Conseguenza di una storicità umana che è «divenire che diviene», è la
indeterminabilità dell'
oggetto storico, non assumibile come «sistema chiuso». Di fatto, con l'oggetto storico ci si ritrova dinanzi ad un problema analogo (ma non identico) a quello posto dall'oggetto della microfisica, nel senso che né l'uno né l'altro possono essere esattamente «misurati», «determinati»: e ciò è tanto vero che a proposito delle particelle elementari si è addirittura parlato, certo impropriamente, di «libertà». Questa indeterminabilità dell'«oggetto storico», anche quando non è stata intuita, si è quasi sempre nondimeno imposta all'osservatore storico, conformandone gli atteggiamenti. Proprio per questo la Storia, quando vuol farsi scienza, restringe il proprio oggetto al «passato», al
divenire storico divenuto, cioè a quel solo divenire che le appare per così dire concluso e dunque misurabile e determinabile. Di fatto, questa apparente determinabilità del «passato» si rivela illusoria ed ogni «determinazione» del passato falsificabile o, più esattamente, inverificabile. Laddove l'esperimento fisico è caratterizzato dalla sua
ripetibilità, l'
evento storico è caratterizzato invece proprio dalla sua
originalità: e se l'esperimento fisico, nella sua ripetibilità, si apre sulla
tecnica e cioè sulla prassi di determinazione di un «oggetto» divenuto disponibile, l'evento storico soltanto si offre, nella sua originalità, a
interpretazioni personali, che sempre si rivelano divergenti ed anzi opposte. È che il
fatto storico, il cosiddetto "passato", è e resta fondamentalmente
ambiguo e, proprio per questo, incapace di determinare univocamente gli eventi presenti e a venire, incapace di abolire la libertà storica.