Kill team, così si chiamava un gruppo di
cinque soldati americani stanziati in
Afghanistan. Il loro
divertimento preferito, secondo l’accusa, sarebbe stato quello di
ammazzare civili e di collezionare
foto macabre delle loro prodezze e parti di cadaveri. Soldati che minacciavano chi voleva denunciarli e che godevano, a quanto pare, di protezioni dall’alto. Il gruppo si sarebbe formato a dicembre scorso, con l’arrivo del sergente
Calvin R. Gibbs, di 25 anni, che a quanto pare era già
esperto di certe pratiche, in
Iraq. La tecnica del gruppo consisteva spesso nel provocare allarmi lanciando
granate per terra
vicino a civili e aprendo così il fuoco su di essi. Le udienze preliminari si terranno tra poche settimane e se alla fine
verranno giudicati colpevoli,
verranno giustiziati?
MAXI CONDANNE – In teoria è possibile, ma il codice di
giustizia militare americano che vale per le truppe statunitensi stanziate in tutto il mondo prevede sia la
pena di morte (tramite iniezione letale) sia l’
ergastolo. E il regolamento prevede che la sentenza richieda la firma del presidente stesso. Obama si dichiara perplesso circa l’efficacia delle pena capitale, tuttavia sostiene che per i crimini più efferati la ritiene una misuranecessaria. In un contesto di
guerra, e soprattutto di
guerriglia dove non si capisce chi sia il nemico e chi il civile, si è sempre saputo, i civili ci rimettono sempre, ma in questo caso l’accusa è di
omicidio premeditato, per cui la
pena capitale potrebbe
non sembrare essere impossibile. E molti americani ripensano allo scandalo legato al caso
Mahmudiyah: nel 2006 un gruppo di soldati americani
violentò una ragazzina irachena e poi
ammazzò lei e l’intera famiglia, e la pena più severa fu una condanna detentiva a
110 anni.
QUALE PENA? – Insomma, i
problemi per l’amministrazione Obama non sembrano finire mai. La
conquista dell’Afghanistan, si è capito, è una
mera illusione, e dei soldati morti non se ne parla più molto, ma continuano ad esserci. I
Taliban controllano la maggior parte del territorio e
Karzahi, che è messo lì dagli americani e che senza di loro cadrebbe nel giro di 24 ore, ogni tanto alza la cresta. E poi l’Iraq,
Guantanamo. La pena di morte ci sarà? Per tenere a freno le derive di certi americani? Per dimostrare che anche Obama ha polso? Oppure si opterà per una pena da 150 anni? Ma ad ogni modo la
questione è
profonda: è vero che la divisa non si processa? Pensiamo al
Cermis, a tutti i casi di stupro avvenuti nelle prossimità delle basi americane all’estero, i cui colpevoli sono stati puniti, al massimo, con un
abbassamento di gradi e con un
trasferimento. E viene malizioso il dubbio: ma allora è proprio vero che metà del mondo è il giardino sul retro della casetta a schiera degli Stati Uniti?
Niente pena di morte per i militari che in Afghanistan ammazzavano civili?