Sono le tecnologie che cambiano le generazioni o forse sono le generazioni che cambiano le tecnologie? La domanda richiederebbe una lunga analisi, al termine della quale non si sarebbe giunti da nessuna parte. Sappiamo solo che le generazioni cambiano e le tecnologie pure.
Oggi l’informatica è alla portata di tutti ed è facile riuscire ad avere accesso a miriadi di informazioni. Alcune menti ci hanno lavorato sopra e hanno creato delle tecnologie in grado di stimolare uno dei bisogni primari degli esseri umani: la socializzazione.
Purtroppo, come per qualunque cosa, nel caso di alcune persone questa “socializzazione di massa” sta coinvolgendo TROPPO. Sempre più spesso si sente parlare di gente che non lavora più perché “passa troppo tempo chattando” oppure “facendosi i fatti degli altri su Facebook”. Il fenomeno è preoccupante, considerando che molti miei clienti mi chiedono sempre più spesso di “bloccare l’accesso a Messenger” o “impedire che l’utente possa andare su Facebook”.
Ma cosa sta effettivamente succedendo? Televisione, pubblicità e spot radiofonici cercano di convincerci che siamo speciali. Abbiamo il diritto naturale di avere un’automobile speciale, un computer speciale, un vestito speciale, un profumo speciale, un fisico speciale. I media ci mostrano un mondo in cui tutti cercano solo di fregarci e i sindacati cercano di difendere dei diritti che spesso non abbiamo o che non meritiamo più. Pian piano, nel corso degli anni, abbiamo iniziato a convincere noi stessi e a sentire uno smisurato bisogno di convincere anche gli altri del fatto che, in effetti, siamo davvero al centro del mondo. Il “bisogno di accettazione” è primario rispetto a tutto il resto e se la tecnologia ci fornisce strumenti per semplificarci la vita, abbiamo il dovere di usarli. Avere tanti amici è, di solito, sintomo di simpatia e gradevolezza, di essere accettati dalla comunità.
“Hai tanti amici su Facebook? Allora sei una persona trendy!”. Peccato, però, che molti di loro li hai a malapena visti una volta e magari non saresti neanche in grado di dire il loro nome se li incontri per strada.
“Passi la giornata in chat? Wow, devi avere molti amici!”. Peccato che poi, però, questo potrebbe pregiudicare la tua vita sociale VERA, quella che va al di fuori del computer.
Uno strumento tipo Facebook può essere utile per tenersi in contatto con persone che altrimenti si rischia di perdere di vista, per ritrovare vecchi amici o gente di cui si sono perse le tracce da anni. Passare la vita al suo interno solo per vedere la vita degli altri è da falliti.
Sempre più spesso, purtroppo, vedo gente che passa la giornata (e la notte!) solo a fare questo. Vivono con un computer tra le mani, meglio se portatile, e trascurano le attività della vita reale per passare il proprio tempo davanti a questi sistemi di social networking. Cosa fanno? Guardano le foto degli amici, gli amici degli amici, il loro stato, si informano su cosa hanno fatto e su cosa fanno, cercano di carpire esperienze altrui e di farle proprie. Alcuni non spengono neanche il computer, di notte, per averlo sempre a portata di mano. Lo scopo? “Beh, se mi sveglio e non riprendo sonno almeno ho qualcosa da fare”.
Questo atteggiamento è gravissimo in quanto si rischia di compromettere quella che è la propria socialità vera: se ti chiedo di uscire o di fare due chiacchiere, non vale la pena di spegnere il computer e fare delle attività REALI, di fronte a una o più persone in carne ed ossa?
Il paradosso, inoltre, si ha quando una persona decide di non uscire con gli amici per restare a chattare su Messenger. Insomma, strumenti di “social networking” che rischiano di rendere asociali i propri utenti. Qualcosa non funziona.
Ci sono persone che si immedesimano talmente tanto da assimilare quello che leggono, convincendosi (o cercando di convincere gli altri) di aver vissuto alcune delle esperienze che vedono nelle foto di Facebook o che sentono raccontate dai propri amici su Messenger. Spesso vengono scoperte, in quanto non puoi aver vissuto quell’esperienza di cui mi stai parlando se hai passato l’intera giornata davanti al computer.
Il fenomeno è quindi preoccupante e ci sono intere schiere di persone che si stanno facendo “prendere” da queste nuove tecnologie. Forse finirà come tutte le mode, verrà tutto abbandonato e il fenomeno si ridimensionerà a dovere. Nel frattempo, però, è bene non esagerare e ricordare che ogni essere umano è speciale, in quanto è unico. Non cerchiamo solo di uniformarci al mondo, poiché il mondo è bello e vario proprio perché ognuno di noi ha un universo al suo interno. Esatto, al suo interno, non sul suo stato di Facebook.
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