Lucia Manca, si eseguono riscontri su cadavere rinvenuto a Vicenza
Si eseguono riscontri su cadavere rinvenuto a Vicenza. Allo stato, nessuna ipotesi può essere esclusa, quindi neanche quella che il cadavere rinvenuto sotto il ponte Sant’Agata a Cogollo del Cengio (Vicenza) appartenga a Lucia Assunta Manca, sparita improvvisamente da Marcon circa tre mesi fa.
Un dubbio potrebbe sorgere dallo stato della salma, il cui grado di deperimento potrebbe far pensare ad un periodo di esposizione più lungo di quello in cui non si hanno notizie di Lucia Manca. Sovente, infatti, nei rapporti si parla di 'scheletro' rinvenuto.
Per una comparazione del dna saranno necessari non meno di una ventina di giorni, mentre si è saputo che gli investigatori tendono ad escludere la tesi del suicidio.
Il cadavere rinvenuto, infatti, si sarebbe trovato troppo spostato rispetto alla verticale perpendicolare di un eventuale salto dal ponte. Ciò, nonostante il posto sia stato scelto nel passato come luogo per suicidi, ma forse proprio anche questo convince poco gli inquirenti: una ipotetica persona che ha abbandonato lì il corpo trasportandolo ad hoc potrebbe aver voluto far pensare ad un suicidio.
Nel frattemo, esami anatomopatologici sono in corso per cercare di riscostruire quanto possibile della morte e delle ultime ore del corpo ritrovato sotto il ponte Sant’Agata a Cogollo del Cengio.
Un ponte, forse aiuta ricordarlo, che veniva spesso attraversato da Lucia Manca e dal marito per raggiungere la casa che i coniugi avevano per le vacanze.
Lucia Manca, si eseguono riscontri su cadavere rinvenuto a Vicenza - La Voce di Venezia
Coperta da un letto di foglie, iniziati i test. Parlano gli operai che hanno trovato il cadavere: «Era meno di un metro e 60, sembrava una mummia». Lucia è un metro e 55
VICENZA — Ponte Sant’Agata è un viadotto sospeso sul torrente Astico, a Cogollo del Cengio, lungo la strada che Lucia Manca, l’impiegata di Marcon scomparsa il 7 luglio, e suo marito Renzo Dekleva percorrevano per raggiungere la casa di villeggiatura, in Folgaria. È un posto «maledetto», quello. Lo chiamano il «ponte dei suicidi» perché in parecchi hanno scelto quella lingua d’asfalto sospesa su un baratro, per farla finita. Ma quello ritrovato giovedì non è il corpo di un suicida, almeno su questo tutti concordano. Il sospetto è che possano essere proprio i resti di Lucia Manca, tanto che gli investigatori veneziani già scalpitano per fare il test del Dna. I carabinieri di Vicenza, invece, appaiono più cauti. Si limitano a dire che la vittima proviene probabilmente da fuori provincia, perché in zona non risultano denunce di scomparsa. In attesa di saperne di più, in paese ciascuno dice la sua, rivangando vecchi misteri insoluti come la scomparsa delle due mogli di Valerio Sperotto, un allevatore di maiali. Chiacchiere da bar, solo questo. Ma di certo quei poveri resti sono rimasti nascosti per molto tempo. «Sembrava stesse dormendo, era come se quel corpo si fosse mummificato», spiegano gli operai che hanno fatto la scoperta. Sono loro a fornire le indicazioni più importanti, in attesa che patologi ed entomologi si mettano al lavoro per analizzare il cadavere.
Solo lunedì, infatti, la procura ha conferito l’incarico al medico legale Andrea Galassi, chiamato a chiarire definitivamente se si tratti o meno di un omicidio. «Gli operai del Comune stavano ripulendo la zona perché proprio in quel sentiero è previsto uno dei tracciati della Cogolana, la marcia che si disputerà domenica», spiega il vicesindaco Andrea Zordan. Si tratta di una stradina sterrata che parte da uno degli imbocchi del ponte: non risulta dalle mappe ed è seminascosta. Come a dire che, a parte gli abitanti della zona e quelli che la percorrono per abbandonare abusivamente i rifiuti, non sono in molti a conoscerla. Chi ha portato lì il corpo, è sceso per circa cento metri, probabilmente in auto, fino a uno spiazzo. «Il corpo era nascosto dalle sterpaglie che coprono una vecchia cancellata», racconta uno degli operai. Era disteso a terra, ricoperto da foglie. «Ma quel genere di pianta non si trova in zona. Sono foglie prese da una siepe...». Quindi le ipotesi sono due. O chi ha scaricato il cadavere si è preoccupato anche di portarsi appresso delle foglie da rovesciargli addosso, oppure qualche estraneo, dopo aver dato una sistemata al giardino di casa, è andato fin laggiù per sbarazzarsi delle sterpaglie e le ha scaricate senza accorgersi della salma. «Quel cadavere era lì da un sacco di tempo, forse da più di un anno, ma tutto sommato era ben conservato», assicura un altro operaio, col tono esperto: Cogollo è un piccolo paese e i manovali del Comune fanno un po’ di tutto, compresa la riesumazione delle salme nel cimitero. Se avesse ragione lui, quei resti non appartengono a Lucia Manca.
Anche i (pochi) abiti rinvenuti non corrispondono. «Aveva indosso delle mutandine bianche da donna, senza pizzo, e una maglia nera », spiega. «Una Lacoste, ho visto lo stemma», aggiunge il caposquadra. Secondo il marito, la 52enne di Marcon al momento della scomparsa indossava invece una camicia bianca, oltre a pantaloni beige e sandali. Eppure altri dettagli coincidono. Lucia ha i capelli biondi ed è alta un metro e 55. Gli operai: «Il corpo che abbiamo trovato è minuto: alto probabilmente meno di un metro e 60. E si notavano dei capelli biondi». E poi c’è il fatto che già a febbraio quella zona era stata ripulita. «Abbiamo portato via dei rifiuti che erano stati gettati a un metro da quelle sterpaglie senza notare nulla di strano», spiegano. Quindi, a meno che in quell’occasione non sia sfuggito alla vista dei manovali, il cadavere è stato posizionato non più di otto mesi fa. Non resta che attendere l’autopsia e il test del Dna, mentre per venerdì è fissato al Riesame l’istanza presentata da Renzo Dekleva per il dissequestro del pc e di altro materiale sigillato dal Ris.
Sul corpo la maglia nera «Era bionda e piccola» - Corriere del Veneto
Lucia Manca