04 marzo 2009
Tribunale penale internazionale oggi ha emesso un mandato d’arresto per il presidente sudanese Omar Hassan al-Bashir per crimini contro l’umanità e crimini di guerra in Darfur. L’accusa di genocidio non è stata accolta.Il mandato d’arresto, che potrebbe innescare altri disordini nella martoriata regione, fa di Bashir la figura di più alto profilo perseguita dal Tribunale dell’Aia dalla sua istituzione nel 2002. Bashir, che respinge le accuse, è ritenuto responsabile di avere orchestrato una campagna di violenza nella regione del Darfur, nel Sudan occidentale, a partire dal 2003. Il procuratore capo del Tribunale Luis Moreno-Ocampo ha detto che 35mila persone sono state uccise e almeno altre 100mila sono morte per fame e malattia.
È la prima volta che il tribunale internazionale processa un capo di Stato in carica. Bashir è alla guida del Sudan, dal colpo di Stato militare del 30 giugno 1989.
«Il mandato d’arresto emesso dalla Corte penale internazionale nei confronti del presidente, Omar al-Bashir, rappresenta una nuova forma di colonizzazione». È la prima reazione ufficiale del governo di Khartoum alla decisione della Corte dell’Aja di richiedere l’arresto di al-Bashir per crimini di guerra e contro l’umanità in relazione ai massacri compiuti nella regione del Darfur. Stando alla Tv satellitare “al-Arabiya”, sulla vicenda è intervenuta anche l’Unione Africana secondo cui questo mandato d’arresto «può minare la pace nella regione». Intanto a Khartoum è in corso un’imponente manifestazione in segno di solidarietà con il presidente sudanese