Choc a tavola, taralli fatti con il mangime, La Forestale sequestra 2.700 confezioni
Blitz a Corato, trovata crusca per uso zootecnico in parte infestata dai parassiti. Denunciato il titolare della ditta
CORATO - Mangimi per animali, compresi quelli per i cavalli, usati per preparare i taralli tipici della tradizione pugliese. E’ la scoperta choc fatta dagli agenti del corpo forestale dello Stato nell’azienda Fiore di Puglia di Corato, una delle più note del settore. Ben 2700 confezioni di taralli sospette sono state sequestrate nello stabilimento coratino sulla statale ex 98, perché sarebbero stati prodotti anche con crusca destinata a uso zootecnico. Come se non bastasse, una parte della crusca era anche invasa dai parassiti. La prova dell’utilizzo della crusca per animali nella produzione dei taralli sarebbe arrivata dall’esame delle fatture d’acquisto del mangime, i cui codici coincidevano con quelli del prodotto in lavorazione. Gli agenti della Forestale hanno così bloccato tutti i prodotti già pronti e confezionati che, nel giro di qualche giorno, sarebbero finiti sugli scaffali di negozi e supermercati e, successivamente, sulle tavole di tutta Italia e forse anche all’estero. Saranno ora le analisi dell’Arpa Puglia a dover accertare se i prodotti fossero tossici, oltre che di dubbia qualità e genuinità, e se effettivamente fossero stati impastati utilizzando anche i mangimi.
Intanto il titolare dell’azienda è stato denunciato per vendita di sostanze alimentari «non genuine», commercio di sostanze alimentari nocive e impiego di materie prime di qualità inferiore o invase da parassiti. Il fascicolo, dopo il sequestro dei soli prodotti da parte dei forestali avvenuto il 19 settembre scorso, è finito sulla scrivania del pm Michele Ruggiero che ora dovrà valutare le determinazioni del caso. Non è escluso, a questo punto, che si possa arrivare al blocco a scopo precauzionale dell’intera commercializzazione dei taralli già in vendita in tutta Italia. L’azienda, però, si prepara al contrattacco. «Si tratta di una crusca detenuta, peraltro in quantità minime, solo per assorbire gli oli che derivano dalla produzione dei taralli», spiega l’avvocato Carmine Di Paola, che rappresenta il titolare, Giuseppe Fiore. «E comunque non ci sono ancora analisi che dimostrino la non genuinità e l’eventuale pericolosità dei prodotti sequestrati». Otto anni fa Fiore di Puglia era finita al centro di un’altra inchiesta della stessa procura di Trani per i taralli al peperoncino, sospettati di contenere il Sudan 1, un colorante cancerogeno di provenienza indiana commercializzato da un’azienda del Veronese e messo al bando da una direttiva Ue del giugno 2002. Dopo i sequestri del prodotto, le analisi smentirono la presenza del Sudan 1 e il procedimento venne archiviato.