Qualche mese fa, prima della condanna, più di un commentatore definì il penitenziario che l’avrebbe ospitato «una prigione di lusso» e privilegiate le sue condizioni carcerarie. Ma a quanto sembra Anders Behring Breivik, l'autore delle stragi di Oslo e Utoya in cui morirono 77 persone e per le quali è stato condannato a 21 anni (il massimo della pena previsto dalla giustizia norvegese), non sembra essere d'accordo e recentemente ha scritto una lettera alle autorità penitenziarie del suo paese per denunciare il trattamento ricevuto in carcere. Secondo il detenuto la stretta sorveglianza subita nel penitenziario di Ila, a ovest di Oslo e soprattutto l'accesso limitato al computer sono chiare violazioni dei diritti umani e della Convenzione delle Nazioni Unite sulla tortura.
LIMITAZIONE DELLA CORRISPONDENZA - Nella missiva il trentatreenne spiega che la sua corrispondenza è costantemente censurata e ciò è una palese violazione del diritto di espressione. Il suo avvocato Tord Jordet afferma che il fatto di esser stato completamente isolato è contrario alla legge norvegese e considera «disumane» le condizioni carcerarie del suo assistito: «Dopo che la sua sentenza è stata emessa lo scorso 24 agosto - spiega il legale - a Breivik in pratica è stato negato l'accesso al computer che gli era stato fornito prima della condanna. La sua libertà di parola è stata violata e ciò è anticostituzionale e contro i diritti umani». In realtà le attività di Breivik sono state ulteriormente limitate in prigione dopo che il quotidiano norvegese Verdens Gang la scorsa estate denunciò la fitta corrispondenza tra l'autore delle stragi e gruppi di estrema destra. Nelle lettere spedite ai seguaci il trentatreenne chiedeva di «continuare la lotta» e voleva che i militanti creassero un nuovo gruppo politico chiamato «movimento rivoluzionario conservatore».
Breivik non sta più bene in carcere «Ho un accesso limitato al computer» - Corriere.it