Lungo la statale del Caffaro, sulle montagne della Val Sabbia che guardano il lago di Garda, i mostri hanno il volto e i nomi degli amici di sempre, gli stessi con cui si va a scuola e si divide il banco. Chiara, 14 anni appena compiuti, si fidava dei suoi «compagni», tanto da seguirli senza paura a una festa privata. Musica, alcol e «qualche spinello» per ingannare un uggioso sabato di dicembre in cima alla valle, troppo lontana da Brescia e dalle sue discoteche per chi viaggia ancora in motorino e non ha la patente. «Che male c'è a divertirsi un poco, a ballare e bere per una sera...», ha ripetuto alle altre ragazze della piazza prima di imboccare la via della festa. Chiara non immaginava che il branco era in agguato, nascosto tra i suoi stessi amici, quelli conosciuti alla fermata del bus o bevendo una «birretta» al bar del paese. Così la festa è diventata inferno in un attimo. Chiusa in una stanza, violentata per ore da chi l'aveva invitata facendola sentire «più bella e considerata delle altre». Il branco avrebbe anche immortalato gli abusi sui telefonini: fotografie e filmati mandati via mms agli amici del pub per farsi grandi. All'alba, spenta la musica, solo lacrime e la rabbia di una ragazzina ferita nel corpo e nell'anima. Chiara ha raccolto la borsa, si è chiusa la porta dietro le spalle e ha chiesto aiuto alla madre, che l'aspettava sveglia a casa. La corsa in ospedale, giù per la valle fino a Gavardo. Quando i medici l'hanno visitata non hanno avuto dubbi e immediatamente hanno segnalato la violenza ai carabinieri di Salò. Chiara, però, non ha voluto parlare della festa, dei suoi amici e della violenza subita. «Era scossa, come se avesse cancellato tutto per non stare male», spiegano i carabinieri.
Domenica pomeriggio i primi arresti per sequestro di persona e violenza: 4 ragazzi, tutti con un'età compresa tra i 14 e i 17 anni, sono finiti al carcere minorile Beccaria di Milano. Almeno altri 5 giovani sarebbero coinvolti nello stupro, ma non potranno essere perseguibili dalla legge perché hanno meno di 14 anni. Al branco gli investigatori sono arrivati grazie alla madre di Chiara, che parlando con le amiche ha ricostruito attimo dopo attimo il sabato sera della figlia, dall'aperitivo in piazza alla festa privata in casa di un conoscente. Ad incastrare i giovani aggressori sarebbero state le fotografie scattate durante la violenza e lasciate sulla memoria dei telefonini come un trofeo. Gli investigatori, però, non escludono nuovi provvedimenti nelle prossime ore. I magistrati, infatti, stanno valutando la posizione di altre tre persone che erano presenti alla festa e conoscevano bene la vittima.