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Argentina e Brasile, questa volta avete perso. La storia di una maledetta serata

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    Predefinito Argentina e Brasile, questa volta avete perso. La storia di una maledetta serata

    By Andrea Bracco on 13 dicembre 2012




    Sangue sui muri dello spogliatoio del Tigre.

    Come poteva finire?
    Se ce lo avessero detto ieri pomeriggio, non ci avremmo creduto. Schiaffi, calci, pugni, minacce, addirittura due pistole.
    San Paolo – Tigre è l’indegno epilogo di una competizione magnifica ome laSudamericana, importantissima dal punto di vista mediatico e di risultati, tanto da essere ben separata dalla Libertadores perchè entrambe le manifestazioni meritano la massima attenzione da parte di tutti.

    La premessa dev’essere una sola: qualsiasi cosa sia successa in quel maledetto quarto d’ora, le federazioni di Argentina e Brasile dovrebbero fare ammenda per il modo in cui è stato gestito l’episodio soprattutto in queste ore, dove tutti si aspettano di sapere il perchè dell’accaduto ed in tutta risposta devono leggere uno scambio di pesanti accuse reciproche che – se possibile – fanno ancora più male al calcio sudamericano rispetto alle botte di questa notte.
    Tutto è iniziato tre giorni fa. I giocatori del Tigre sono stati “ricevuti” a San Paolo da una delegazione di tifosi del Tricolòr che tutte le intenzioni avevano tranne quella di dare il benvenuto ai “gringos“; poco dopo, il Matador è stato trasferito in hotel su un bus poco adatto alle esigenze della società, bersagliato da pietre e bottiglie per quasi tutto il tragitto. Con i nervi a fior di pelle, Gorosito ed i suoi ragazzi si apprestavano nella mattinata di mercoledì alla seduta di rifinitura che avrebbe dovuto svolgersi al Morumbìma che non ha mai avuto luogo. “Il Morumbì oggi è chiuso, stiamo sistemando il campo per stasera”, si sono visti rispondere, increduli. Per non parlare del prepartita, dove i famigliari dei giocatori del Tigre sono stati fermati all’ingresso per oltre mezz’ora e i ragazzi di Gorosito si sono visti negare perfino il riscaldamento. Insomma, tutto lasciava presagire ad un finale scoppiettante soprattutto se il San Paolo avesse impiegato poco ad incanalare la partita sui binari giusti.
    Quando l’arbitro Enrique Ossès fischia la fine del primo tempo il tabellone luminoso segna la fine del sogno per il Matadòr: il parziale è di 2-0, con Lucas ed Osvaldo decisivi. Nell’uscire dal campo si scatena un accenno di rissa, con protagonisti alcuni brasiliani e il difensore argentino Paparatto, in prima linea anche all’andata quando venne alle mani con un poliziotto. La rissa degenera, prosegue sotto il tunnel fino agli spogliatoi dove le due squadre vengono divise e mandate ognuna al suo posto. Qui cominciano le ricostruzioni poco chiare. I brasiliani dicono che la sicurezza è dovuta intervenire perchè i giocatori del Tigre avevano organizzato una sorta di “spedizione punitiva” puntando dritti verso lo spogliatoio del San Paolo e, di conseguenza, hanno scatenato una reazione a catena che ha portato i poliziotti a manganellare per far rinculare la cavalleria argentina. Ed è qui che escono queste due famigerate pistole. Il portiere di riserva Albil se ne vede puntare una alla testa, volano calci e pugni che lasciano tracce sui muri dello spogliatoio. Il Tigre decide di non rientrare in campo, il San Paolo finge che nulla sia successo ed Ossès, da mediocre personaggio quale si è dimostrato, sospende tutto e se ne lava le mani. A margine, pare che un cameraman abbia ripreso l’intera disputa salvo poi negare il tutto quando è stato convocato per questo fantomatico video.
    Rabbia, sdegno. Ok, ma cosa è successo realmente? A nessuno pare interessare. “Il Tigre è venuto qui solo per picchiare”, dice Rogerio Ceni ai microfoni di GloboEsporte, seguito dal tecnico Ney Franco che pare esserne certo: “Tutta una messinscena del Tigre, codardi e maleducati”. Dall’altre parte sono Gorosito e il suo vice Borelli a parlare: “Hanno spento le luci dello spogliatoio e hanno iniziato a menare. Era un’imboscata.”. “Ho giocato per anni, soprattutto sui campi di periferia – dice invece Borelli, coetaneo e amico delPipo - ma una cosa così, giuro, non l’avevo mai vista”. Galmarini piange: “Ero venuto qui per vincere o arrendermi con onore. Questa era premeditata, ci hanno pure puntato addosso le pistole.”
    La chicca finale la regala il Presidente del San Paolo: “Festeggeremo doppiamente, la nostra vittoria e la fuga degli argentini per evitare la goleada. Il Boca o il River sarebbero tornati in campo, ma le squadre provinciali sono così”. Questa frase spiega molte cose.
    Peccato.

    Fonte: Argentina e Brasile, questa volta avete perso. La storia di una maledetta serata - Calcio sudamericano


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