CALAIS - Su uno striscione si legge: «We need shelter and protection» («Abbiamo bisogno di uno scudo e di protezione»). Su un altro: «The jungle is our home, please don't destroy it» («La giungla è la nostra casa per favore non distruggetela»). Appelli e speranze. Lacrime e resistenze. Perché alla fine la Giungla è stata sgomberata. Cioè quella striscia di terra vicino a Calais, in Francia, occupata dagli immigrati alla ricerca di una vita migliore. E che in molti casi, se non in tutti, è rappresentata da quel Paese al di là della Manica. L'Inghilterra. Ma la polizia d'oltralpe ha avuto il mandato di fare un giro di vite. Soprattutto contro quell'occupazione abusiva. E gli occupanti di quelle tende azzurre che in qualche maniera ricordano i campi profughi. Quasi 300 persone sono state fermate. Ammanettate e schedate. Di questi 132 sono minori.
IL GOVERNO- Lo sgombero è stato progettato, pensato, e alla fine eseguito. A tirare le fila il ministro dell'Immigrazione Eric Besson. È stato lui fin dalle prime ore del mattino a confermare l'operazione, già annunciata da diversi giorni. «È una base per i trafficanti di persone», ha spiegato. E se lunedì c'erano 250 clandestini, dopo meno 24 ore se ne contavano 278. Tutti fermati. Sono per lo più afgani e iracheni. E l'interrogativo è sempre lo stesso: «Ma noi dove andremo a vivere?». Gli agenti non rispondono. Spingono. Esortano. «Muovetevi, andiamo». Oltre a decine di camion della polizia, sul posto ci sono anche centinaia di volontari di associazioni umanitarie e di militanti dell’organizzazione «No Border». Anche loro hanno gli striscioni.
http://www.corriere.it/esteri/09_set...4f02aabc.shtml