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Ilva di Taranto: da che parte state?

  1. #21
    Scrivano Lucien
    Uomo 39 anni da Imperia
    Iscrizione: 10/10/2008
    Messaggi: 2,441
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    Ma sì, siamo d'accordo, ma noi da qui che ci possiamo fare? A parte votare il politico che proponesse un piano serio e sensato per risolvere la questione, non abbiamo molto margine d'azione.
    L'ottimismo deve fondarsi sulla certezza che l'azione sia possibile ed efficace, altrimenti diventa solo una sega mentale.


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  3. #22
    Cuzco User tato
    32 anni
    Iscrizione: 27/11/2005
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    Forse si sta andando OT rispetto alla notizia ma purtroppo penso che delle premesse sono da fare per comprendere meglio:
    oltre che da una propensione all'ottimismo mi baso anche e soprattutto su esempi concreti che ho potuto vedere di persona, attività locali che hanno rimesso in piedi situazioni dove il lavoro era da cercare con il binocolo. Partiamo dal presupposto che non si dovrebbe lavorare per lavorare. Ora siamo arrivati ad una situazione dove solo il vero lavoro, quello essenziale, quello che serve per il vero benessere dell'uomo sopravvive, ed è giusto così. La delocalizzazione è una di quelle conseguenze che il mito della globalizzazione si porta dietro. Perchè? perchè c'è sempre qualcuno di più povero da poter sfruttare ed in questo anche noi abbiamo parecchi trofei. Comunque, ora urge un cambiamento, e quel cambiamento dovrà essere locale, le economie del presente e del futuro dovranno essere per forza di cose localizzate. Non si può più pensare di produrre una mela in pakistan, farla lucidare ed antiossidare in cile ed infine rivenderla in italia ad un prezzo più basso rispetto a quella mela prodotta dal contadino affianco casa. Tutto questo non tiene conto dei costi reali di tutto il processo produttivo e questo finisce per creare disoccupazione, povertà e fame. L'italia basa ancora molto sulle piccole e medie imprese, è abbastanza difficile da sconfiggere il passato italiano fatto di agricoltura ed artigianato, ma nonostante questo anche qui si soffre parecchio. L'ilva rappresenta l'ultimo barlume della società industriale, sono mostri artificiali in procinto di estinzione.

    Ritornare a produrre vestiti locali, proprio a Taranto in pieno centro c'è un negozio di vestiti con un cartello "svendita 1 euro a vestito". E' possibile realmente produrre un vestito, in poliestere magari , tenendo conto di tutti i processi e poi venderlo ad 1 euro? Assolutamente no, anche questo non tiene conto del costo reale e crea solo disoccupazione per la popolazione, sia locale che indiana, o taiwanese o chissa chi altro. Il cibo dev'essere prodotto e consumato localmente, bisogna rimettere in sintesi in moto l'economia locale in tutti i suoi aspetti. E' chiaro che un computer non lo posso produrre dappertutto localmente, ci vogliono macchinari e strutture che è impensabile produrre localmente. Ma tutto il resto? Nel corso dei prossimi anni se non ci sbrighiamo a riconvertire il sistema agroalimentare avremo carenza di cibo, paesi come gli UK che importano la maggiorparte del cibo che consumano saranno i più colpiti, ma forse non ce ne rendiamo conto, noi accendiamo la tv e vediamo sempre le stesse facce, le stesse pubblicità, usciamo di casa e vediamo che i supermercati ci sono e tutto ci sembra apposto, non è così.

    Io provo a dare delle idee, ed esorto tutti a dare idee, chi si lamenta e basta è parte intrinseca del problema.

