vi propongo questa importante indagine condotta dal consorzio
universitario Almalaurea per avere un'idea delle prospettive
lavorative per i laureati umanisti:
Indagine del consorzio AlmaLaurea sulla situazione dei laureati umanisti
Aumentano stage e fuori corso, ancora limitate le esperienze all'estero
Precarietà e stipendi modesti. Ma dopo cinque anni si lavora.
Quanto sono appetibili, al giorno d'oggi, le facoltà di Lettere e Filosofia? E quali sono le caratteristiche e le condizioni occupazionali dei laureati, ad esempio, in Lingue, Scienze della comunicazione, Filosofia, Dams, Storia, Lettere, Conservazione dei beni culturali? A queste domande rispondono due indagini del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea presentate questa mattina a Palermo.
Sbocchi occupazionali. Ciò che emerge con più evidenza è che, trattandosi di lauree generaliste, gli sbocchi occupazionali sono apprezzabili nel medio periodo, quindi dopo circa cinque anni. Rimane per una quota rilevante di laureati, soprattutto per quelli che hanno trovato sbocco nel pubblico impiego, il problema cruciale della precarietà e la difficoltà dovuta a bassi guadagni. Generalmente, le lauree umanistiche sono considerate deboli dal punto di vista del mercato del lavoro: nel contesto occupazionale del nostro paese, infatti, gli umanisti avvertono più difficoltà, più che nella ricerca del lavoro, nella stabilità del posto e nello stipendio.
A un anno dalla laurea lavora il 52,4 per cento dei laureati. I percorsi che più danno lavoro immediato sono il Dams, Storia, Lingue e Scienze della Comunicazione, anche se c'è da dire che i laureati in Storia, Filosofia, Dams e Lettere conoscono il mondo del lavoro già durante gli studi universitari.
"Il profilo che ne esce, commenta Andrea Cammelli, direttore del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea e docente all'università di Bologna, è quello di un laureato più impegnato negli studi, che ha nel proprio bagaglio formativo esperienze di stage e tirocini, con maggiori conoscenze delle lingue e dell'informatica, ma anche un laureato che sta accumulando ritardi e che è più esigente nei confronti dell'offerta formativa dell'università riformata".
Nel medio periodo di cinque anni, continua Cammelli, la condizione occupazionale è migliore di quella solitamente associata alle lauree deboli. Certo, rimane il problema della precarietà, dovuto agli sbocchi prevalenti nell'insegnamento e nel pubblico impiego, e di stipendi modesti".