Assaporate ogni singola parola di questo magistrale articolo
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IL COMMENTO
Natascha, una vita sospesa
di UMBERTO GALIMBERTI
Non buttiamoci in modo voyeuristico sul caso di Natascha, la ragazza
austriaca rapita a dieci anni e liberatasi a 18 dalla sua prigionia.
Cerchiamo invece di capire dalle sue dichiarazioni ciò che la sua
storia drammatica può rivelare a ciascuno di noi in ordine a quel che
si muove nei meandri segreti e sconosciuti della nostra psiche. Il
suo corpo oggi pesa 42 chili quanto il giorno del suo rapimento a
dieci anni. E siccome il corpo è il più significativo tra gli
indicatori psichici, al di là della possibile malnutrizione, dobbiamo
pensare che il suo corpo ha registrato l'avvenuta sospensione della
vita in quella stanza di due metri per tre dove Natascha ha passato
il suo tempo leggendo.
Ascoltandola traspare tutta la cultura accumulata.
L'intervistatore della tv austriaca, Worm, ha dichiarato: "Sembrava
di parlare con una laureata dalla volontà invincibile". Quindi con
una ragazza non mentalmente degradata dalla prigionia, ma educata
dalla lettura, che le ha dato eloquio, metafore, connessioni logiche
ed educazione del cuore. Primo insegnamento: la cultura educa anche
in situazioni parossistiche ed estreme, e la volontà si forma non
tanto nell'abbondanza e nella gratificazione, quanto nella privazione
e nella determinazione sostenuta dal progetto (nel suo caso la
conquista della libertà).
Del suo rapitore che si è suicidato parla con rispetto: "Nessuno si
deve togliere la vita". Non lo accusa: "Perché non è qui per potersi
difendere". Afferma che: "faceva parte della sua vita quotidiana,
negli ultimi anni cucinava per lui e spesso con lui guardava la
televisione la sera". A proposito di questo rapporto in molti hanno
parlato di "sindrome di Stoccolma" con riferimento all'ostaggio che
si innamora del suo rapitore.
Niente di più falso. Se avete esperienza di bambini maltrattati e
chiedete loro un giudizio sui loro genitori, immancabilmente questi
vi risponderanno che i loro genitori sono buoni. Perché se così non
fosse e se il bambino così non pensasse, si vedrebbe preclusa ogni
possibilità di vita.
E allora le forze della vita, anche nelle più terribili condizioni,
dipingono un quadro accogliente al di là di ogni dato di realtà, per
poter continuare a vivere.
Ne deriva un secondo insegnamento: Natascha a dieci anni si è
comportata come i bambini maltrattati. Ha negato la terribile realtà
dipingendosela come accettabile, per poter sopravvivere. Anche i
deliri, con cui gli psichiatri definiscono la negazione della realtà,
in certe circostanze sono indispensabili per continuare a vivere.
L'intervista si è svolta nell'Ospedale Generale di Vienna dove la
ragazza, mai visitata da medici durante la sua prigionia, è
sottoposta a controlli per problemi di cuore. Non sappiamo se a
seguito della denutrizione o come effetto dello stress da
liberazione. Ma in senso metaforico il cuore di Natascha sembra
sappia far risuonare tutte le corde del sentimento invece di quelle
del ri-sentimento.
Sentimento di rispetto per il suo rapitore, sentimento di attesa
serena per l'incontro con i suoi genitori, sentimento di speranza e
di aiuto per tutte le giovani vittime del crimine a cui Natascha
destina tutti i ricavi per la vendita all'estero dei diritti
dell'intervista (rilasciata gratuitamente alla televisione
austriaca).
Di qui il terzo e ultimo insegnamento: se in tutte le ingiustizie,
anche le più terribili che ci possono capitare nella vita, occupiamo
il nostro cuore con il sentimento e non col risentimento, allora il
nostro cuore davvero ci aiuta a vivere, perché il sentimento è una
forza potente, mentre il risentimento risucchia la forza e
rattrappisce l'anima.
Se evitiamo la curiosità morbosa e il voyeurismo, Natascha, proprio
col dramma della sua adolescenza negata, oggi ci ha raccontato una
storia bellissima da cui possiamo solo imparare come si fa,
nonostante tutto, a vivere.
(7 settembre 2006)