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Umberto Saba "A mia moglie"

  1. #1
    Matricola FdT
    Donna
    Iscrizione: 4/10/2004
    Messaggi: 70
    Piaciuto: 0 volte

    Predefinito Umberto Saba "A mia moglie"

    Mi potreste per favore scrivere il testo completo di questa poesia e, se lo avete,anche il commento personale e l'analisi?

    Grazie in anticipo!!! :smt001


  2. #2
    Vivo su FdT efaf
    Uomo 54 anni da Avellino
    Iscrizione: 17/1/2005
    Messaggi: 3,577
    Piaciuto: 15 volte

    Predefinito

    Vedi se ti può servire, ho trovato questo:

    “A mia moglie”
    di Umberto Saba

    Nata tra il 1909 e il 1910 in circostanze molto strane, questa poesia ha risentito molto della mancata approvazione sia da parte dei critici, che da parte dei lettori.
    Il Saba racconta come un pomeriggio di estate, durante l’assenza di sua moglie, seduto sui gradini del solaio, in attesa del suo ritorno, non avendo voglia né di leggere né di scrivere, rimasto colpito dalla presenza di una cagna, la “lunga cagna” della terza strofa che si avvicinò e gli pose il muso sulle ginocchia, guardandolo con occhi nei quali si leggeva tanta dolcezza ma anche tanta ferocia, nacque la sua poesia.
    Tuttavia, la poesia in cui Saba paragona Lina alle femmine di ogni specie di animale, non piacque alla moglie, la quale ci rimase molto male.
    Molti si meravigliavano come una donna venga paragonata, anche se affettuosamente ad animali, e per lo più ad animali da cortile, poiché l’immagine femminile che traspare dal testo risulta del tutto inconsueta e originale all’interno della tradizione poetica italiana, dove la donna è vista per lo più secondo un processo di idealizzazione o di cristallizzazione, come faceva Dante con il dolce stilnovo.
    In queste strofe, che si snodano, secondo disordinata sequenza, proponendo una serie di successivi confronti tra la moglie del poeta e gli animali, non vi è nulla di tutto ciò.
    La semplicissima struttura di questa poesia può far pensare ad una litania fondata su strofe di alterna lunghezza che determinano la successiva descrizione di una femmina animale.
    In questa poesia prevale il verso settenario, cui si aggiungono alcuni endecasillabi e due quinari. Numerose sono le rime liberamente e irregolarmente disposte.
    La pollastra, la giovenca, la cagna, la coniglia, la rondine, la formica e la pecchia, “tutte femmine di tutti i sereni animali che si avvicinano a Dio”, si sgranano davanti a noi, come se fossero accompagnate dal passaggio lento e liturgico dei grani di un rosario, realizzando l’identità di Lina, proiettandola e fissandola in un esemplare fortemente marcato.
    Dopo aver scritto che “se un bambino potesse sposare e scrivere una poesia per sua moglie scriverebbe questa”, Saba ha aggiunto che questa poesia fa pensare all’infanzia, a un improvviso ritorno di questa; un ritorno che non esclude la presenza dell’uomo. Il poeta, come il fanciullo, ama gli animali, che per la semplicità e la nudità della loro vita, ben più degli uomini, obbligati da necessità sociali, si avvicinano a Dio, alle verità cioè si possono leggere nel libro aperto della creazione.
    Pur costituendo una specie di filtro, i paragoni, che introducono uniformemente le singole strofe suggeriscono una caratterizzazione diretta, che vive di atteggiamenti e di gesti precisi, volti ad illustrare le qualità fisiche e morali della donna.
    Protagonisti di un genere letterario ben definito, la favola, gli animali perdono ogni funzione di tipo rigidamente allegorico , trasformandosi in emblemi naturali della vita.
    Equivalenti della persona femminile, essi vivono anche nella loro configurazione autonoma: in questo modo l’uomo trova nella natura lo specchio di se stesso, accostandosi a Dio attraverso il “libro aperto della creazione”.
    Ciò che maggiormente colpisce di questa poesia, non è tanto la partecipazione effettiva ad una situazione del prossimo, quanto il cogliervi una situazione positiva.
    Per concludere, questa moglie non è soltanto un infantile trattato di zoologia comparata o di scienze naturali: è un ricettario di salute naturale, è la salute ritrovata della natura.

  3. #3
    Vivo su FdT efaf
    Uomo 54 anni da Avellino
    Iscrizione: 17/1/2005
    Messaggi: 3,577
    Piaciuto: 15 volte

    Predefinito

    Dimenticavo... la poesia:

