me.
E ti stringo ed abbraccio la schiena, accarezzo il mio corpo e sei qui con me.
Ora chiudo un po’ gli occhi e ti penso, sei giusta stasera, sei come vorrei.
D’altro canto non sbagli mai un colpo, e ti infili nel cranio di un povero uomo, normale, lo so.
Mentre gli altri da fuori dicono solo “ecco un pazzo! Si abbraccia da solo!”.
Ma che pazzo è colui che risparmia a se stesso ferite e dolori, che ogni giorno ama ed è amato, dalla sua fantasia?
Poi mi alzo e mi abbraccio di nuovo, io mai sarò solo, finché sei con me.