Non so se l'area giusta ma posso sempre spostare questo post premesso
cio:
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Vorrei parlare della questione "fare i genitori ai propri genitori".
E' un sentimento comune secondo voi? Sto riflettendo che la una grossa
fetta dei miei amici più cari si sono trovati, vuoi per divorzi o
altre sciagure, a "fare i genitori ai propri genitori", sobbarcandosi
sulle spalle magari un fratello più piccolo, placando le crisi di
mancanza di autostima di un genitore divorziato piuttosto che i deliri
di un genitore con problemi, mettiamo, di salute mentale. Questo
magari già a 15 anni, e così via. Mi sono convinto che questo genere
di esperienze facciano sì maturare, ma possano anche lasciare una
volontà di affetto che gli altri non capiscono, superiore. Magari
anche un maggiore idealismo. Fatto sta che le persone "genitori dei
genitori" riesco a riconoscerle, e a beneficiare della loro grande
umanità. Del loro idealismo di principi ma anche del loro pragmatismo
nell'affrontare la quotidianità. Io sono in grado di apprezzarle,
eppure per molti sono indifferenti. Magari non sono abbastanza "fighi"
con i principi che hanno duramente dovuto imparare dalla vita? Oppure
perché non hanno potuto parcheggiarsi all'Università fino a 27 anni
uscendo tutte le sere e i weekend, magari senza avere nemmeno fatto il
minimo lavoro? A volte penso che queste situazioni siano un po' tabù,
e la gente spesso nemmeno si cura di approfondire le situazioni
personali di ognuno: ma come fanno? Sembra che per loro la sofferenza
non sia mai esistita: è così? Ma come si fa a non commuoversi in certe
situazioni? Sì, è uno sfogo, ma non di una mia situazione: riguarda
persone a cui voglio bene ?. Domanda
ulteriore: la psicologia tratta di questi casi di genitori ai
genitori? E' un fatto positivo e che fa maturare o negativo che ti
tirerà sfighe e snobbaggini altrui per tutta la vita?