  4. #23
    Scrivano Lucien
    Uomo 39 anni da Imperia
    Iscrizione: 10/10/2008
    Messaggi: 2,441
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    Ma allora, se è giusto produrre le mutande sotto casa invece che ad Harbin, perché dovremmo chiudere l'Ilva e andare a comprare acciaio in Cina? Questo è un altro aspetto del problema, il paese non può rinunciare alla sua ultima industria produttrice di un materiale strategico come l'acciaio, altrimenti alla prossima crisi energetica o diplomatica i prezzi salgono e tutte le aziende che lavorano questo prodotto chiudono. Saranno anche dinosauri, ma le industrie pesanti servono.
    Che si debba cambiare modello economico è fuori discussione, ma comunque vada i treni sempre in acciaio li faremo, non con lo scamosciato o il coccodrillo.
    Quindi penso che l'unica soluzione sensata sia rendere l'impianto il meno inquinante possibile e bonificare i terreni contaminati. In Germania (vabbé, paragoniamo la Svizzera al Darfur, mi direte) di acciaierie ne hanno, eppure non mi pare siano mai venuti fuori dei casini del genere, quindi è possibile conciliare industria e ambiente.

  5. #24
    Cuzco User tato
    32 anni
    Iscrizione: 27/11/2005
    Messaggi: 1,383
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    Mai detto che dovremmo prendere l'acciaio dalla Cina, anche perché anche la Cina sta già dando segni di cedimento economico, nonostante le apparenze. L'acciaio è un bel materiale ma ha dei cicli produttivi molto esosi sia in termini di risorse come materie prime sia nella lavorazione e ridurre l'attività antropica di questi cicli produttivi dovrebbe essere una priorità (e così per fortuna stanno già facendo in europa). Se non fosse che solo una piccola parte di acciaio si recupera e si riutilizza l'ilva sarebbe già chiusa, i treni costruiti recentemente (vedi italo) hanno il 98% dei materiali riciclati. Si lavora per lavorare, per crescere, fino a quanto non si sa, penso che l'annichilimento sia il limite imposto dal sistema economico attuale. Ora, io non sono del settore e non mi posso esporre come tale, ma si potrebbe investire nella ricerca di materiali che si recuperano facilmente e che si possono usare con una tenuta tale all'acciaio e si potrebbe in questo modo limitare o completamente eliminare l'uso dell'acciaio. E' la volontà di immaginare un mondo diverso che manca, non un'alternativa all'Ilva. E' assolutamente possibile conciliare industria ed ambiente a patto che l'industria rispetti i tempi e le necessità dell'ambiente.

    Ma questa naturalmente è solo la mia idea
    Ultima modifica di tato; 3/8/2012 alle 17:34

  6. #25
    Overdose da FdT
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    Quote Originariamente inviata da tato Visualizza il messaggio
    Mai detto che dovremmo prendere l'acciaio dalla Cina, anche perché anche la Cina sta già dando segni di cedimento economico, nonostante le apparenze. L'acciaio è un bel materiale ma ha dei cicli produttivi molto esosi sia in termini di risorse come materie prime sia nella lavorazione e ridurre l'attività antropica di questi cicli produttivi dovrebbe essere una priorità (e così per fortuna stanno già facendo in europa). Se non fosse che solo una piccola parte di acciaio si recupera e si riutilizza l'ilva sarebbe già chiusa, i treni costruiti recentemente (vedi italo) hanno il 98% dei materiali riciclati. Si lavora per lavorare, per crescere, fino a quanto non si sa, penso che l'annichilimento sia il limite imposto dal sistema economico attuale. Ora, io non sono del settore e non mi posso esporre come tale, ma si potrebbe investire nella ricerca di materiali che si recuperano facilmente e che si possono usare con una tenuta tale all'acciaio e si potrebbe in questo modo limitare o completamente eliminare l'uso dell'acciaio. E' la volontà di immaginare un mondo diverso che manca, non un'alternativa all'Ilva. E' assolutamente possibile conciliare industria ed ambiente a patto che l'industria rispetti i tempi e le necessità dell'ambiente.

