Con la Reggina ha giocato la sua partita numero 541 in Serie A. Gliene mancano 29 per piombare su Dino Zoff, l'uomo-record, il mito dei silenzi e dei fatti concreti. Parliamo di Paolo Maldini, l'uomo che ha fatto a pezzi più di un teorema. L'avevano giudicato finito sul gol di Ahn in Corea, senza tener conto che arrivava da una stagione di infortuni e di affanni. Lui ha risposto senza rispondere. Duro davanti ai microfoni al ricordo di quel giudizio senza cadere nella provocazione e nella replica sterile, implacabile e al top del rendimento per tutta l'annata 2002-2003. Per la verità anche in quella stagione si era provato a puntare il dito su di lui, per quel pomeriggio di gloria che il buon Rossini si era goduto scherzando il capitano in un Milan-Atalanta 3-3. Ma anche lì era durata poco. Giusto il tempo di ammorbidire quelle gambe che erano dure proprio e solo quel pomeriggio di San Siro, ed ecco Paolo giganteggiare all'Old Trafford, primo della classe rossonera nella finale di Champions League vinta a Manchester il 28 maggio 2003. Non è finita. Il nuovo tentativo di applicare il bollino rosso al capitano arriva puntuale dopo Milan-Messina, dopo quella palla che fila dritta sulla testa del bravo Zampagna. E poi i discorsi sulle palle inattive e i calci piazzati. Lui, competitivo e orgoglioso, mai appagato, mai sazio, è già al lavoro per confezionare la risposta lunga una stagione. La sua stagione, la solita stagione. E dopo le grandi partite che farà anche nel 2004-2005, niente spocchia, niente io l'avevo detto. Si tira dritti, pensiamo a vincere, forza ragazzi, sarà il fumetto del capitano. Bello che sia nel Milan, bello averlo con noi, Paolo. Anche in questa settimana che, cambiando argomento, non è solo quella dell'attesa degli impegni delle Nazionali e, a seguire, di Cagliari-Milan. In casa Milan è anche la settimana dei compleanni: ieri Dida, oggi Zvonimir Boban e domenica Vikash Dhorasoo. Tanti auguri caro vecchio cuore rossonero.