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akaboe
Cinquanta ristoranti controllati in due mesi, dieci chiusure (temporanee), decine di multe, una quindicina di denunce penali: è l'operazione «Mangia sicuro a Milano». Fitto il calendario di lavoro: blitz in 2.300 tra ristoranti, bar, take away, entro l'anno. Italiani ed etnici, senza distinzione. Oltre a ispezioni su segnalazione dei cittadini. Progetto promosso dal Comune e dalla Asl di Corso Italia, come primo passo concreto verso l'Expo 2015, dedicato proprio all'alimentazione. Per tentare di invertire quel trend di intossicazioni, infezioni alimentari e avvelenamenti, registrato in costante crescita dai servizi epidemiologici cittadini negli ultimi anni. E controlli significa prevenzione. Le due istituzioni pubbliche mettono in campo una task force specializzata: vigili dell'Annonaria, medici igienisti e veterinari. Che è, poi, la novità dell'operazione. È la prima volta, infatti, che i veterinari, addetti normalmente alla vigilanza e al controllo di macellerie, gelaterie, grossisti e supermercati, di tutti i luoghi dove avviene cioè la vendita diretta di derivati animali (carne, pesce, latte e uova), mettono piede nelle cucine dei ristoranti e nei laboratori di preparazione.
MILANO - Il «cinese» dietro al Duomo aprirà alle 10.30. I sei uomini della task force «Mangia sicuro» decidono nell'attesa di anticipare il blitz in un vecchio ristorante milanese poco distante. È nella mappa di quelli da controllare in centro. Si pensa a una routine. Il locale ha buona fama. Sono le 9. Alle 14 vigili e veterinari non hanno ancora finito di scrivere i verbali: sequestrati 200 chili di carne e pesce. Non solo perché scaduta da mesi. Tonni, carré d'agnello, seppie, filetti, quarti d'animale e chilometriche file di salsicce sono stati scongelati e ricongelati più volte. Sopra, al piano terra, il locale è perfetto. I menù sui tavoli vendono l'illusione che il filetto sia freschissimo. Come il tonno, preso dai grossisti dell'Ortomercato alle 5 del mattino. Manca ogni riferimento a prodotti «congelati» (dimenticanza che si tradurrà in denuncia penale per tentata frode).
Anche le cucine avevano quasi passato la prova. Ad aprire le cateratte è stata la domanda: «Dov'è la merce?». Ed ecco, là sotto in due minuscole cantine, dal vecchio congelatore-pozzetto per gelati, privo di termometro e strabordante di brina, spuntare una montagna di prodotti congelati. Claudio, uno degli inflessibili vigili dell'Annonaria, spalanca il freezer più nuovo, ci entra dentro e non uscirà finché non l'avrà vuotato. Anche qui è tutto scaduto, senza etichette, ricongelato. Angela, la collega, fotografa, annota, fa le somme. E poi la ciliegina: un grosso contenitore di senape, riempito fino all'orlo di «raghu» di pesce. Sufficiente a sfamare un esercito. Odora di rancido e ammoniaca nonostante sia surgelato. I titolari scaricano sul direttore del locale. Mentre il ristorante si riempie e all'una non c'è un solo tavolo libero. Le cameriere (in regola, almeno questo), tutte straniere, corrono e sorridono da un cliente all'altro.
Mentre sul locale si abbattono multe, denunce penali, distruzione della merce in parte immediata con litri di candeggina versata sulla carne, altra sarà distrutta dopo l'intervento del magistrato. La task force non infierisce. I controlli devono tutelare il consumatore, spiegano Mario il veterinario e Mario il capo dei ghisa in borghese, «ma soprattutto sensibilizzare, creare cultura, fare prevenzione». Questo ieri, in centro. Un replay di quanto visto in Sarpi e al Ticinese e il giorno prima, al quartiere Lazzaretto. Nel mirino un locale etnico e uno italiano. Come ogni giorno. Senza differenza alcuna. Il primo chiuso, dopo l'ispezione. Non solo per gli scarafaggi che correvano nella cucina (con il pavimento tanto unto e sporco che rimanevano le impronte), ma anche per il deposito, nascosto sotto una botola, e utilizzato insieme come spogliatoio, frigorifero, ufficio. Il giovane ai fornelli, impegnato a sfornare pane azimo e a impilarlo in anti-igienici sacchetti della spesa, non capisce. Forno? Pulito, pulitissimo. Ripete. Mentre i sigilli vengono posti ai bidoni neri della spazzatura usati come contenitori per litri di lievito madre, con un centimetro di muffa attorno. Multe anche al secondo locale, italianissimo. Con le celle frigorifero nella cantina-spogliatoio. E budini e dolci cremosi e torte e biscotti lasciati in bella vista senza riparo, per ore, in attesa degli avventori della pausa pranzo. La cucina va ripristinata è il consiglio. «Tra un anno vado in pensione», la risposta. Come dire, faccio prima a chiudere.