Esattamente, specie in amore non c'è nulla di più vero. Ma piuttosto che superficiale io direi primitivo. Amare per bellezza è un istinto ben radicato perché, essendo lo scopo ultimo dell'amore (e la ragione più nascosta ma più intensa per cui si ama, quella incosciente) la procreazione, si cerca di condividere il proprio patrimonio genetico con un partner che sia quanto il più vicino possibile alla perfezione fisica. Questo rientra nel quadro delle leggi volte a garantire il perfezionamento continuo della nostra specie, e spiega anche molte altre cose, come ad esempio il fatto che quelli che hanno difetti devono fare molta più fatica per trovare il partner, o non ne trovano affatto.
Da millenni si cerca di nobilitare questa tendenza mascherandola sotto facciate filosofiche di vario aspetto, a partire dalla ricerca della perfezione del mondo ideale di Platone, alla donna angelicata, manifestazione terrena del divino dei poeti stilnovisti, chi più ne ha più ne metta, ma la sostanza gretta ed istintiva dell'affare non cambia. Poco importa che sui capelli dorati di Laura sia nata la poesia moderna, è tutta sovrastruttura.
Ad amare per bellezza, quindi, son buoni tutti e non si può farsene un vanto, a meno di non essere dei romantici o dei decadenti che sbandierano la superiorità dell'irrazionale... O vi premunite per poter dire cose del tipo "Credo nella teoria del superuomo e cerco una donna perfetta per migliorare il genere umano assieme a lei", oppure in sostanza passerete per superficiali
scusa tanto. ammetto che la bellezza è una cosa importante, ma non c'è solo quella. come fai a stare con una ragazza che seppur bella è un autentica oca?come fa la sua bellezza a rattoppare la sua idiozia?io dico che è impossibile.
che poi un rapporto non è fatto solo dalla vista della partner, ma dalla condivisione di quasi ogni momento. e credo che sopportare una scema per tutta una vita non sia il massimo.
Divertiti, poi ti domandi come mai non trovi quella giusta.
Tranne in rari casi, le strafighe sono così fighe per rimpiazzare un vuoto interiore o culturale.