    Ma questa naturalmente è solo la mia idea
    Il problema è che manca una vera cultura e politica industriale in Italia.Ma che cavolo serve immaginare un mondo migliore se non sappiamo vivere una società presente rsenza migliorla?
    Lo sapete che arriviamo a restiture somme pari 1 o 2 miliardi euro dei fondi cee perche non sappiamo fare progetti europei o non li sappiamo spendere e sapete che la maggior parte del problema nasce al sud che ne dovrebbe essere benificiario.
    Ora pensate, lo stato Italiano si impegna per l'ilva con 336 milioni dello stato - i finanziamenti cee che mancano non si potrebbe fare di piu? Se fossero uniti farebbero decollare nuove iniziative e invece noi pantaloni paghiamo e non siamo capaci di avere sostegni europei in piu' .( esempio se si aggiungessero 200 milioni in piu a voi vi farebbero schifo?)
    Inchiesta - 101 modi per avere fondi Ue - Inchieste - la Repubblica


    (

  7. #26
    Overdose da FdT
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    Iscrizione: 29/9/2004
    Messaggi: 6,184
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    finalmente si sa da che parte sta L'ilva
    ----------------------------------------
    Politici, sindacalisti e anche prelati
    la rete d'oro dell'uomo pr dell'IlvaUn sistema di potere impressionante messo in piedi dal dirigente del siderurgico, Girolamo Archinà. E non è finita. La Finanza spulcia nove mesi di intercettazioni. Ferrante lo licenzia

    dal nostro inviato LELLO PARISE















    TARANTO - La "repubblica indipendente dell'Ilva" tutto vedeva e a tutti provvedeva. Dagli uomini politici ai sindacalisti, dagli alti prelati ai giornalisti. Tremano gli operai, perché i magistrati sequestrano l'area "a caldo" del più grande centro siderurgico d'Europa. Ma adesso trema anche tutta Taranto, perché dalle carte di un'altra inchiesta penale tuttora coperta dal segreto istruttorio potrebbe saltare fuori l'immagine di una città più o meno compromessa col re dell'acciaio, Emilio Riva. L'indagine la coordina il pm Remo Epifani, che chiede sei mesi di proroga. Il reato è quello di corruzione in atti giudiziari.

    Si tratta della stessa indagine da cui il procuratore Franco Sebastio e il sostituto Mariano Buccoliero stralciano tra le dieci e le quindici intercettazioni per dimostrare che gli otto indagati accusati di disastro ambientale devono rimanere ai domiciliari perché potrebbero continuare, se fossero in libertà, a inquinare le prove. Ma ci sono altre decine di telefonate ascoltate dagli investigatori della Finanza e tuttora riservate, che raccontano della capacità di Ilva di tessere una impareggiabile rete di rapporti, ma pure dell'insistenza di chi dall'Ilva reclama piaceri, favori, un occhio di riguardo o solo un'attenzione particolare. Uomini politici che favorirebbero assunzioni, sindacalisti o ex sindacalisti che non disdegnerebbero promozioni aziendali o l'assegnazione di premi di produzione, preti altolocati che porgerebbero l'altra guancia


    se riuscissero a ottenere il contributo richiesto, cronisti disposti a diventare malleabili.

    Nei documenti nascosti di un processo destinato a prendere forma, si materializza lo spaccato di una comunità ostaggio nel bene come nel male dei "padroni delle ferriere". Tutto ruoterebbe attorno alla figura di Girolamo Archinà, da ieri ex responsabile delle relazioni istituzionali di Ilva nel capoluogo ionico. Era, perfino inevitabilmente, arruolato per chiacchierare con tutti. Ma non per questo autorizzato ad alzare la voce, come fa invece col direttore generale dell'Arpa, il professor Giorgio Assennato: protesta dopo l'uscita di un dossier dell'agenzia per l'ambiente che "a suo dire porterebbe alla chiusura dello stabilimento" annotano le fiamme gialle.

