L'era delle news gratis è vicina al tramonto. Nei giorni scorsi era arrivata la proposta di Rupert Murdoch. Ieri i responsabili dell'informazione italiani si sono dimostrati d'accordo: l'informazione non a pagamento è insostenibile, hanno affermato Giancarlo Cerutti, presidente del Sole 24 Ore, John Elkann che guida l'Editrice La Stampa (nella foto con i ragazzi del progetto «Un quotidiano in classe»). Dello stesso parere anche Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera. Tutti riuniti ieri a Borgo La Bagnaia (Siena) per l'incontro annuale organizzato dall'Osservatorio Permanente Giovani Editori.
«Credo che pagare le news online sia la strada da percorrere», ha esordito Elkann. D'accordo Cerutti, ma il presidente del Sole 24 Ore è cauto. Difficile, spiega, che «si possa passare da tutto gratis a tutto a pagamento. Insomma, il passaggio dovrà essere graduale». Una possibile ricetta arriva da De Bortoli. Il direttore del quotidiano di via Solferino ipotizza una «sfida dei micropagamenti» che potrebbe «riuscire a dare all'utente un servizio personalizzato».
Certo, sottolineano i partecipanti, nessun editore può decidere da solo. Per proprio conto. Concordano i giornalisti americani invitati a La Bagnaia. «Sì, anch'io sono stato tra quelli che hanno voluto le notizie gratis sul web», ha spiegato Leonard Downie Jr., ex direttore del Washington Post. C'era anche Leonard nella squadra di giornalisti che seguì il caso Watergate. E Downie, da 44 anni al Post: «Offrire le news gratis è stata una decisione sbagliata, i giornali adesso devono trovare soluzioni diverse». «Internet a pagamento è una soluzione quasi inevitabile», ha spiegato Tom Curley, il presidente dell’Associated Press intervistato da Mario Calabresi, direttore della Stampa. La grande agenzia di stampa americana ha già investito decine di milioni di dollari per studiare sistemi informatici in grado di stanare chi utilizza abusivamente le sue notizie.
Già, il nodo è questo, riuscire a offrire un'informazione accessibile a tutti e insieme sostenibile per i bilanci dei giornali che già devono vedersela con il crollo della pubblicità. Un'informazione corretta e indipendente, come hanno sottolineato i giornalisti americani. Come hanno chiesto i tanti studenti presenti, tutti coinvolti nel progetto "Un quotidiano in classe" organizzato dall'Osservatorio Permanente presieduto da Andrea Ceccherini. E tra i ragazzi e gli oratori c'è stato dibattito, acceso anche. I giovani non si sono fatti intimidire dai volti noti sul palco: da Paolo Mieli, fino a poche settimane fa al timone del Corriere, a Fedele Confalonieri (presidente di Mediaset) passando per monsignor Gianfranco Ravasi e Cesare Romiti. Gli studenti vogliono informarsi, ma non sembrano avere troppa fiducia nei giornali e nei giornalisti: «Come possiamo affidarci a persone che vengono pagate e che quindi non possono scontentare chi dà loro lavoro?», ha chiesto Angelo, 17 anni, viso mite, ma tanta grinta. «Meglio - ha aggiunto lo studente - affidarsi al mondo libero e anarchico di Internet». Applauso dei ragazzi in sala. «Ben vengano i giornalisti che lavorano da soli, a spese proprie», hanno risposto dal palco, «Ma per realizzare un'inchiesta seria occorrono mezzi e mesi di lavoro».
Così alla Bagnaia il mondo dei giornali ha affrontato l'esame dei suoi lettori più esigenti. Ha cercato di individuare soluzioni alla crisi sperando che non si diffonda in Europa l'epidemia che sta decimando i quotidiani americani.
"Internet, addio al tutto-gratis" - LASTAMPA.it
non mi piace sto fatto. nell era della condivisione on line gratis ora questi vogliono fare l opposto, far pagare le notizie. e poi in che modo ? non potevano pensarci prima che creare quotidiani on line toglieva lettori cartacei ?