Fanno timbrare da collega: cacciati
Genova, licenziati 8 operai Trenitalia
Otto dipendenti Trenitalia sono stati licenziati a Genova, dopo essere stati scoperti mentre si facevano timbrare il tesserino da un collega. Lavoravano tutti presso il deposito di piazza Giusti nel quartiere genovese di San Fruttuoso. Ognuno di loro ha ricevuto l'avviso di licenziamento con decorrenza immediata. La notizia è stata ha anticipata dal Corriere Mercantile.
Secondo la ricostruzione dei colleghi, gli otto operai avrebbero dovuto finire il turno di lavoro alle 14, ma avrebbero accettato di rimanere a lavorare per un intervento di manutenzione fuori programma, terminando poco prima le 16. A quel punto, sette di loro sono corsi negli spogliatoi ed hanno lasciato i tesserini al collega con l'incarico di timbrarli. Il motivo di tanta fretta sarebbe stato prendere un treno per tornare a casa.
Il collega è stato però scoperto dal capo reparto che ha sequestrato i tesserini ed il giorno successivo ha informato la direzione di Trenitalia. Gli otto dipendenti hanno cercato di spiegare di essersi assentati solo qualche minuto prima della timbratura del cartellino, inviando anche la relazione di servizio per il lavoro straordinario svolto. Ma non c'è stato nulla da fare: licenziati in tronco.
Parla Trenitalia
Il licenziamento adottato da Trenitalia nei confronti di otto operai della Divisione passeggeri della Liguria è giunto "al termine della procedura prevista dall'articolo 7 dello Statuto dei lavoratori e dal contratto collettivo nazionale delle attività ferroviarie". E' quanto afferma Trenitalia in una nota, sottolineando che "la grave violazione accertata rappresenta una palese rottura del rapporto di fiducia che deve necessariamente intercorrere tra datore di lavoro e dipendente". "Trenitalia ha provveduto - prosegue la nota - in conformità con il Contratto e come quindi avviene in qualunque altra azienda pubblica o privata, ad adottare la sanzione disciplinare prevista".
Critici i sindacati
I sindacati non ci stanno e annunciano di aver già impugnato l'atto presso il Tribunale civile del lavoro. "E' stata una leggerezza, hanno sbagliato e sicuramente andavanopuniti, ma il provvedimento è sproporzionato, inadeguato", spiega Fabrizio Castellani, responsabile del settore ferrovieri della Filt-Cgil: "tra le motivazioni non c'è il dolo o la truffa perchè il fatto di aver fatto timbrare il cartellino dal collega per loro è assolutamente ininfluente dal punto di vista emolutivo". "Tra l'altro - conclude Castellani - alcuni di loro hanno 28-29 anni di anzianità e due di loro sono anche monoreddito".