    La conversazione telefonica risale al 21 giugno del 2010. Dodici giorni prima, un avvocato dell'Ilva, Francesco Perli, spiegava a Fabio Riva che la visita della commissione istruttoria l'autorizzazione ambientale integrata "va un po' pilotata" e che la pignoleria di Assennato "è dettata da ambizioni politiche". Tutto parte proprio dall'eclettico Archinà, filmato mentre consegna all'ombra di una stazione di servizio di Acquaviva delle Fonti una busta bianca al professore universitario Lorenzo Liberti. Non un professore qualsiasi, ma il consulente della procura ingaggiato per mettere a nudo presunti giochi di prestigio dell'Ilva lungo il fronte della tutela ambientale. Lo sospettano tuttavia di avere intascato denaro per 10mila euro.

    Comincia così questa storia, tenuta insieme dalle maledette-benedette intercettazioni andate avanti per nove mesi, nel 2010. Due anni più tardi Bruno Ferrante, nuovo presidente di Ilva, taglia la testa al toro: "La società ha da oggi (ieri, ndr) interrotto ogni rapporto di lavoro con il signor Girolamo Archinà che pertanto in alcun modo e in nessuna sede può rappresentare la società stessa". E' la linea riveduta e corretta impressa alla multinazionale dall'ex prefetto di Milano: patti chiari e amicizia lunga. Con tutti. Per "abbassare i toni e essere meno conflittuali".Politici, sindacalisti e anche prelati la rete d'oro dell'uomo pr dell'Ilva - Bari - Repubblica.it

  8. #27
    Assuefatto da FdT
    Uomo 43 anni
    Iscrizione: 11/9/2012
    Messaggi: 796
    Piaciuto: 225 volte

    Predefinito Questione ILVA di Taranto

    Questa notizia è solo una delle tante:
    Taranto, la mortalità aumenta del 10%- LASTAMPA.it

    La questione di fondo è: il caso dell'ILVA è secondo me uno dei più significativi sul confitto tra due parti che si sovrappongono.
    Da un lato la necessità della gente di lavorare in zone economicamente molto depresse e dove un polo industriale tiene in piedi una intera società.
    Dall'altro il fatto che quello stesso polo industriale avveleni la terra (e l'aria e l'acqua ecc...) di quella stessa gente che nutre.

    I "locals" non tutti ma molti di loro, difendono a spada tratta l'azienda perchè sanno bene che senza di essa non avrebbero di che mangiare.
    Conoscono i rischi per la salute, loro e dei loro figli, ma nonostante ciò non possono prescindere da quell'impiego.

    Questo è secondo me il punto a cui una società non dovrebbe mail arrivare.

  9. #28
    Perchè devo cambiarlo? Telecinismo
    Uomo 33 anni
    Iscrizione: 16/7/2012
    Messaggi: 813
    Piaciuto: 164 volte

    Predefinito

    Quote Originariamente inviata da Diabolicus23 Visualizza il messaggio
    Questa notizia è solo una delle tante:
    Taranto, la mortalità aumenta del 10%- LASTAMPA.it

    La questione di fondo è: il caso dell'ILVA è secondo me uno dei più significativi sul confitto tra due parti che si sovrappongono.
    Da un lato la necessità della gente di lavorare in zone economicamente molto depresse e dove un polo industriale tiene in piedi una intera società.
    Dall'altro il fatto che quello stesso polo industriale avveleni la terra (e l'aria e l'acqua ecc...) di quella stessa gente che nutre.

    I "locals" non tutti ma molti di loro, difendono a spada tratta l'azienda perchè sanno bene che senza di essa non avrebbero di che mangiare.
    Conoscono i rischi per la salute, loro e dei loro figli, ma nonostante ciò non possono prescindere da quell'impiego.

    Questo è secondo me il punto a cui una società non dovrebbe mail arrivare.
    C'è talmente tanta disoccupazione che la gente pur di lavorare rischia pure sulla propria salute. Molto triste. Ancor più triste è l'indifferenza della classe politica.

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