Due vite al margine, due voli gemelli dallo stesso ponte sul Tevere, la loro casa da clochard, a pochi metri dalle luci e dalle bancarelle dell'Estate Romana. Per lei, precipitata dal parapetto di Ponte Garibaldi, non c'è stato nulla da fare. Lui, a 24 ore di distanza, non ha retto al dolore. E' tornato allo stesso ponte e si è gettato giù per raggiungerla.
Ora lotta tra la vita e la morte all'ospedale San Camillo dove oggi è stato sottoposto a un lungo e delicato intervento chirurgico per le gravissime fratture riportate su tutto il corpo Una storia dagli echi shakespeariani, i cui contorni forse non saranno mai chiari, sfumati come sono forse dall'alcol, certo dal dolore. Mercoledì sera i due litigano.
Lei, 26 anni è di nazionalità tedesca. Lui, 24 anni, della Repubblica Ceca. Stanno insieme da un anno circa. Da qualche tempo sono arrivati a Roma, hanno trovato un posto, insieme ad altri punkabbestia come loro, sotto le arcate dei ponti. Basta poco: una tenda, un rifugio. I cani. L'elemosina. I pasti messi insieme a fatica. Una vita in libertà, la cui assenza di legami si paga cara, con le asprezze dell'addiaccio. La fame che spesso si prova a placare con la bottiglia, e non col pane.
Mercoledì forse l'alcol è stato troppo. Tra i due scoppia la lite. Volano paroloni, forse barcollano. Lei a un certo punto si allontana, si sdraia e forse si addormenta sul muretto del ponte o forse riprende tra loro, a distanza, il diverbio. Sta di fatto che la giovane tedesca perde l'equilibrio, precipita giù. Dieci metri di volo, lo schianto sulle banchine. Arriva la polizia. E' lui che deve riconoscere il cadavere insanguinato. Il ragazzo ceco è disperato, grida, piange. Forse dentro di sé si sente responsabile. Forse si chiede cosa sarebbe successo se non avessero discusso. Forse beve ancora. Ma ogni volta che dal basso delle banchine guarda quel ponte non riesce a pensare che al volo della sua ragazza che l'ha lasciato più solo di prima, nell'afa di una città straniera. Allora a 24 ore dalla tragedia ieri sera sale le scale, e da quel ponte, nel punto esatto da cui la sua ragazza è precipitata, guarda giù ancora una volta.
Sulla sponda opposta può sentire montare il rumore della movida romana, può vedere i tendoni bianchi degli stand, i ragazzi della sua età che ridono, si divertono, passeggiano su e giù per le sponde del fiume. Ma lui guarda solo in basso, verso il Tevere che, la pioggia manca da settimane, sembra quasi fermo. Prende un respiro, si getta. Le ferite sono gravissime, viene portato d'urgenza in ambulanza al San Camillo di Roma, dove è ancora ricoverato. Le sue condizioni sono molto preoccupanti.
Quando si parla di sensi di colpa. Magari neanche fondati.
Ma dannatamente umani.
Questa notizia e' devastante.