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Laureati con lode? No, grazie

  1. #1
    FdT svezzato
    Uomo da Torino
    Iscrizione: 28/4/2006
    Messaggi: 228
    Piaciuto: 0 volte

    Occhiolino Laureati con lode? No, grazie

    ciao a tutti
    ogni tanto ritorno a trovarvi ..gli impegni di lavoro e vari mi rendono la permanenza nei forum sempre più difficile.
    Comunque vi volevo lasciare questo articolo che spero vi possa servire:

    di Lucia Scajola

    LAVORO. Sempre più aziende diffidano dei voti troppo alti. E preferiscono assumere quanti hanno terminato gli studi in tempo, anche se con meno punti: sanno sbrigarsela.
    Accettate i 23, arrabattatevi e non deprimetevi per una bocciatura. Purché facciate in fretta e facciate anche dell’altro. Stando a quanto sostengono cacciatori di teste, docenti universitari e alcuni responsabili delle risorse umane, sono questi i consigli per gli studenti che, alla vigilia delle sessioni di laurea autunnali, riflettono sulle proprie possibilità di arrivare al 110 e lode. Chi non ha speranze non si deprima: l’agognato riconoscimento non servirebbe più granché e in alcuni casi potrebbe suscitare perfino diffidenza.
    «Chi si è abituato ad avere sempre il massimo all’università è poco abile nell’arte dell’arrangiarsi» sostiene l’avvocato Alessia Gelosa, socia dello studio Legeartis di Milano. «Per i ruoli che comportano il confronto con gli altri, meglio chi qualche volta è caduto, ha affrontato una bocciatura e magari si è laureato con 103».
    A ridimensionare l’importanza del 110 e lode anche l’opinione di Paolo Citterio, presidente del Gruppo intersettoriale direttori del personale: «Più del voto conta il tempo: meglio 80 nei tempi giusti che 110 e lode in otto anni» spiega. «Le aziende cercano persone che portino a casa il compito in tempo, magari arrabattandosi, non dei perfezionisti che si perdono in presentazioni leccate».
    La puntualità, quindi, prima di tutto: «Il tempo è il bene più prezioso: inutile sprecarlo a rifiutare voti» commenta Lorenzo Ait, autore di Trenta e lode senza studiare (Castelvecchi), che di mestiere fa l’«addestratore per colloqui». Per lui, come per Lise-Maïa Nora, professione cacciatrice di teste, meglio investire le ore in più guardandosi intorno già quando si studia. Magari facendo i caffè nel posto in cui si sogna di lavorare.
    «È finito il periodo in cui si assumevano i primi della classe» oggi, a dire di Nora, è più interessante la storia personale dei candidati.
    In poche parole, vince chi ha carattere ed esperienza maturata oltre i libri. «Nutro diffidenza verso chi è abituato a riuscire sempre benissimo, temo che crolli di fronte alla sconfitta» ammette Claudio Elestici, socio dello studio legale Hammonds Rossotto. «Nel nostro settore conta il temperamento».
    A mettere in discussione l’importanza dei «baci accademici», a sorpresa, anche il parere delle università, che intanto hanno ridimensionato il numero delle lodi: l’apice del 21,3 per cento sul totale toccato nel 2002 è sceso al 16,4 per cento nel 2006.
    «Il peso di quel voto va riconsiderato» sostiene Luigi Campiglio, prorettore dell’Università Cattolica di Milano. «Il suo valore è cambiato». La colpa sarebbe dell’aumento delle sedi universitarie e dell’ibridazione di molti corsi di laurea.
    Sulla stessa lunghezza d’onda, Guido Corbetta, direttore della Bocconi graduate school: «Vorremmo che gli studenti accettassero i 23 senza immolarsi sull’altare del 30. Meglio finire in fretta. Le aziende, del resto, stanno riconsiderando l’importanza dei voti». Quando ne hanno il tempo, infatti, prolungano i colloqui e ricorrono a test sempre più approfonditi (spesso brevettati) per analizzare i candidati nel dettaglio.
    Ciononostante, ci sono aziende come la Lvmh, prima multinazionale nel settore del lusso, che puntano comunque sui primi della classe: «La selezione per voto è il criterio più rapido» sostiene Marco Ronchi, direttore delle risorse umane del gruppo «scegliamo i migliori, poi consideriamo anche gli altri parametri».
    Più aperte le porte della Ubs: «Il 110 e lode non dice abbastanza, è una valutazione accademica che non necessariamente riflette quella aziendale. Un laureato con 105 potrebbe essere perfino più idoneo di chi ha meritato il massimo» commenta Silvana Fontana, responsabile delle risorse umane per l’Italia. «È più interessante capire il modo in cui il giovane ha studiato e le attività da lui svolte nel frattempo». Come a dire che la laurea della vita vale almeno quanto quella accademica.

