MAI come quest'anno, la Notte degli Oscar non riserva molte sorprese: a trionfare è The Millionaire di Danny Boyle, che conquista otto riconoscimenti. Tra cui i più ambiti: quelli per il miglior film e per la miglior regia (e poi sceneggiatura non originale, fotografia, montaggio, canzone, suono, colonna sonora). Battuto dunque - ma in fondo non c'è mai stata competizione - Il curioso caso di Benjamin Button di David Fincher, che pure aveva fatto il pieno di nomination (tredici). E che può consolarsi solo con premi tecnici, come scenografia e trucco.
Il film dell'anno. E' una pellicola inglese ambientata in India, partita piano ma che poi ha fatto il botto in tutto il mondo, a dominare questa edizione 2009: costata quindici milioni di dollari, ne ha incassati 150. Dunque il trionfo di un cinema fuori degli schemi, pronto a guardare fuori dall'Occidente; ma anche del business intelligente. La vittoria di The Millionaire può essere vista pure come un innesto bollywoodiano nel fortino di Hollywood. E infatti, tra i grandi protagonisti della serata, ci sono i ragazzini di Mumbai che appaiono nel film: sul tappeto rosso, e poi chiamati sul palco dai produttori al momento del trionfo, rappresentano una ventata di freschezza, e di autenticità.
Interpretazioni/1. L'unica novità, nella lunga Notte delle stelle, arriva sul fronte attori: se Kate Winslet è l'annunciatissima - ed emozionatissima - migliore protagonista per The Reader, tra gli uomini un piccolo ribaltone c'è. Visto che il premio non va al Mickey Rourke di The Wrestler ma a Sean Penn, straordinario politico omosessuale in Milk (che ottiene anche la sceneggiatura originale). Per il più ribelle, tra i divi americani, è la seconda vittoria, dopo quella per Mystic River. E, come sempre, il suo discorso di ringraziamento non è di quelli neutri: "Chi si batte per il divieto ai matrimoni omosessuali deve solo vergognarsi", attacca. Poi un pensiero per Rourke: "E' l'esempio che ci si può sempre risollevare. E' mio fratello".
Interpretazioni/2. Tra i non protagonisti, due risultati decisamente scontati: l'Oscar postumo a Heath Ledger per Il Cavaliere oscuro, e il premio a Penelope Cruz per Vicky Cristina Barcelona di Woody Allen.
Altri premi. Nessun brivido nel settore dell'animazione: a prevalere, come da pronostici della vigilia, è Wall-e. In questa pioggia di premi ampiamente annunciati, una delle poche vittorie davvero inaspettate è quella del giapponese Departures, miglior pellicola straniera. Tra i documentari, invece, vince il bellissimo Men on wire, che già aveva emozionato il pubblico dell'ultimo Festival di Roma.
Italiani. Quest'anno il nostro Paese, escluso anche dalle nomination, resta ovviamente a bocca asciutta. E risulta assente anche dal tradizionale ricordo degli artisti scomparsi nel corso dell'ultimo anno: grande commozione dalla platea di star per Paul Newman, ma nel filmato non viene citato Dino Risi, che ottenne anche due candidature all'Oscar, sceneggiatura e miglior film straniero, per Profumo di donna.
Lo show. La cerimonia di consegna, che si è svolta come ogni anno al Kodak Theatre, è stata presentata, per la prima volta, dalla star australiana Hugh Jackman. In un tentativo di rinnovamento sul fronte dello spettacolo televisivo: se riuscito o no, lo diranno i risultati sul fronte dell'audience. Ma certo il ritmo è stato più sostenuto, i numeri stile Broadway più frequenti e brillanti.