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La generazione 'né-né'. Niente studio, né lavoro

  1. #1
    brunarocha
    Utente bannato

    Predefinito La generazione 'né-né'. Niente studio, né lavoro

    Li hanno chiamati, e bollati, in tanti modi: bamboccioni, generazione «X», generazione «mille-euro». Giovani, svogliati, disillusi. Un oggetto sfuggente, a tutte le latitudini, non solo in Italia. Dalla Spagna – dove “il 54% dei giovani tra i 18 e i 34 anni riconosce di non avere un progetto su cui riversare il proprio interesse o le proprie illusioni", come riporta oggi in prima pagina El Paìs – arriva la proposta di chiamarli: “Generacion ni-ni”, “generazione né-né”. Né studio né lavoro. Negazione radicale dell'aut-aut paterno.

    O studi o lavori, si diceva una volta. Adesso non funziona più. Non per la generazione “né, né”, a cui oggi El Paìs dedica un'inchiesta di due pagine. Ritratto di una generazione di apatici, indolenti, conservatori. Soddisfatti della vita presente, senza illusioni né semplicemente progetti sulla loro vita futura. Il lavoro no: sanno che non lo troveranno, perché non c'è. Lo studio nemmeno: perché sanno che non aprirà le porte del futuro. La generazione “né-né” si definisce tutta in questo spazio a misura di trappola.

    Sono cresciuti nella bambagia. O quanto meno in famiglie in cui livello di vita è andato sempre migliorando. Ma il futuro che li aspetta è fatto precarietà, sottoccupazione, lavoro a mille euro, nessuna valorizzazione della formazione. “Tanto preparati e soddisfatti della loro vita, tanto vulnerabili e perduti, i nostri giovani si sentono facile preda di una devastazione lavorativa”, riassume Josè Luis Barberìa su El Paìs. Magari finiscono anche per dedicarsi allo studio. È il caso dei giovani “altamente qualificati”. Ma anche in quel caso loro formazione assomiglia a una peregrinazione infinita, a una eterna digressione piuttosto che un percorso finalizzato alla ricerca di lavoro. “Appena si rendono conto di cosa li aspetta, continuano a formarsi, viaggiano, lavorano, magari come camerieri per pagarsi un master”. E intanto “approfittano dell'opportunità di restare in casa con mamma e papà almeno fino ai 35 anni”. Qualificati sì ma ugualmente senza prospettive.

    Sono loro, la generazione "né-né" lo specchio della crisi che sta travolgendo la classe media. Ma secondo il professor Edoardo Bericat, docente di Sociologia all'università di Siviglia, sono anche qualcosa di più. L'assenza di illusioni che li caratterizza infatti non andrebbe letta tanto come l'effetto meccanico della crisi economica quanto come una sorta di cambiamento culturale che in loro si è prodotto in anticipo.

    L'apatia, la mancanza di illusioni sarebbero la risposta della generazione né-né al rischio di essere scartati, comunque. Ovvero, la reazione alla fine di un modello di vocazione professionale sostanzialmente basato sul merito e che implicava un progetto di vita, al quale applicarsi con la certezza che gli sforzi prima o poi sarebbero stati ricompensati in termini lavorativi o sociali. Ora quella certezza semplicemente non c'è più. E i giovani reagiscono rinunciando in partenza alle illusioni e a tutto il resto.



    La fine del modello formazione-lavoro-status però segna un'empasse epocale. E se la reazione della generazione “né-né” per ora è l'apatia non è detto che prima o poi la polveriera non esploda. “Anche se siamo davanti a una generazione pragmatica che non ha sognato di cambiare il mondo, molti studiosi – sintetizza El Paìs - credono che la gioventù non permetterà senza lotta la sparizione della classe media”.

    Insomma, qualcosa si muove nelle viscere della generazione senza illusioni. “Sono alternative che, isolatamente, possono risultare peregrine, ma, tutte insieme, marcano la ricerca di un nuovo modello di società”, assicura il professor Bericat, che consegna, non solo al pubblico spagnolo, una domanda: “È possibile che questa gioventù supposta accomandate e refrattaria all'utopia avverta la chiamata ad aprire nuovi cammini?”.

    La generazione 'né-né'. Niente studio, né lavoro. E se l'apatia fosse la loro risposta alla crisi? - l'Unità.it



    tu come lo vedi il tuofuturo? hai progetti per la testa?

  2. #2
    Assuefatto da FdT
    Uomo 30 anni da Teramo
    Iscrizione: 6/3/2006
    Messaggi: 770
    Piaciuto: 0 volte

    Predefinito

    Io voglio andà a lavorà ma nn trovo lavoro
    E di sicuro anke se sono stato bocciato continuerò gli studi fino al diploma poi voglio andare a far carriera militare (almeno il volontariato)

  3. #3
    Sempre più FdT Haydée ~
    Donna 33 anni
    Iscrizione: 25/12/2006
    Messaggi: 3,255
    Piaciuto: 4 volte

    Predefinito

    Si un progetto realizzabile, insomma, che sia fattibile, ce l'ho già da qualche tempo. Per ora mi devo solo impegnare, mettermi sotto e cercare di raggiungere gli obiettivi prefissati. Diciamo però che fino ad ora sto andando bene. Anche se non mi sbliancio per scaramanzia xD

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