Uragano Irene, rischio catastrofe New York
Evacuate 250mila persone
Il sindaco Bloomberg: via da Battery Park, Coney Island e Far Rockaway. Timori di vasti black out e di onde di tsunami alte dieci metri. Pazienti evacuati dagli ospedali
ROMA - Dopo aver spazzato con piogge torrenziali e venti fino a 190 km all’ora Portorico, la Repubblica Dominicana e le Bahamas, l'uragano Irene minaccia la costa orientale degli Stati Uniti, la cui popolazione è stata esortata a tenersi pronta dalla protezione civile Usa e dal dipartimento per la sicurezza interna. Irene nel weekend dovrebbe abbattersi sul Nordest, interessando pesantemente New York,
che ha già approntato un piano di emergenza, e Washington.L'uragano potrebbe salire alla categoria quattro delle cinque previste sulla scala Saffir-Simpson, basata sull'intensità dei venti al suolo. Al momento si trova al livello tre, che corrisponde ad una forza dei venti pari a 200 chilometri orari.
Irene ha un diametro di oltre 800 chilometri, pari a un terzo della costa Atlantica degli Stati Uniti e l'allerta si estende lungo tutta la costa settentrionale degli Usa. Nel frattempo, sulla zona più orientale dell'Atlantico si sta formando un altro ciclone, molto più piccolo, una depressione tropicale di livello 10 che non dovrebbe minacciare le coste. La progressiva riduzione della pressione nella zona centrale dell'uragano indica che questo continua ad acquistare forza, nonostante un debole rallentamento dei venti.
Tutte le zone costiere sono in allerta e i porti sono pronti a far uscire le navi in mare aperto in caso di pericolo. «A seconda della loro intensità, gli uragani possono generare onde alte fino a dieci metri - ha detto Vincenzo Levizzani, capo della divisione meteorologica dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima (Isac) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) - Il problema di Irene è che sta puntando dritto verso New York, ossia verso una zona densamente popolata e sensibile dal punto di vista sociale ed economico». Di solito gli uragani transitano a latitudini più basse: nascono nell'Atlantico, attorno alle isole di Capo Verde e poi gli alisei li portano verso il continente americano, in direzione di Caraibi, golfo del Messico e America centrale. Solo pochissimi uragani, negli ultimi dieci anni, si sono spinti verso il Nord.
Irene potrebbe avere «conseguenze catastrofiche» per la città di New York e per tutta la popolosissima costa Nordest degli Stati Uniti. È l'allarme lanciato dagli esperti della
National Oceanic and Atmospheric Administration. A mettere in guardia da una «potenziale catastrofe» erano stati nelle scorse ore anche gli esperti della
Federal Emergency Management Agency e quelli del National Hurricane Center. Tra gli scenari previsti, quello di un'inondazione dalle conseguenze «devastanti»: sotto l'acqua finirebbero infatti da Wall Street all'aeroporto JFK. Senza contare l'allagamento della metropolitana e le preoccupazioni per il tunnel sotto l'East River che collega Brooklyn a Manhattan.
Il sindaco di New York, Michael Bloomberg, ha ordinato l'evacuazione obbligatoria delle zone vicino alla costa, incluso Battery Park a Manhattan, Coney Island a Brooklyn e Far Rockaway nel Queens. L'evacuazione, che interessa circa 250mila persone, dovrà essere completata entro sabato alle 17.00, le 23.00 italiane. Secondo Bloomberg non ci sono garanzie che il sistema di trasporto pubblico torni alla normalità lunedì. Irene potrebbe essere «molto pericoloso. Ci prepariamo al peggio e speriamo nel meglio», ha detto Bloomberg. Le evacuazioni a New York potrebbe riguardare 270.000 persone. Il governatore dello Stato, Andrew Cuomo, ha dichiarato lo stato di emergenza. L’ultimo uragano che ha colpito New York è stato Gloria nel 1985 che ha causato nell’area della East Coast 900 milioni di dollari di danni e ha ucciso 111 persone.
Bloomberg ha cercato anche di rassicurare: i grattacieli della città non sono a rischio e il pericolo principale sono le inondazioni e le cadute di alberi. «I grattacieli sono realizzati per sopportare i venti più violenti», ha detto. Gli ospedali a Lower Manhattan hanno cancellato le operazioni previste oggi per prepararsi alle emergenze nel fine settimana e molti nosocomi hanno iniziato la dismissione di pazienti.
Scattate le prime evacuazioni nella Carolina del Nord, dove sono tradizionalmente abituati a questi fenomeni. Le prime carovane di auto stanno cercando rifugio nelle zone dell'interno. Ma è al nord che cresce ora dopo ora l'ansiosa attesa e anche la preoccupazione per quello che si prevede un lungo week end di paura.
Irene potrebbe provocare «un'interruzione della corrente elettrica di vaste proporzioni», ammonisce il Dipartimento per la sicurezza interna. A lanciare l'allarme è stato lo stesso segretario di Stato Janet Napolitano, che ha fatto appello a tutti i cittadini della East Coast perch‚ si preparino all'eventualità di una vasto black out. Questo nonostante siano state già prese diverse misure per rafforzare la rete elettrica e limitare la possibilità che gran parte della popolazione interessata dal passaggio di Irene rimanga al buio.
Il presidente Obama definisce Irene «una tempesta estremamente pericolosa». Il presidente, il cui rientro a Washington previsto domani è stato anticipato a stasera, ha rivolto un appello ai residenti delle zone più minacciate a seguire attentamente l'evolversi della situazione. «Ci sono tutte le premesse che indicano come Irene sia un uragano storico e noi stiamo prendendo la situazione molto seriamente. E se vi viene ordinato di lasciare la zona, per favore seguite l'ordine. Questa amministrazione sta dando il pieno sostegno agli sforzi per prepararci ad affrontare la tempesta. Continueremo ad essere in stretto contatto» con le agenzie federali e le autorità statali che stanno gestendo l'emergenza, ha detto ancora Obama che ha ben presente le critiche ricevute da George Bush per la mancata mobilitazione delle autorità federali prima che Katrina si abbattesse sulla Louisiana e gli altri paesi del sud nell'agosto del 2005. Obama ha anche sottolineato come la tempesta rischia di essere «molto costosa» dal punto di vista economico.