NAPOLI - Un'esecuzione in diretta. Quindici minuti di telecamere su un vicolo di Napoli. E, dentro, centoventi secondi di puro terrore: un camorrista giustiziato con tre pallottole tra la nuca e la schiena dinanzi al passaggio di clienti in un bar. Un regolamento di conti, consumato nel ventre della città antica, sotto la luce del sole, tra ragazzi che tornano da scuola, madri a spasso con figlie adolescenti, uomini corpulenti che ciondolano in strada, giovanotti sovrappeso che perdono tempo e soldi alle slot machines del retro del bar.
Ma la sequenza più agghiacciante, se possibile, comincia dopo l'omicidio: quando i passanti eludono il cadavere come un ingombro, lo evitano come una carta sporca sul marciapiedi. Raggelante il gesto di una donna che passa, solleva la salma per il colletto della camicia bianca, si piega su di lui quasi a fissargli i lineamenti per vedere se ne riconosce un volto familiare. E poi, sempre con la shopping a tracolla sulla spalla sinistra, lo lascia cadere, come un sacco insanguinato. No, non era colui che temeva.
Il filmato viene diffuso dal pm Sergio Amato e dai carabinieri di Napoli per lanciare un appello al riconoscimento, anche in forma anonima, dei due sicari.
E' l'11 maggio scorso, sono le 15.45, al rione Sanità. L'occhio elettronico installato da un esercente privato inquadra l'uscio dell'"Antica Caffetteria" di via Vergini, il rione anticamente abitato da religiosi e attraversato da ritualità millenarie. Un'altra telecamera è interna e registra invece ciò che avviene tra la cassa, il bancone e il buio corridoio dove sono sistemate le slot machines. All'esterno del bar, ecco la vittima designata del raid di morte: in piedi, sulla soglia del negozio, si poggia ad un box in vetro che contiene i giochi per bambini, è il rapinatore e fedelissimo del clan Misso, Mariano Bacio Terracino. Cinquantratré anni, noto svaligiatore di caveau miliardari, campione della banda del buco già nei primi anni Ottanta, è stato inoltre accusato dell'omicidio di uno dei boss Moccia, ma poi assolto in secondo grado. Si dice che avesse avuto una relazione con la moglie di un luogotenente di camorra. Due ottimi moventi, questi ultimi, ad armare la mano dei vendicatori delle cosche: anche a distanza di decenni.
Sono le 15.40, inizio del film. Bacio Terracino appare assorto nei suoi pensieri, non sembra avere timori, fuma e sta con il cellulare spesso attaccato all'orecchio. Intorno a lui, il ritmo brulicante del vicolo che non può sapere che sta per assistere ad una scena di morte.
Entra la famiglia di cingalesi, madre e tre bambini con grembiuli e zaini, che scelgono i gelati Motta proprio a un metro dall'imminente bersaglio dell'esecuzione. Entra e resta a lungo davanti a lui un giovane padre con la t-shirt a righe e la sua bambina bionda che stringe una busta di papatine Fonzies, e dopo lo costringe a comprargli anche le caramelle. Osserva passivamente la scena anche il contrabbandiere di sigarette con il suo trabiccolo carico di "bionde" di provenienza russa e polacca. Alle 15.49 arriva lo "specchiettista", il complice che ha il compito di indicare la vittima al sicario. Stempiato, jeans chiari, camicia sciolta fuori dai pantaloni, è un giovane sui trentacinque anni che sosta per due lunghi minuti accanto a Bacio Terracino: evitando di essere guardato negli occhi. Poi, compie il gesto convenuto: lo sfiora, si guarda l'orologio e va via. Il killer, che attende da qualche parte, ora entra in scena. Cappellino da baseball nero con la visiera a coprirgli gli occhi, giubbotto bomber leggero verde, le mani in tasca.
Arriva alla destra del suo bersaglio, ma c'è una signora che gli si para davanti: capelli neri, indossa una maglia con vistose righe viola, sta cercando qualcosa nella borsa, si pianta sul marciapiedi tra i due. Non può sapere di avere sfiorato la morte: si è piantata, in quel pomeriggio di primavera, proprio sulla traiettoria di un killer. L'assassino allora svicola nel bar, va fino in fondo con passi a scatti, raggiunge nervoso il retrobottega, come si vede dalla telecamera interna.
Poi esce ed ecco filmato, dall'occhio elettronico che sta in strada, l'esecuzione quasi in primo piano: l'ignoto omicida arriva alle spalle di Bacio Terracino, gli punta la canna della pistola sulla nuca. La vittima ha solo un secondo per girarsi, ma con le gambe incrociate e il bacino poggiato non può avere alcuno scatto né scappare. Resta impietrito con la sigaretta tra l'indice e il medio. Il primo colpo lo fa inginocchiare, il secondo e il terzo lo fulminano sul marciapiedi. Cade carponi. Muore subito. Scappa l'uomo biondo con la bambina della patatine Fonzies stretta al suo petto, va via il contrabbandiere, che ritornerà dopo pochi secondi a sollevare l'intero banchetto con la merce esposta. Scappa la signora con la maglia vistosa viola che ha capito di avere incrociato un killer e la sua vittima. Dentro, nel retrobottega, si nascondono cinque clienti. Due donne anziane urlano, e una di loro si copre gli occhi e le orecchie con le mani. La telecamere inquadra Bacio Terracino a terra, poi, dopo pochi secondi, i passanti riprendono ad uscire e lo scansano con i piedi. La vita, con i suoi ordinari intervalli di terrore, riprende.
Le reazioni. Walter Veltroni, membro della Commissione nazionale antimafia, dichiara: "Le immagini del video dell'assassinio di camorra avvenuto a Napoli sono agghiaccianti. Cosa altro deve succedere
perché la politica e le istituzioni si rendano conto che la lotta ai poteri criminali è l'assoluta emergenza di questo Paese?
Così la camorra uccide a Napoli in un video l'omicidio del boss - cronaca - Repubblica.it