Stretto di Bering: esterno notte. La telecamera punta una torre di muscoli e tatuaggi. "Pesca grossa" dice il capitano Phil Harris dalla tolda di comando della Cornelia Marie. Intorno infuria la tempesta, cielo nero e acqua da tutte le parti mentre i ragazzi, Jack ed Harris, tirano su le gabbie con tutto quel ben di dio. "Ce la ricorderemo questa pesca" sussurra il capitano: "Sì, la vita è bella". Sul sottofondo schitarra un blues, scritta bianca su fondo nero: "Vivi la giornata: domani potrebbe essere troppo tardi". È un vecchio proverbio della Dutch Harbour, lassù in Alaska, ma è chiaro che qui, in tv, suona come un epitaffio.
Accomodatevi, prego: va in onda la prima morte al reality show. Addio pesche miracolose per il capitano Harris. I quattro milioni e mezzo di spettatori sintonizzati su Discovery Channel sanno che il loro beniamino è morto sei mesi fa. E hanno aspettato tutti con trepidazione questo momento: da ieri, il lungo addio del capitano va in tv. Deadlist Catch si chiama il programma, la pesca mortale. E mai titolo fu più tragicamente centrato. Harris è morto della sua vita spericolata: troppo fumo, troppa fatica, troppo di tutto. Per tutti questi mesi i fan del reality - che da 5 anni racconta la dura vita dei marinai ai confini del mondo - hanno seguito la vicenda sapendo come sarebbe andata a finire. "È stata dura" racconta uno spettatore sul blog "impossibile non guardare col senno di poi".
I capoccia della tv giurano che quando il capitano s'è ammalato, e poi quando era chiaro che non si sarebbe più ripreso, si sono interrogati sul da farsi. "Capitan Phil era un genitore, un pescatore e un amico. E noi lo celebreremo così" dice adesso il presidente di Discovery Channel, Clark Bunting. "Avrei preferito che questa vicenda non fosse mai finita nella serie: ma sono orgoglioso di tutto l'affetto e l'amore che abbiamo messo per trasformare questi episodi in un omaggio a Phil". Lo show deve continuare? Susan Murray ha scritto un libro che si chiama Reality Tv: così cambia la cultura della televisione e ora spiega al New York Times che questo tipo di spettacoli "per definizione usa la morte come una minaccia e una promessa verso gli spettatori". Per la verità dai gladiatori di Roma ai lanciatori di coltelli del circo la morte fa audience da sempre. Ma è la prima volta che l'agonia irrompe in un reality, un genere che quest'estate compie dieci anni.
Il lungo addio del capitano farà impennare gli ascolti. Ieri la prima scena clou: Phil viene colto da malore e soccorso dai figli. Ma la tv ha già sfornato anche i plot delle prossime puntate. Martedì prossimo il resto della flotta viene messo al corrente della notizia e gli altri capitani commentano la disgrazia senza, ci mancherebbe, mettere barra a babordo: è la dura legge di Bering. Martedì 6 luglio i figli accudiscono il papà al capezzale dell'ospedale che si chiama Anchorage. Martedì 13 luglio il povero capitano soccombe alla battaglia e muore: blitz a New Orleans per un funerale in stile jazz. Martedì 20 luglio gli altri membri degli altri equipaggi ricordano il caro estinto. Martedì 27 rieccoci nella tempesta: i sopravvissuti ricordano ancora il capitano ma le acque procellose dell'Alaska già preannunciano nuove avventure. Fine della stagione numero 6, Deadliest Catch vi dà appuntamento all'anno prossimo.
Scandalo? Era stato lo stesso capitano a chiedere che le telecamere non si fermassero di fronte alla malattia e alla morte: "Ogni storia" diceva "deve avere un inizio, un centro e una fine". E possibilmente, devono avere pensato i maghi della tv, anche un dopo. Jack e Harris, i figli, dicono che vogliono tornare presto in mare per disperdere le ceneri dell'amato papà. Altro che pesca miracolosa: chissà quante puntate riusciranno a tirarci su.
La morte va in onda sul reality In America cade l'ultimo tabù - Repubblica.it
vi sembra giusto che al giorno d'oggi la tv si spinga così tanto all'eccesso? per me no. oppure oggi è un fatto "normale" in cui non ci sono quasi più tabù e ristrettezze di ogni tipo, soprattutto in tv dove il trsh regna sovrano