    Fonte: Panorama 11 ottobre 2007


  2. #2
    Rosemary
    Ospite

    Predefinito


  3. #3
    Lyla
    Ospite

    Predefinito

    Quote Originariamente inviata da metodico Visualizza il messaggio
    [...]
    A ridimensionare l’importanza del 110 e lode anche l’opinione di Paolo Citterio, presidente del Gruppo intersettoriale direttori del personale: «Più del voto conta il tempo: meglio 80 nei tempi giusti che 110 e lode in otto anni» spiega.
    Meglio 110 e lode in tempo!
    Scherzi a parte...
    Credo che dipenda molto da quello che si vuole fare dopo l'università.
    Se si vuole andare a lavorare in una azienda è sicuramente vero: il voto non è determinante. Anche perchè tanto è nelle aziende stesse che spesso organizzano dei corsi volti a spiegarti cosa devi fare, ed è lì stesso che tramite test e colloqui verificano la tua idoneità.

  4. #4
    Vivo su FdT
    Uomo 35 anni da Milano
    Iscrizione: 15/9/2006
    Messaggi: 4,153
    Piaciuto: 3 volte

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    ok, qui si parla di accettare i 23, ma vanno bene anche i 18? XD

  5. #5
    Sedobren Gocce
    Ospite

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    certo andre...

  6. #6
    FdT-dipendente
    Uomo 33 anni da Estero
    Iscrizione: 28/2/2006
    Messaggi: 1,179
    Piaciuto: 0 volte

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    Quote Originariamente inviata da andre4ever88 Visualizza il messaggio
    ok, qui si parla di accettare i 23, ma vanno bene anche i 18? XD
    Non vedo xke no....

  7. #7
    Matricola FdT
    Uomo 38 anni
    Iscrizione: 24/3/2008
    Messaggi: 37
    Piaciuto: 0 volte

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    le considerazioni che è meglio laurearsi prima che von voti alti però non è una giustificazione per studiare il meno possibile, secondo me se uno vuole realmente studiare si dovrebbe impegnare al massimo e poi decidere la strategia da adottare (accettare i voti che ottiene, o cercare di migliorarli)

  8. #8
    Utente Catafratto DueDiPicche
    Uomo 36 anni
    Iscrizione: 14/2/2007
    Messaggi: 6,261
    Piaciuto: 1064 volte

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    va bene anche un diploma con 61 e tanti calci nel culo...?XD

  9. #9
    obo
    .
    35 anni
    Iscrizione: 23/9/2005
    Messaggi: 35,505
    Piaciuto: 122 volte

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    ah però e poi si lamentano tutti della qualità che è bassa. chi capisce i capoccioni che comandano l'italia è davvero bravo.

  10. #10
    FdT-dipendente Brainscan
    Uomo 113 anni da Venezia
    Iscrizione: 14/10/2004
    Messaggi: 1,613
    Piaciuto: 80 volte

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    Secondo me quello che conta veramente è quello che poi uno sa mettere nel mondo del lavoro, sinceramente le aziende non sanno che farsene di gente con 110 e lode o veloci a laurearsi ma che poi non sanno mettere in pratica...ad esempio uno può sapere tutto ed essere un genio ma non saper insegnare.

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