Trent'anni in Italia, rischiava il rimpatrio
Una donna tunisina di 49 anni, ospite del C.i.e., il Centro di indentificazione ed espulsione di Ponte Galeria a Roma, si è suicidata. Il corpo, rende noto la Croce Rossa Italiana che gestisce il Cie, è stato trovato giovedì mattina intorno alle 6,45. Mamouni Mubraka è stata rinvenuta esanime nel bagno vicino alla sua stanza. La donna, in Italia da trent'anni, era gravemente ammalata, ma soprattutto atterrita: mercoledì «le avevano annunciato che sarebbe stata rimpatriata in Tunisia» sostengono le compagne del centro, alle quali aveva detto «Io là non ho più nessuno». Nel centro di Ponte Galeria era entrata il 24 aprile scorso. Il garante regionale dei detenuti Angiolo Marroni accusa: «Ormai il Cie, per come è strutturato, propone condizioni di vita peggiori di quelle di una normale detenzione presso gli istituti penitenziari».
SOCCORSI INUTILI - «All'alba di oggi - rende noto Claudio Iocchi, direttore del comitato provinciale della Cri di Roma - un grave lutto ha colpito il Cie di Ponte Galeria. Purtroppo alle 6,45 il medico della Cri in servizio presso il Cie, chiamato d'urgenza dai nostri operatori, non ha potuto far altro che constatare la morte di M.M., cittadina tunisina di 49 anni, ospite del centro dal 24 aprile scorso. Il decesso è avvenuto per suicidio».
La Croce Rossa si dice «profondamente addolorata per la scomparsa di M.M. dovuta ad un gesto di cui nessuno aveva avuto sentore, nemmeno le sue compagne di stanza». Del resto, conclude il direttore Iocchi «l'ospite non aveva mai dato segnali in tal senso, né era stata sottoposta a qualsivoglia tipo di cure farmacologiche né psicologiche».