@Holly;
@Fr@nk:
@Lerajies;
Ti dicevano
Studia e diventerai qualcuno, diceva tuo padre.
Impara a trattare una donna come un fiore e troverai moglie, diceva tua madre.
Lavati i denti dopo mangiato e non avrai mai una carie, diceva il tuo dentista.
Fai attività fisica regolare, magari uno sport, e crescerai sano e forte, diceva il tuo medico.
Allenati e diventerai un campione, diceva il tuo allenatore.
Vai in chiesa e a messa ogni domenica e andrai in paradiso, diceva il tuo prete.
Non metterti le dita nel naso, non drogarti, non bere, non fumare, non abbinare giacca nera su pantalone blue, non superare i limiti di velocità, alza la tavoletta dopo esser stato in bagno, lavati le mani prima di mangiare, dì sempre grazie, prego e arrivederci e tutto andrà bene, ti dicevano.
Eppure il tuo cuore diceva soltanto “vivi”.
Consiglio
Finalmente si sta svegliando.
“Dove sono? Questo non è l’ospedale.”
L’ho rapito, ovviamente si agita.
“Benvenuto a casa mia, Jack.”
“Cosa ci faccio qui? Cosa vuoi da me?”
E’ solo un vecchio terrorizzato. Ha le occhiaie, il volto marcato.
“Stai calmo ok? Voglio solo parlare. Voglio solo un consiglio” Sono vuoto e confuso, aiutami.
“Sai, fai davvero schifo come angelo della morte” L’ho drogato. La stanza puzza del suo sudore, l’ho tenuta tutto il tempo chiusa. Parla di continuo, spesso balbetta monologhi. “Io sono un malato terminale, e mi rimane poco da vivere, tu mi uccidi nel sonno. E’ così che va di solito.” Le lenzuola puzzano di sudore. “Perché mi lasci in vita? Abbiamo parlato tanto, sono qui da un giorno ormai.” Prende fiato. Nonostante tutto è maledettamente sereno. “Cosa cerchi?” Come glielo spiego che sono terrorizzato?
“ Ne vuoi una?” Gli porgo una sigaretta e ne prendo una per me. Anche io sono sotto gli effetti della sua droga, ma ne ho presa di meno. Probabilmente non sente i dolori ormai, come se stesse nella neve, nel fumo. Anzi no è fastidioso. Come stare nel polline.
“Non sono il primo che hai rapito vero?”
“Sei il terzo”
“Perché hai iniziato? Perché un malato terminale?”
Odio farmi compiangere.
“Sto morendo Jack. Sto morendo *****, sono un malato terminale anche io. E non ci ho capito nulla di questa vita. E non capisco un ***** neppure di questa morte.” Le mani tra i capelli, sono esausto. “Chi meglio di uno come te può capirmi?” Dopo tanto, piango. Ecco cosa cerco.
“E vorresti un consiglio?”
“Dimmi perché i tuoi occhi sono sereni, perché non hai paura della morte.”
Dimmi qualcosa che possa dare senso alla mia vita, o magari alla mia morte.
”Siamo nati per morire. Ti insegnano a vivere quando ti dovrebbero insegnare a morire, solo perché hanno paura. Siamo attratti dalla morte.” La voce è roca e stanca, ma decisa. “Amiamo il rischio e amiamo il dolore, ma la paura ci rende schiavi. Che consiglio vuoi da me? Sono sereno solo perché so che mi ucciderai, perché sono stato troppo codardo per farlo io stesso.”
Ha preparato la siringa, è sul comodino poggiata in un piatto. E’ la terza persona che uccido. Cosa sto facendo?
“Sei pronto?”
“Chi mai lo è?”
Prendo la siringa e gliela appoggio sulla parte interna del braccio.
“Lo vuoi un consiglio? Scegli quando morire e falla finita.”
Annuisco, con poca convinzione. La vita mi sfugge, senza senso.
“Addio Jack”
Spingo la siringa nella pelle, tampono la goccia di sangue, poi lentamente lo vedo svanire.
Maschere Bianche
E così stasera è l’ultima volta sul palcoscenico. L’ultimo spettacolo della mia vita. Ormai è tardi, devo andare di là, preparami, legare i capelli, mettere la parrucca, truccarmi, indossare gli abiti di scena. Ho deciso, me ne vado. Vivo qui dentro da quando sono nata. Ho imparato a camminare su un palco, ho detto le mie prime parole dietro la tenda rossa del sipario. Quasi non so cosa sia il mondo fuori di qui. I miei insegnanti sono stati teatranti in pausa fra un dramma e l’altro, i miei migliori amici fantocci di scena che usavo per giocare. È ora di lasciare la maschera bianca sul bordo del palco, di guardare per l’ultima volta la platea vuota e di andarsene. Conosco veramente la Vita? L’ho mai vista oltre i visi degli spettatori annoiati?
«Uno spreco, ecco che sei»
«Il teatro andrà avanti benissimo con un’attrice in meno»
L’attimo di solitudine è già finito. Sale sul palcoscenico e rimane fermo in un angolo. È un attore, anche lui, ed è il più bravo di tutti. Stasera, qui sopra, lui sarà Amleto ed io Ofelia. Fino a stanotte, quando saremo insieme, ancora una volta.
«Ma non può andare avanti senza l’Attrice. Non ho mai visto nessuna recitare bene come te. Tu sei nata per questo»
«Ecco perché me ne vado»
Si avvina, mi bacia la fronte e si siede accanto a me. Ha fra le mani la maschera bianca.
«E mi lasci da solo qui?»
«Potremmo trovarci fuori, come fanno tutti. Non ti ho mai visto lontano dal teatro»
«Perché è solo in teatro che con me puoi stare con qualsiasi personaggio tu voglia...»
«Io voglio nessun personaggio. Io voglio te»
«Pensi davvero che fuori di qui io sia qualcuno di diverso? Lì fuori c’è solo un palco più grande»
«E allora io voglio diventare il mio personaggio»
Sorride, come se avessi detto una cosa stupida. È da troppo che non sono più una ragazzina, è ora imparare a improvvisare sulla mia parte, quella che nessuno ha mai scritto. Proprio come fa lui quando si alza dal mio letto e va a recitare la sua parte nella vita reale, fuori di qui.
«Sono diventato attore perché una sola parte non mi è mai bastata. Tu sei nata qui dentro. Sai quante altre vite hai avuto l’occasione di vivere, oltre la tua? Non puoi lasciarmi solo adesso. Amare te è stato come amare tutte le donne che abbiano camminato su un palco in più di mille anni. Perché ora vuoi accontentarti di una sola parte? Il mondo lì fuori sarà mai abbastanza»
«Per ogni Ofelia salita sul palco, ho perso un pezzo di me»
«Hai guadagnato mille altre facce...»
«...e ho perso l’unica che fosse reale»