Era cominciato come un gioco erotico. Poi quelle fascette di plastica strette attorno al collo, sempre di più, sempre più strette. Questa la fine atroce di Lavinia Simona Ailoaiei, romena, 18 anni compiuti a luglio e un nickname su un sito Internet: «Dora». E proprio tramite web l’aveva contattata appena tre giorni fa il suo assassino, Andrea Pizzocolo, ragioniere 41enne di Arese, con una convivente e una bambina di 5 anni. Dopo aver ucciso la 18enne, l'uomo l'ha abbandonata in un campo di mais, nuda, con soltanto una salvietta sul volto. La salvietta che ha permesso agli inquirenti di incastrarlo in meno di 12 ore.
NEL MOTEL - Il primo incontro era avvenuto mercoledì in casa di Pizzocolo ad Arese, approfittando del fatto che la compagna era in vacanza con la bambina. A quanto riferito dall'avvocato d'ufficio di Pizzocolo, Angelo Farina, del foro di Lodi, i due avrebbero praticato del bondage e la ragazza avrebbe notato su una mensola un sacchetto pieno di fascette stringicavo in plastica, che il 41enne usava per lavoretti in casa. I due si sono dati un secondo appuntamento venerdì sera, in un motel, e la ragazza stessa, sempre quanto riferito dal legale, avrebbe suggerito al 41enne di portare con sé le fascette.
SOFFOCAMENTO - Secondo la ricostruzione della squadra mobile di Lodi, Pizzocolo e la sua vittima si sono incontrati al motel «Moon» di Busto Arsizio. Una serata di sesso spinto, con lui che le lega due fascette da elettricista al collo, una dopo l'altra, e le stringe. Troppo. La ragazza comincia a dare segni di soffocamento, ma il suo partner non si ferma. Agli investigatori ha raccontato di non essersi reso conto che lei stava morendo, ma il procuratore di Lodi Vincenzo Russo è convinto che non sia così: «Sapeva bene come funzionano quelle fascette e che una volta strette non è più possibile allentarle, eppure non si è fermato». Per questo sul 41enne, incensurato se si escludono piccoli precedenti per detenzione di marijuana, adesso pesa l’accusa di omicidio volontario.
STUPRO SUL CADAVERE - E non solo. Perché dal motel di Busto Arsizio l'uomo si è spostato in auto in un altro albergo, nel Lodigiano, il Motel «Silk» di San Martino in Strada, portando con sé la ragazza, non è chiaro se viva oppure già morta (gli investigatori propendono per la seconda ipotesi). Pizzocolo si è presentato da solo alla reception alle 5 del pomeriggio, poi ha portato dentro la macchina attraverso la saracinesca: avrebbe quindi potuto portare in spalla la ragazza fino alla camera, senza essere visto da nessuno. Alla polizia Pizzocolo ha confessato di avere avuto un nuovo rapporto sessuale quando lei era già morta, gesto che gli costa anche la contestazione di atti osceni su cadavere.
LASCIATA IN UN CAMPO - Alla fine l’uomo ha caricato di nuovo la ragazza morta sulla sua auto, si è avventurato in mezzo alla campagna e l’ha abbandonata vicino a un campo di mais, dove qualche ora dopo è stata trovata da un agricoltore. Era nuda e sul volto aveva una salvietta bianca. È bastata quella piccola traccia, alla polizia di Lodi, per incastrare l'assassino. Grazie a una minuscola sigla i poliziotti hanno capito che l'asciugmano era di quelli usati nei motel, verificato in quali alberghi della zona venisse usata biancheria di quella ditta, fino ad approdare al motel «Silk». Alla reception hanno chiesto informazioni sui clienti degli ultimi giorni, in cerca di eventuali stranezze. E la testimonianza su un uomo che era andato da solo al desk, dicendo di aspettare una persona, e poi si era allontanato di nuovo da solo, spiegando che la persona non era arrivata, ha destato i sospetti degli investigatori.
LE TRACCE - Nella sua stanza, ancora non ripulita, sono state trovate piccole macchie di sangue e capelli lunghi chiari nella vasca da bagno. Di qui la decisione anche un po' azzardata di perquisire, in piena notte, la casa dell’uomo che aveva affittato la stanza. Nell’abitazione di Arese a Pizzocolo i poliziotti sono arrivati poco dopo la mezzanotte di sabato. E hanno scoperto una busta di fascette da elettricista identica a quelle trovate sul cadavere. Il sospettato è stato portato in questura e dopo quattro ore di interrogatorio ha confessato. Ora l’autopsia servirà a dare ragguagli ulteriori, mentre la polizia non smette di indagare e cerca nuovi riscontri. Intanto questura e procura vorrebbero anche scoprire qualcosa di più della ragazza uccisa. Di lei restano solo un tesserino di identità della Repubblica Romena, una pochette e tre telefoni cellulari. Sono stati ritrovati dagli agenti in un sacco di plastica, dentro un cassonetto dell’autogrill di Muggiano Est sulla tangenziale ovest, dove Pizzocolo li aveva gettati mentre tornava a casa, una volta abbandonata nei campi la sua giovanissima vittima, di cui non conosceva neppure il nome.
FONTE:Uccisa e abbandonata nuda nei campi L'assassino ha confessato: «Gioco erotico» - Milano