    Tu sei come una giovane
    una bianca pollastra.
    Le si arruffano al vento
    le piume, il collo china
    per bere, e in terra raspa;
    ma, nell'andare, ha il lento
    tuo passo di regina,
    ed incede sull'erba
    pettoruta e superba.
    È migliore del maschio.
    È come sono tutte
    le femmine di tutti
    i sereni animali
    che avvicinano a Dio.
    Così se l'occhio, se il giudizio mio
    non m'inganna, fra queste hai le tue uguali,
    e in nessun'altra donna.
    Quando la sera assonna
    le gallinelle,
    mettono voci che ricordan quelle,
    dolcissime, onde a volte dei tuoi mali
    ti quereli, e non sai
    che la tua voce ha la soave e triste
    musica dei pollai.
    Tu sei come una gravida
    giovenca;
    libera ancora e senza
    gravezza, anzi festosa;
    che, se la lisci, il collo
    volge, ove tinge un rosa
    tenero la tua carne.
    Se l'incontri e muggire
    l'odi, tanto è quel suono
    lamentoso, che l'erba
    strappi, per farle un dono.
    È così che il mio dono
    t'offro quando sei triste.
    Tu sei come una lunga
    cagna, che sempre tanta
    dolcezza ha negli occhi,
    e ferocia nel cuore.
    Ai tuoi piedi un santa
    sembra, che d'un fervore
    indomabile arda,
    e così ti riguarda
    come il suo Dio e Signore.
    Quando in casa o per via
    segue, a chi solo tenti
    avvicinarsi, i denti
    candidissimi scopre.
    Ed il suo amore soffre
    di gelosia.
    Tu sei come la pavida
    coniglia. Entro l'angusta
    gabbia ritta al vederti
    s'alza,
    e verso te gli orecchi
    alti protende e fermi;
    che la crusca e i radicchi
    tu le porti, di cui
    priva in sé si rannicchia,
    cerca gli angoli bui.
    Chi potrebbe quel cibo
    ritoglierle? chi il pelo
    che si strappa di dosso,
    per aggiungerlo al nido
    dove poi partorire?
    Chi mai farti soffrire?
    Tu sei come la rondine
    che torna in primavera.
    Ma in autunno riparte;
    e tu non hai quest'arte.
    Tu questo hai della rondine:
    le movenze leggere;
    questo che a me, che mi sentiva ed era
    vecchio, annunciavi un'altra primavera.
    Tu sei come la provvida
    formica. Di lei, quando
    escono alla campagna,
    parla al bimbo la nonna
    che l'accompagna.
    E così nella pecchia
    ti ritrovo, ed in tutte
    le femmine di tutti
    i sereni animali
    che avvicinano a Dio;
    e in nessun'altra donna

  4. #4
    Matricola FdT
    Donna
    Iscrizione: 4/10/2004
    Messaggi: 70
    Piaciuto: 0 volte

    Predefinito

    Grazie 1000!!!!

  5. #5
    Badcloster
    Utente bannato

    Predefinito

    Quote Originariamente inviata da efa
    Dimenticavo... la poesia:

    Tu sei come una giovane
    una bianca pollastra.
    Le si arruffano al vento
    le piume, il collo china
    per bere, e in terra raspa;
    ma, nell'andare, ha il lento
    tuo passo di regina,
    ed incede sull'erba
    pettoruta e superba.
    È migliore del maschio.
    È come sono tutte
    le femmine di tutti
    i sereni animali
    che avvicinano a Dio.
    Così se l'occhio, se il giudizio mio
    non m'inganna, fra queste hai le tue uguali,
    e in nessun'altra donna.
    Quando la sera assonna
    le gallinelle,
    mettono voci che ricordan quelle,
    dolcissime, onde a volte dei tuoi mali
    ti quereli, e non sai
    che la tua voce ha la soave e triste
    musica dei pollai.
    Tu sei come una gravida
    giovenca;
    libera ancora e senza
    gravezza, anzi festosa;
    che, se la lisci, il collo
    volge, ove tinge un rosa
    tenero la tua carne.
    Se l'incontri e muggire
    l'odi, tanto è quel suono
    lamentoso, che l'erba
    strappi, per farle un dono.
    È così che il mio dono
    t'offro quando sei triste.
    Tu sei come una lunga
    cagna, che sempre tanta
    dolcezza ha negli occhi,
    e ferocia nel cuore.
    Ai tuoi piedi un santa
    sembra, che d'un fervore
    indomabile arda,
    e così ti riguarda
    come il suo Dio e Signore.
    Quando in casa o per via
    segue, a chi solo tenti
    avvicinarsi, i denti
    candidissimi scopre.
    Ed il suo amore soffre
    di gelosia.
    Tu sei come la pavida
    coniglia. Entro l'angusta
    gabbia ritta al vederti
    s'alza,
    e verso te gli orecchi
    alti protende e fermi;
    che la crusca e i radicchi
    tu le porti, di cui
    priva in sé si rannicchia,
    cerca gli angoli bui.
    Chi potrebbe quel cibo
    ritoglierle? chi il pelo
    che si strappa di dosso,
    per aggiungerlo al nido
    dove poi partorire?
    Chi mai farti soffrire?
    Tu sei come la rondine
    che torna in primavera.
    Ma in autunno riparte;
    e tu non hai quest'arte.
    Tu questo hai della rondine:
    le movenze leggere;
    questo che a me, che mi sentiva ed era
    vecchio, annunciavi un'altra primavera.
    Tu sei come la provvida
    formica. Di lei, quando
    escono alla campagna,
    parla al bimbo la nonna
    che l'accompagna.
    E così nella pecchia
    ti ritrovo, ed in tutte
    le femmine di tutti
    i sereni animali
    che avvicinano a Dio;
    e in nessun'altra donna
    Che bella, che belle metafore..

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